No Cap, un crowdfunding per acquistare un pullman anticaporalato

Sessanta giorni per raccogliere 50 mila euro e comprare un mezzo per accompagnare i braccianti nei campi in sicurezza. È la nuova iniziativa della rete internazionale No Cap di Yvan Sagnet: “I caporali spesso gestiscono i trasporti e così rendono i lavoratori ricattabili: per aiutare i braccianti dobbiamo offrire servizi concreti”

No Cap, un crowdfunding per acquistare un pullman anticaporalato

Sessanta giorni per raccogliere i fondi necessari ad acquistare un pullman che possa essere usato gratuitamente dai braccianti agricoli. È la nuova iniziativa dell’associazione No Cap, impegnata per combattere il caporalato in agricoltura in tutte le sue forme, che oggi lancia un crowdfunding sulla piattaforma GoFundMe: l’obiettivo è di arrivare a 50 mila euro, che verranno utilizzati per comprare un pullman di seconda mano con 50 posti che sarà concesso in comodato d’uso gratuito alle aziende che regolarizzano i lavoratori della terra.

I caporali spesso esercitano il loro potere nella gestione della logistica, fornendo ai lavoratori il trasporto verso i campi, in modo da renderli dipendenti e ricattabili. Si stima che siano circa 300 mila le persone che ogni giorno si spostano da casa verso i luoghi di lavoro utilizzando la rete legata al caporalato, il che ha creato una forma di dipendenza viziosa per le aziende e i lavoratori stessi. Di solito vengono utilizzati mezzi tutt’altro che sicuri: nel 2018 nel foggiano 16 persone sono morte in due incidenti stradali, mentre tornavano dal lavoro stipati in piccoli furgoncini. 

“È un mercato del lavoro distorto dal vertice – spiega Yvan Sagnet, presidente dell’associazione No Cap –. La pressione esercitata dalla grande distribuzione sulle aziende agricole in termini di richieste e tempistiche fa sì che il mercato si rivolga agli intermediatori sbagliati, organizzati direttamente nei ghetti per arruolare persone come schiavi e portarli sul luogo dello sfruttamento in tempi veloci. Ancor più nell’emergenza Covid-19, è necessario garantire ai braccianti agricoli, che rischiano la vita ogni giorno perché il cibo fresco arrivi sulle nostre tavole, dei mezzi di trasporto idonei per il raggiungimento dei luoghi di lavoro, ma anche la mensa e i servizi igienici, nel rispetto delle misure sanitarie, così come attrezzature idonee, assistenza sanitaria, alloggi dignitosi e intermediazione legale”.

Yvan Sagnet ha sperimentato sulla sua pelle la stretta del caporalato quando lavorava come raccoglitore di pomodori in Puglia. Nel 2011 ha guidato la rivolta di Nardò, nella quale centinaia di lavoratori hanno incrociato le braccia per quasi un mese per denunciare le violazioni dei diritti dei lavoratori, e successivamente ha fondato la rete internazionale No Cap, che da un movimento spontaneo nel 2017 è diventata un’associazione. Oggi No Cap promuove le aziende che rispettano la legalità e i diritti dei lavoratori attraverso una filiera etica certificata: i prodotti agricoli etici vengono garantiti dal bollino NoCap, rilasciato dopo apposite verifiche nei campi dagli ispettori dell’associazione e successivamente dall’ente di certificazione del Dipartimento di Qualità Alimentare. Sono proprio queste imprese che potranno usufruire del pullman che verrà acquistato grazie al crowdfunding: sulla fiancata verrà serigrafata la scritta “No caporalato”, all’interno della quale verranno scritti i nomi di tutti i donatori.

Già a gennaio l’associazione No Cap aveva ricevuto un primo pulmino, donato dal regista Milo Rau insieme alle associazioni Gea Waldviertler e Iipm, da utilizzare per gli spostamenti nei campi. “Lo abbiamo impiegato immediatamente nella zona di Matera per il trasporto dei lavoratori dell’azienda Primo Sole, che prima dovevano fare diversi km a piedi per arrivare nei campi – spiega Sagnet –. Abbiamo partecipato a diversi tavoli istituzionali, e adesso pretendiamo che si passi dall’astrattezza giuridica a misure e protocolli concreti. Ecco perché adesso vogliamo acquistare un secondo pullman, per offrire un servizio gratuito ai lavoratori, che vada a beneficio di tutta la filiera. Ma attenzione, non siamo eroi: non stiamo cercando di fare cose straordinarie, stiamo lottando per raggiungere la normalità, quella normalità che dovrebbe essere scontata e garantita a tutti”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)