Perdere le parole e ritrovarle scrivendo

Pubblicato quattro anni fa nel Regno Unito e ora tradotto in Italia “Un nido in testa” di Martino Sclavi è la storia di un uomo che non si rassegna al destino e accetta, senza abbattersi, il fatto di aver perso la capacità di riconoscere le parole. Grazie all’ausilio di un'app riuscirà a scrivere

Perdere le parole e ritrovarle scrivendo

"Anche se non vengono mai esplicitamente ricompensati per questo, gli infermieri sono gli psicologi segreti di qualsiasi ospedale. Sanno ascoltare, vi lasciano piangere senza commentare, e se ne vanno quando avete bisogno di rimanere soli".
La dedica apre il memoir di Martino Sclavi, “Un nido in testa. Come non sapendo più leggere, ho imparato a vivere", pubblicato quattro anni fa nel Regno Unito e ora tradotto in Italia da Laurana. Regista, conoscitore di cinque lingue, sceneggiatore e produttore tra Londra, Monaco, Roma e Los Angeles, l’autore attribuisce un costante mal di testa al lavoro stressante. Passa qualche mese e a gennaio 2011 viene ricoverato d’urgenza. La diagnosi è impietosa: cancro al cervello con 18 mesi di aspettativa di vita; invece morirà il 5 marzo 2020, a 48 anni. Dopo il secondo intervento non riesce più a leggere e a capire il significato delle parole, ma inizia a scrivere con lucida ironia, digitando sulla tastiera anche a occhi chiusi e con l’ausilio di Alex, app per la rilettura dei testi. Con uno sguardo luminoso sul presente: "Ho un fringuello nella parte sinistra del cervello e non importa cosa accadrà lungo la strada, io so che mi aiuterà a volare e a trasformare tutti i miei handicap in nuovi modi di vedere le cose e di narrare il riso e il pianto della vita di tutti i giorni".

(La recensione è tratta dal numero di SuperAbile INAIL di marzo, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Laura Badaracchi

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)