Non profit, nel 2019 settore in crescita: attive oltre 360 mila istituzioni

I dati Istat presentati in occasione delle Giornate di Bertinoro. In Italia, al 31 dicembre 2019 le istituzioni non profit erano 362.634 con 861.919 dipendenti. Presentata anche la ricerca “Economie coesive e l’ascesa del fattore comunitario”: per gli italiani è fondamentale che le aziende si occupino di sostenibilità e ambiente

Non profit, nel 2019 settore in crescita: attive oltre 360 mila istituzioni

In occasione della XXI edizione delle Giornate di Bertinoro per l’economia civile (in calendario lo scorso weekend a Rimini) sono stati presentati i nuovi dati sul settore non profit in Italia. Al 31 dicembre 2019 le istituzioni attive sono 362.634 e, complessivamente, impiegano 853.476 dipendenti. Tra il 2018 e il 2019 le istituzioni non profit crescono dello 0,9 per cento, meno di quanto rilevato tra il 2017 e il 2018 (+2,6 per cento). Stabile l’incremento dei dipendenti che si mantiene intorno all’1 per cento in entrambi gli anni.

Anche nel 2019, le istituzioni crescono a un ritmo più sostenuto nelle Isole (+1,2 per cento) e al Sud (+1,2 per cento), in particolare, le regioni che presentato gli incrementi maggiori sono il Molise (+4,7 per cento), la Calabria (+3,2 per cento), la provincia autonoma di Bolzano (+2,6 per cento) e la Puglia (+2,6 per cento). Un’istituzione non profit su cinque è stata costituita tra il 2015 e il 2019, in particolare le istituzioni nate prima del 2015 sono più presenti nel Nordest (83 per cento) e nel Nordovest (81,9 per cento) e meno diffuse nel Sud (74,6 per cento).

Uno dei dati più significativi è la diminuzione delle cooperative sociali (-1,7 per cento), ma in termini di dipendenti incrementano la base occupazionale: “Questo lascia intuire – sottolinea Istat – che nel triennio 2017-2019 ci sia stato un aumento delle trasformazioni organizzative attraverso processi di fusione per incorporazione”.

Il settore dello sport rappresenta il 33,1 per cento delle istituzioni non profit, a seguire i settori delle attività culturali e artistiche (16,9 per cento), delle attività ricreative e di socializzazione (13,6 per cento), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,5 per cento). In particolare le istituzioni non profit che aumentano di più sono quelle attive nei settori della tutela dei diritti e attività politica (+9,3 per cento). Il 10 per cento delle istituzioni non profit è rappresentato da organizzazioni di volontariato, il 5,4 per cento da associazioni di promozione sociale e il 3,8 per cento da onlus. Le imprese sociali rappresentano solo il 4,5 per cento, ma occupano oltre la meta dei dipendenti (53,8 per cento). Le principali forme organizzative delle istituzioni non profit si diversificano anche rispetto alle attività svolte. Le organizzazioni di volontariato sono attive prevalentemente nei settori di intervento tradizionale: assistenza sociale e protezione civile (41,8 per cento) e sanità (24,6 per cento).

La strada per avere un futuro migliore

Mettere al primo posto l’ambiente e la sostenibilità. Distribuire maggiormente la ricchezza, fermare la precarizzazione del lavoro, investire sulle famiglie. Sono queste le quattro priorità per rendere migliore la società, secondo quanto emerge dalla ricerca “Economie coesive e l’ascesa del fattore comunitario” presentata sempre in occasione delle Giornate di Bertinoro. Secondo l’88 per cento degli italiani la strada per avere un futuro migliore è rappresentata da un’economia più cooperativa.

Sempre più forte anche il bisogno di condivisione e mutualismo: per i tre quarti degli italiani c’è bisogno di imprese mutualistiche che ripartiscano tra i soci il valore prodotto. Le imprese mutualistiche sono considerate un modello vincente per il bene dell’intero sistema economico secondo il 51 per cento degli italiani. “L’integralità della transizione non può fare a meno del mutualismo in tutte le sue forme – commenta Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop –. Emerge sempre più forte la richiesta di un ‘nuovo modello di sviluppo. Noi diciamo che il nuovo modello di sviluppo c’è già e si chiama cooperazione”.

Circa il 61 per cento dei cittadini orienterebbe significativamente i propri acquisti verso imprese che integrano nella propria catena del valore un impegno verso la salute delle persone, il 57 per cento verso il cambiamento climatico e il 55 per cento verso la tutela dei minori. Le aspettative dei consumatori nei confronti delle aziende verso pratiche più sostenibili sono aumentate resistendo anche alle forti pressioni della pandemia. Non si tratta più una questione di quando le aziende dovrebbero perseguire un’agenda di sostenibilità, ma di come dovrebbero farlo. Come sottolinea Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos Italia, “I cittadini si aspettano che le imprese siano in grado di investire per sostenere la crescita dei territori e il cambiamento verso un'economia sostenibile”. Se un’azienda non produce in modo sostenibile deve essere reso pubblico il suo disimpegno e lasciato che sia il consumatore a decidere se acquistare o meno i suoi prodotti secondo il 36 per cento degli italiani. Come si evince dalla ricerca oggi, per essere sostenibili, le aziende devono impegnarsi sull’ambiente e sulle condizioni di lavoro e le relazioni con i dipendenti (41 per cento), sull’ambiente, sulle condizioni di lavoro dei dipendenti e sulle relazioni con la comunità (37 per cento) ed esclusivamente sull’ambiente per il 9 per cento degli Italiani.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)