Le case vacanze? Meglio accessibili e in riva al mare

Nello stabilimento balneare Big Fish di Marina di Pisa, gestito dall’associazione L’Alba, che si occupa di disagio psichico e disabilità intellettiva, si lavora per dare vita a una foresteria con sei mini alloggi senza barriere. Articolo pubblicato sulla rivista SuperAbile Inail

Le case vacanze? Meglio accessibili e in riva al mare

 L’idea è quella di creare sei mini appartamenti da affittare a persone con disabilità motoria o anziani non autosufficienti, a ridosso dello stabilimento balneare Big Fish di Marina di Pisa. Un bagno senza barriere e veramente per tutti gestito dall’associazione L’Alba, che d’estate porta in spiaggia le persone con disagio psichico e disabilità intellettiva di cui si occupa durante l’inverno. Così è facile vedere Carmine, Alessia, Francesco e gli altri impegnati in attività di volontariato attivo all’interno dello stabilimento, come per esempio servire ai tavoli del bar e del ristorante, stare al self-service o sistemare lettini e ombrelloni. Ma Big Fish ospita anche gruppi di persone disabili provenienti da tutta Italia, che vengono a passare le vacanze a Marina di Pisa proprio in virtù di uno stabilimento balneare accessibile e accogliente. Inoltre propone per i propri ospiti laboratori di ceramica direttamente sul mare.

Ora, però, l’impegno de L’Alba (acronimo di Luce, aiuto, libertà, bisogno, amicizia) è rivolto soprattutto verso il progetto “Vacanze accessibili e inclusive” e la raccolta fondi necessaria per realizzarlo. «Si tratta di ristrutturare un grande locale a ridosso di Big Fish e suddividerlo in sei unità abitative con ingresso indipendente, a uso foresteria, con l’obiettivo di inaugurarlo entro l’estate 2023», spiega Diana Gallo, presidente dell’associazione. «Utilizzeremo il bonus del 110% per rifare il tetto, i finanziamenti di Fondazione Pisa e Società della salute e quanto cittadini e aziende vorranno donare. In questi anni abbiamo spesso aiutato le famiglie di persone disabili, residenti in altre città o addirittura in altre regioni, a trovare un hotel o un campeggio vicino alla nostra spiaggia, ma andare avanti e indietro dal mare spingendo una carrozzina è comunque faticoso».

Lo stabilimento balneare è stato dato in concessione (non gratuita) dal Comune di Pisa all’associazione L’Alba nel 2013: prima era il bagno dei dipendenti comunali. «Oggi l’amministrazione locale sostiene i nostri progetti educativi, ma non la ristrutturazione per dare vita alle sei mini-case vacanze». L’Alba è nata nel 2000 in un’ottica di deistituzionalizzazione per offrire possibilità di recupero alle persone con disagio psichico e disabilità intellettive, e alle loro famiglie, tramite percorsi di riabilitazione psicosociale, gruppi di auto-aiuto, arteterapia, formazione al lavoro, abitare supportato. «Crediamo nei progetti individualizzati per ridare valore, dignità e identità alle persone». Inoltre l’associazione ha un proprio circolo in pieno centro storico affiliato all’Arci, gestisce il ristorante Quore, la pizzeria Roba da Matti e un servizio di catering. «Quest'anno, però, l’attività di ristorazione ha subito una grossa battuta d’arresto per via del covid, tanto che riapriremo solo a ottobre. Essendo anche un’impresa sociale dobbiamo stare molto attenti ai disavanzi di bilancio, perché quello che entra dalle attività profit serve poi ad autofinanziare tutto il resto», commenta Gallo.

Valeriana, la cuoca del ristorante, dice che «L’Alba è come una famiglia»: oggi 70enne, ha avuto lei stessa problemi di depressione. Ma Valeriana è anche facilitatrice sociale, ossia una persona che ha attraversato un disagio psichico ed è a buon punto nel suo percorso di lotta o convivenza con la propria sintomatologia. Attraverso un corso di formazione professionale, ha avuto la possibilità di trasformare il suo vissuto personale in una risorsa da impiegare per aiutare gli altri utenti. Inoltre lavora a stretto contatto con psichiatri e assistenti sociali, svolgendo un ruolo di mediazione tra loro e l’utente. Oltre a credere fortemente nel supporto tra pari, L’Alba è anche una forte sostenitrice dei progetti di vita. «Non sempre la pensione d’invalidità è efficace per chi non è in grado di lavorare, almeno nel campo della salute mentale», riflette la presidente dell’associazione. «Magari la pensione risolve un problema economico individuale o dei familiari che se ne fanno carico, ma così le persone con disagio psichico non si sentono più capaci di far niente, rimanendo completamente inattive. Probabilmente sarebbe meglio un “tesoretto” personale da abbinare a un progetto di vita per ogni soggetto seguito dai servizi territoriali».

(L’articolo è tratto dal numero di luglio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)