Le persone con autismo si perdono: si studia un localizzatore

Il progetto, ideato da Gianaluca Nicoletti, prevede la realizzazione di un localizzatore su misura per segnalare la scomparsa e favorire le ricerche. “In quattro anni, almeno quattro persone con autismo in Italia sono scomparse nel nulla”

Le persone con autismo si perdono: si studia un localizzatore

ROMA - “Aiutateci a realizzare un localizzatore per ritrovare le persone autistiche quando si perdono”: l'appello arriva da Gianluca Nicoletti, giornalista, papà di un ragazzo con autismo e fondatore di Insettopia onlus e del network “Cervelli ribelli”. L'idea nasce dalla consapevolezza di un problema che esiste ma di cui si parla poco, mentre le famiglie lo vivono come un dramma e fonte di grande preoccupazione: le persone con autismo si perdono e a volte non ritrovano più. Nicoletti lo dimostra con pochi, provvisori dati emersi da una prima ricerca sulle cronache dei giornali: “nel periodo successivo al primo caso clamoroso di un autistico scomparso in Italia negli ultimi quattro anni, che è quello di Daniele Potenzoni, dileguatosi a Roma Termini il 10 giugno 2015 e mai più trovato – spiega Nicoletti sul sito Pernoiautistici - Negli anni seguenti al caso Potenzoni abbiamo rintracciato nelle cronache almeno altri quattro casi a esito infausto, che in Italia hanno coinvolto a tutt’oggi soggetti autistici che si sono allontanati dai loro accompagnatori e che non sono stati più trovati o sono stati trovati morti. Abbiamo inoltre fatto una prima analisi da fonti di stampa locale e abbiamo trovato una quindicina di altri casi dagli anni 2016/2019 che hanno come protagonisti degli autistici che sono scomparsi ma poi sono stati ritrovati in un periodo medio breve. Approfondiremo questa analisi grazie alla generosa collaborazione dei colleghi dell’ Ansa – fa sapere Nicoletti - che si sono resi disponibili ad aiutarci a cercare in maniera più sistematica nei loro archivi. Siamo convinti che comunque esistano un’infinità di casi di scomparse di autistici che non sono stati mai evidenziati come tali, perché nella segnalazione non è stato usato il termine “autistico”, entrato solo da qualche anno nel linguaggio giornalistico”.

Il localizzatore di “cervelli ribelli”

Se dunque il problema delle persone autistiche che “scompaiono” è evidente, tuttavia questa “è la prima volta in Italia che un team multidisciplinare affronta dal punto di vista clinico, tecnologico, ergonomico e della comunicazione il tema di poter dotare le famiglie con persone autistiche di uno strumento di gestione, che sia in grado di consentire l’autonomia e la socialità ai loro congiunti neurodiversi, potendo contare su maggiori margini di sicurezza nella circostanza che dovessero essere persi di vista da chi di loro si occupa, permettendo che la scomparsa sia subito segnalata e sia possibile rintracciarli in maniera efficace e veloce”, spiega Nicoletti.

Il progetto prevede la realizzazione di u dispositivo su misura: per costruirlo, Nicoletti chiede aiuto alle stesse famiglie: “E' importante per noi avere a disposizione il maggior numero di informazioni possibili sulle circostanze in cui sono avvenute le sparizioni – spiega Nicoletti -Una parte del nostro lavoro è l’analisi dei fatti accaduti, al fine di classificare delle circostanze comuni che possano darci elementi utili alla realizzazione del prototipo”.

Per questo, le famiglie sono invitate a compilare un modulo anonimo: “Ci interessano i particolari anche di quei casi che non hanno prodotto denunce alle autorità, ma solamente un brutto spavento in famiglia. Per ricostruire in maniera il più possibile completa il set di una possibile scomparsa per noi sarebbe molto importante avere una documentazione anche dei particolari che possono sembrare trascurabili”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)