Leggere in profondità per ricominciare a camminare insieme. Le novità in libreria
I personaggi femminili di Dante, la fede ritrovata e il Vangelo raccontato dagli angeli.
Le celebrazioni dantesche hanno portato ad una vera messe di pubblicazioni sulla vita, le opere e ovviamente anche le donne, al plurale, perché non di sola Beatrice si è alimentata l’opera dantesca, come mette ben in evidenza Francesco Signoracci con “Beatrice e le altre”. L’autore insegna in un liceo, e questo è molto importante ai fini della comprensione dell’universo dantesco: “Beatrice e le altre” infatti ha il dono della scorrevolezza e del piacere della lettura, per cui non solo studenti, ma anche adulti e lettori che vogliano riprendere argomenti importanti dell’universo poetico dantesco qui troveranno di che dilettarsi. Se Beatrice ha un ruolo fondamentale, ma, come mette ben in evidenza l’autore, un ruolo poetico (il che non vuol dire staccato dalla realtà), anche altre figure femminili si stagliano sull’orizzonte non solo della Commedia, e con un ruolo tutt’altro che marginale, anzi. Giustamente l’autore ci ricorda le stupende figure di Lia e di Matelda, presenti nel percorso purgatoriale, ma anche le presenze potenti e in qualche modo legate al vissuto di Dante, come quella Francesca che si rivolge al poeta nel canto V dell’Inferno, simboleggiando il superamento dell’amore assoluto e fine a se stesso della tradizione cortese che era arrivata fino allo stilnovismo di Cavalcanti e di Dante stesso. Non solo figure gradevoli, ricorda giustamente Signoracci, perché il capolavoro dantesco ci presenta esempi di invidia (Micol), di fissazione eccessiva nella lussuria che nasconde l’orrido del peccato e dell’abiezione (la femmina balba), ma anche di prostitute come Raab che assumono un ruolo fondamentale nel percorso delle Scritture verso la concezione anche cristiana della salvezza. Un libro per tutti, perché, pur mantenendo vivo il centro storico-filologico di Dante, ne permette la fruizione oltre gli steccati della cultura specialistica arricchendo anzi le possibilità di comprensione dell’opera complessiva del Fiorentino.
Franco Signoracci, “Beatrice e le altre. Viaggio nella Commedia di Dante attraverso i personaggi femminili”, San Paolo, 285 pagine, 22 euro.
“Ricominciare”: un titolo davvero appropriato per questo libro di Vincenzo Paglia, arcivescovo, presidente della Pontificia Accademia per la vita, perché, come riassume il sottotitolo, si tratta di ritrovare le parole della fede nel tempo dello smarrimento. Una sorta di ripresa del cammino in un tempo contrassegnato soprattutto da due componenti: quella esterna basata sul consumo e del tutto qui e subito, e quella interna alla Chiesa, in alcuni ambiti della quale è visibile uno smarrimento dovuto a molti fattori, come la stanca ripetizione di nozioni o l’incapacità di affrontare le nuove emergenze culturali. È così che monsignor Paglia riprende quelle antiche parole da capo. Sono le parole su Dio e di Dio nella sua rivelazione agli uomini, sono quelle della vita dei cristiani dentro la Chiesa, del recupero del significato originario della liturgia, quelle del vivere insieme e della sua preparazione, e quelle che tentano di dire l’oltre.
Quello che ne emerge è la possibilità non solo di capire, ma anche di vivere il mondo dei nuovi popoli del mare, quello della laicizzazione e temporalizzazione del rapporto familiare, quello di una vita ormai teleguidata. Con una grande capacità di entrare nella laicità profonda dell’affettività contemporanea, in grado di riconoscere la fondamentale importanza del femminile nella storia e nella fede: “Quando l’immagine della donna scompare dalla teologia, cadiamo nella fredda concettualità maschile”. “Ricominciare” si appoggia e interagisce con le Scritture, attualizzandone il senso profondo che abbiamo perduto di vista a furia di memorizzare senza più esplorare, con l’iconografia della Croce, con l’inferno e il paradiso, con la realtà umana del peccato, con la teologia, non solo cattolica, con le sfide di una modernità né elusa, né demonizzata, ma vista nel suo fluire storico e nelle sue possibilità di cambiare in meglio: nei riguardi del minacciato paradiso su questa terra costituito dalla natura, nei rapporti con l’altro, che ci ricorda come anche Gesù sia stato costretto a lasciare la sua terra e chiedere ospitalità, nella riscoperta del senso profondo delle festività religiose come il Natale che sono state rimosse lentamente dal consumo. Una vera e propria ripartenza, tornando alle radici e al loro senso divino.
Vincenzo Paglia, “Ricominciare”, Edizioni Terra Santa, 364 pagine, 18 euro.
Un Vangelo narrato dal punto di vista degli angeli, questo di Eraldo Affinati, anche se i suoi angeli hanno, più di quanto si pensi, a che fare con l’uomo, fin dalle sue radici pre-storiche. Perché nel suo recente libro, appunto “Il Vangelo degli angeli”, c’è una linea di pensiero, una vera e propria esegesi che attraversa tutto il lungo racconto: la figura di Cristo segna il superamento del Sapiens-sapiens. Le modalità di questo superamento, che non è affatto lento come qualcuno potrebbe pensare, perché la storia dell’antropocene si misura in decine di migliaia di anni, sono raccolte in nuce negli insegnamenti di Gesù, che vanno, in questo libro, molto in profondità, fino a cogliere le radici stesse del cammino umano e della costruzione di valori, ma anche orrori. Da dove “non arrivano gli ordini” umani, come nella splendida canzone di Vasco, vale a dire da una dimensione che guarda alla storia umana nella sua contraddittorietà, il breve passaggio del Cristo in una colonia romana di duemila anni fa è vissuto come una abissale frattura con il passato. Come scrive l’autore, nella sua predicazione Gesù “manifestava la consapevolezza di essere allo stesso tempo figlio di quelle strane creature dagli occhi accesi ricoperte di fitti peli e loro padre”. Questo superamento dovrà essere compiuto attraverso alcune tappe: la gratuità del dare anche e anzi soprattutto quando non ci si aspetta un compenso, il mettersi nei panni dell’emarginato o dell’anziano seduto sui gradini di casa, la coscienza dell’inutilità, talvolta, delle parole che non riescono a dire il significato profondo, la comprensione che ogni piccola parte del mondo ha il suo eccezionale e unitivo valore, la coscienza che la notte del Getsemani è la vicinanza a quella attraversata da ognuno di noi. Sono queste le basi della costruzione di una nuova umanità, ci dice il nuovo cammino nelle e con le Scritture proposto da Affinati. “Il Vangelo degli angeli” è una sorta di presa di coscienza di come l’insegnamento di Cristo non appartenga solo al mondo confessionale, ma rappresenti una via da intraprendere per evitare che la belva, atomica, ma pur sempre fiera primigenia, riprenda il suo periodico sopravvento. Perché potrebbe essere l’ultimo atto di un cammino senza più né legge né amore.
Eraldo Affinati, “Il Vangelo degli angeli”, HarperCollins, pagine 500, 19,50 euro.