Pnrr e Terzo settore. Il Forum: “Meno fondi per il sociale dopo la revisione”
Presentato alla Camera dei Deputati il rapporto di Forum Terzo Settore e Openpolis. Finanziate oltre 35 mila opere per un importo complessivo di 30 miliardi, ma risultano stralciati progetti per 1,3 miliardi. Due misure sono state totalmente eliminate: quella per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni di euro) e quella per la realizzazione di infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne
Dopo la revisione del Governo Meloni, il Pnrr è cambiato anche per quanto riguarda gli interventi in ambito sociale. Ad analizzare la situazione è il rapporto “Pnrr e Terzo settore: cosa cambia e perché”, realizzato da Forum Terzo Settore e Openpolis, presentato oggi a Roma presso la Camera dei Deputati. Dopo la prima pubblicazione nel 2023, l’osservatorio nato dalla collaborazione tra i due enti prosegue il lavoro di monitoraggio del Pnrr con particolare attenzione all’ambito del sociale.
“Tra le totali 54 misure e sottomisure che interessano anche il Terzo settore, infatti, 18 risultano essere modificate - segnala il Forum Terzo settore, citando i dati del rapporto -. Due misure sono state totalmente eliminate: quella per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni di euro che sarebbero serviti per realizzare 254 progetti) e quella per la realizzazione di infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne, ovvero servizi di istruzione, salute e mobilità (500 milioni per la realizzazione di 803 progetti). La misura per il superamento degli insediamenti abusivi in agricoltura al fine di combattere il caporalato è invece stata commissariata. 9 interventi (misure o sottomisure) di interesse per il Terzo settore sono stati rivisti al ribasso negli obiettivi”.
Continua il Forum: “Altri lo sono stati dal punto di vista dei finanziamenti: i principali ‘tagli’ di risorse hanno riguardato la misura sui Piani Urbani Integrati per il miglioramento delle periferie (meno 1,6 miliardi di euro), gli interventi di rigenerazione urbana per contrastare emarginazione e degrado sociale (meno 1,3 miliardi), gli investimenti per la costruzione o l’ammodernamento di asili nido e scuole dell’infanzia (meno 1,4 miliardi). Di contro, 4 interventi sono stati rivisti al rialzo negli obiettivi e altrettanti nei finanziamenti: in particolare quello per le politiche attive del lavoro (aumento di oltre 1 miliardo di euro), per la telemedicina (+500 milioni), per lo sviluppo e la resilienza delle imprese turistiche (+305 milioni) e per l’assistenza domiciliare (+250 milioni)”.
Rispetto agli ambiti sociali considerati, il “nuovo” Pnrr mantiene oltre 35 mila opere finanziate, per un importo complessivo di 30 miliardi (che includono però anche altre fonti di finanziamento). La revisione operata dal Governo, però, ha portato all’eliminazione di oltre 1.300 i progetti, per un valore di circa 1,3 miliardi. Lo “stralcio” riguarda per gran parte gli interventi sulle due misure totalmente definanziate (beni confiscati alle mafie e infrastrutture sociali di comunità). Altri progetti, invece, sono stati eliminati a causa delle rinunce dei soggetti attuatori o della presenza di errori così rilevanti da richiederne la chiusura.
“Permangono, come evidenziato già lo scorso anno, rilevanti problemi di trasparenza rispetto all’andamento dell’attuazione del Piano: nonostante alcuni passi compiuti dal Governo Meloni, le informazioni disponibili non sono ancora sufficienti a ricostruire un quadro completo e la piattaforma Regis risulta ancora non accessibile per la società civile. Inoltre, nonostante sia stato assicurato più volte dal Governo il ricorso ad altre tipologie di risorse per bilanciare l’avvenuto definanziamento, e nonostante il cosiddetto decreto Coesione sarebbe dovuto servire proprio a questo scopo, non c’è ancora chiarezza su come ciò potrà avvenire, senza ridurre l’investimento per altri interventi già previsti”.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle risorse Pnrr per le misure di interesse per il Terzo settore, alla Lombardia va la cifra più consistente, pari a circa 3 miliardi (12,5% del totale), mentre a seguire si trova la Campania con 2,8 miliardi (11,6%) e la Sicilia con 2,3 miliardi (9,6%). Viene rispettata la clausola che prevede che almeno il 40% dei fondi Pnrr sia riservato alle regioni meridionali (43,7%), nonostante ogni singola misura presenti dati molto diversi. Ad esempio, al Sud i finanziamenti per migliorare la qualità dei servizi pubblici digitali si fermano al 34,3%, quelli per il sostegno alle persone vulnerabili al 36,5%.
Rispetto alle scadenze, 16 sono quelle previste per il 2024. Di queste, 5 sono state completate e riguardano le riforme sulla disabilità, sugli anziani e non autosufficienti, sugli appalti, sulla spesa pubblica e sull’amministrazione fiscale. 7 scadenze sono invece state posticipate al 2025 o 2026.
Il rapporto completo "Pnrr e Terzo settore: cosa cambia e perchè" è disponibile su www.forumterzosettore.it