La storia di Sulayman, da rifugiato a dottore in Scienze politiche

Sulayman Bah, in Italia dal 2014, grazie al progetto Unibo for Refugees dell’Alma Mater e del comune di Bologna si è da poco laureato in Scienze politiche. Ora è pronto alla magistrale in Giurisprudenza: “Il mio sogno? Aiutare le persone del mio Paese”

La storia di Sulayman, da rifugiato a dottore in Scienze politiche

“Ho sempre avuto l’ambizione di raggiungere il più alto livello di istruzione”. Lo ammette senza indugi, Sulayman Bah, neolaureato in Scienze politiche all’Università di Bologna grazie al progetto Unibo for Refugees, nato con lo scopo di integrare gli studenti rifugiati nel mondo universitario. Sulayman, ventinovenne originario del Gambia, è arrivato in Italia nel 2014 come richiedente asilo e nel 2016 ha partecipato al bando universitario rivolto a richiedenti o titolare di protezione internazionale. Dopo diversi colloqui di valutazione – con lo scopo di verificare il livello di istruzione – Sulayman ha iniziato la sua carriera accademica non senza difficoltà: “Nonostante avessi raggiunto nel mio Paese di origine un alto livello di formazione – sono infatti diplomato al Gambia College in lingue e scienze naturali e ho lavorato come insegnante di lingua inglese alla scuola media e superiore di Nioro Jataba – è stata una grande sfida affrontare gli studi in una lingua non mia e con argomenti spesso complicati”. Ora Sulayman, dopo una tesi sulle conseguenze dell’abolizione della protezione umanitaria con il decreto legge del 4 ottobre del 2018 (i cosiddetti decreti Salvini, ndr), guarda al futuro e si è già iscritto alla laurea magistrale in giurisprudenza: “Il mio obiettivo è quello di inserirmi nel mondo delle organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani. Vorrei anche tornare nel mio Paese di origine per restituire quello che ho ricevuto qui in Italia, cioè un alto livello di formazione. Vorrei fosse così anche lì, dove per ora non sono queste possibilità”.

“Avviato in via sperimentale nell’anno accademico 2014/2015, il progetto Unibo for Refugees ha lo scopo sia di rendere utile e fruttuoso il tempo di attesa del riconoscimento dello status di rifugiato o di protezione umanitaria, sia di aprire nuove possibilità a chi ce lo ha già”, spiega Alessandra Scagliarini, prorettrice per le Relazioni Internazionali dell’Università di Bologna. Ci si può infatti iscrivere, in regime di esenzione dalle tasse, a singoli insegnamenti e ai corsi di italiano mentre le commissioni territoriali valutano l’opportunità di concedere la protezione internazionale. Ma non solo: i richiedenti asilo entrano a fare parte della comunità degli studenti, iniziano a conoscere l’organizzazione dell’università e dei suoi servizi, l’offerta formativa, i metodi didattici e scoprono se l’università rappresenta la via per ricostruire il loro futuro. “Tra le motivazioni principali che spingono a fare richiesta per fare parte del progetto c’è anche il bisogno di conoscere e passare del tempo con dei coetanei. Alcuni hanno una forte predisposizione allo studio, altri invece scelgono questo percorso proprio per essere inclusi nella città. In entrambi i casi, si valuta il livello di formazione attraverso un processo di ricerca e validazione dei titoli ottenuti nei loro Paesi di origine. Spesso questa è una fase molto complicata”, spiega Scagliarini. Una volta ottenuta la protezione internazionale, gli studenti possono immatricolarsi ai corsi di studio e utilizzare i crediti già acquisiti per conseguire la laurea. “Dall’inizio del progetto abbiamo avuto 60 studenti rifugiati iscritti all’università grazie a Unibo for Refugees, mentre altri cinque hanno ottenuto proprio il visto per studio – continua la prorettrice – . Oggi sono in 43 a essere iscritti ai corsi di laurea triennali e magistrali. I decreti sicurezza del 2018 e la soppressione della protezione umanitaria hanno reso il percorso più complicato: c’è chi ha rischiato di perdere tutti gli sforzi fatti e di essere obbligato a fare rientro nel proprio paese d’orgone. Ora, in teoria, le cose dovrebbero migliorare”.

Sono soddisfatto del risultato che ho raggiunto, dell’opportunità che mi è stata data e di avere trovato persone che hanno sempre creduto in me, tra cui anche Alessandra Scagliarini – conclude Bah –. Ho avuto ottimi compagni che mi hanno aiutato e ho conosciuto, negli anni, persone che continuano a starmi vicino”.

Medea Calzana

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)