Le interazioni tra attenzione e memoria. La correlazione tra capacità mnemoniche e l'uso del multitasking

Per un recente studio l'esercizio del multitasking digitale è associato ad una peggiore capacità di ricordare.

Le interazioni tra attenzione e memoria. La correlazione tra capacità mnemoniche e l'uso del multitasking

Quante operazioni, tra dispositivi vari e finestre (di connessione) aperte contemporaneamente! In altre parole: benvenuti nell’era del “multitasking”!
Già, proprio così, nelle nostre vite quotidiane l’impiego dei mezzi di comunicazione digitale è ormai talmente diffuso che, non di rado, ci ritroviamo ad essere impegnati su più dispositivi simultaneamente, per esempio per chattare durante la visione di un film “on demand” in televisione o mentre navighiamo su Internet o stiamo partecipando al webinar online di turno. E se ne prendiamo sufficiente consapevolezza, magari ci convinciamo pure – non senza un certo orgoglio – di essere individui altamente “efficienti”. E invece… ci sbagliamo! Un recente studio (pubblicato sulla rivista “Nature”) dimostrerebbe, infatti, che l’esercizio del multitasking digitale, così come la propensione a distrarsi facilmente, è in realtà associato ad una peggiore capacità di ricordare.

La ricerca, realizzata da Kevin Madore e alcuni suoi colleghi della Stanford University (California, Usa), è partita da una serie di misurazioni su un gruppo di volontari per comprendere meglio il rapporto tra attenzione e memoria. In pratica, gli 80 soggetti coinvolti, di età compresa tra i 18 e i 26 anni, sono stati sottoposti ad alcuni test in cui era richiesto loro di visualizzare una serie di oggetti sul monitor di un computer e, a distanza di dieci minuti, di identificare, in una seconda serie di oggetti, quelli già visti in precedenza, quelli apparsi per la prima volta, e quelli che avevano subito cambiamenti per forma e dimensione. Durante lo svolgimento di tale compito, gli studiosi hanno anche sottoposto i volontari ad un elettroencefalogramma e alla misurazione delle dilatazioni delle pupille, mezzi atti ad evidenziare eventuali cali spontanei di attenzione. Successivamente, i medesimi soggetti hanno anche risposto ad un questionario mirato a misurare due aspetti: primo, quanto, nella vita quotidiana, fossero dediti al multitasking digitale e ai videogiochi; secondo, valutare quanto fossero propensi a distrarsi e a vagare con la mente, fino a evidenziare eventuali sintomi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

I dati ottenuti hanno subito evidenziato come gli episodi di distrazione che si manifestavano subito prima del compito di memoria fossero associati a prestazioni peggiori, ovvero ad una maggiore propensione a dimenticare. “È logico pensare – spiega Anthony Wagner, coautore dello studio – che l’attenzione sia importante per l’apprendimento e per la memoria, ma un dato importante emerso dallo studio è che le cose che accadono anche prima di iniziare a ricordare influenzeranno la possibilità di riattivare o meno un ricordo rilevante per l’obiettivo di quel momento”. Ciò ha permesso ai ricercatori di formulare l’ipotesi che l’attenzione interagisca in modo cruciale con la capacità di verificare la congruenza tra il compito assegnato e il dato mnemonico recuperato; ciò spiegherebbe perché la distrazione impedisce ai ricordi di riemergere.

Il secondo dato cruciale emerso dai test somministrati è che i soggetti più propensi al multitasking digitale, nella vita quotidiana, avevano in realtà peggiori capacità mnemoniche, anche se – come sottolineano gli stessi autori – tale correlazione non implica di per sé una causalità. “Non possiamo dire – afferma infatti Madore – che il multitasking digitale causi difficoltà nel sostenere l’attenzione e i problemi di memoria, anche se stiamo imparando sempre di più su questo tipo di interazioni”.

Complessivamente, i risultati di questo studio offrono nuove certezze sulle interazioni fondamentali tra attenzione e memoria, gettando così le basi per poter progettare nuovi metodi di apprendimento, oppure, in ambito clinico, per comprendere alcuni aspetti delle malattie che colpiscono fortemente la capacità di ricordare, come l’Alzheimer.

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Fonte: Sir