"Nel Recovery Plan non c'è spazio per le Rsa"

Il Piano di investimenti per la ripresa del Paese non prevede stanziamenti per le case di riposo ma punta tutto sull'assistenza domiciliare. La protesta di Uneba Lombardia: “Domiciliarità e Rsa non sono in contrasto”

"Nel Recovery Plan non c'è spazio per le Rsa"

Nel Recovery Plan non c'è traccia delle Rsa, le residenze sanitarie assistenziali. Dei 210 miliardi di euro di investimenti previsti, non uno andrà a questo settore dell'assistenza socio-sanitaria. Al centro dell'attenzione in questi mesi di pandemia come mai era successo, le Rsa non sono considerate. Nel “Piano di ripresa e resilienza” del Governo Conte, sono sei le missioni previste per il rilancio del Paese: 1) “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”; 2) “Rivoluzione verde e transizione ecologica”; 3) “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”; 4) “Istruzione e ricerca”; 5) “Inclusione e coesione” e 6) “Salute”. Le missioni in cui sarebbero potute rientrare le Rsa sono ovviamente la cinque e la sei. E in effetti in entrambe si affronta il “tema” anziani, ma solo in termini di potenziamento dell'assistenza domiciliare. E' quanto denuncia Uneba Lombardia, associazione alla quale aderiscono diverse Rsa.

La missione “Inclusione e coesione” (21,28 miliardi di euro) prevede un “potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali, per minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità” e “si tratta di interventi finalizzati a favorire la socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, e a prevenire la istituzionalizzazione”, oltre che “luoghi di sostegno e socializzazione per gli anziani fragili”.

Per la missione Salute sono previsti 18,1 miliardi di euro. E il capitolo dedicato agli investimenti sul servizio sanitario si apre con alcune considerazione sull'invecchiamento della popolazione e sul conseguente aumento delle cronicità, sottolineando che si tratta della “sfida più importante che i sistemi sanitari dovranno affrontare”. “Considerato il cambiamento demografico in corso e l’aumento della popolazione anziana, il Ssn deve quindi orientarsi sempre di più ad una domanda di salute e a bisogni complessi”, si legge in una nota. Il Recovery Plan, per quanto riguarda gli anziani, punta tutto sull'assistenza domiciliare. “L’assistenza domiciliare integrata (Adi) rappresenta oggi il setting assistenziale che meglio risponde ai cambiamenti epidemiologici della popolazione (invecchiamento, aumento della comorbilità e delle patologie croniche) e alle esigenze di sostenibilità economica del Ssn. Costituisce un modello di cura alternativo al ricovero ospedaliero”. La missione Salute prevede poi la costituzione (per tutti, non solo per gli anziani) delle Casa della Comunità, “che si qualificano quale punto di riferimento di prossimità e punto di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per i cittadini, garantendo interventi interdisciplinari”, oltre agli “Ospedali di comunità” per brevi degenze e interventi semplici, così da sgravare i grandi ospedali. Delle Rsa nessun accenno.

Per Uneba Lombardia, “la mancanza di qualsiasi ipotesi di sviluppo della residenzialità per persone anziane croniche impossibilitate a rimanere al proprio domicilio sembra quasi sostenere che questo sia 'il mondo negativo'”. Una visione che Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, respinge: “La domiciliarità, la semiresidenzialità ed il vituperato mondo delle Rsa non sono in contrasto -aggiunge-. Sono invece, insieme agli ospedali di comunità e al ripensamento della medicina di base, il centro del passaggio dall'ospedale al territorio”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)