Pnrr, la sfida delle cooperative sociali. "Non solo solo erogatori di servizi ma costruttori di politiche”

Quali obiettivi si prefiggono le cooperative sociali nell’attuazione del Pnnr? È stato il tema del webinar promosso dal Consorzio Nazionale CGM, Fondosviluppo in collaborazione con Confcooperative. Bruno: “La riforma del terzo settore ci consegna uno spazio di campo in cui noi della cooperazione abbiamo un maggiore protagonismo e dobbiamo saperlo sfruttare”

Pnrr, la sfida delle cooperative sociali. "Non solo solo erogatori di servizi ma costruttori di politiche”

Quali obiettivi si prefiggono le cooperative sociali nell’attuazione del Pnnr? È stato il tema del webinar “Pnrr Italia Domani. Cooperative sociali e la sfida dell’attuazione” promosso da Consorzio Nazionale CGM, Fondosviluppo in collaborazione con Confcooperative. Un momento di incontro e di dialogo sulle opportunità che il Pnrr introduce in questo momento storico, ma anche sugli strumenti normativi e sulle forme che la progettazione deve assumere per realizzare gli obiettivi del Pnrr, attraverso un coinvolgimento attivo degli attori del terzo settore: in primo luogo, attraverso il coinvolgimento della cooperazione sociale.

Il Gruppo Cooperativo Gino Mattarelli (Cgm) opera sul territorio nazionale attraverso gli oltre 50 consorzi della sua rete, “un’azione che oggi si è fatta più proficua grazie al dialogo diretto con le cooperative e le imprese sociali. C’è una forte volontà di territorializzare, di fare in modo che le risorse economiche del Pnrr non siano solamente una ricerca spasmodica di fondi per scopi indefiniti, ma che diventino un’opportunità e dunque una leva per poter creare sviluppo nei nostri territori. Per poter fare questo, il consorzio e chi opera nei territori deve essere in grado di agire per questi obiettivi conoscendo gli strumenti di lavoro necessari, di cui si è parlato oggi nel webinar - ha dichiarato il presidente del CGM, Giuseppe Bruno -. Il timore che ci assale rispetto a questa fase riguarda il come avverrà l’attuazione di questi obiettivi a livello territoriale: non possiamo prescindere dal comprendere i bisogni e le potenzialità dei territori. La cooperazione deve avere una postura proattiva rispetto alle grandi possibilità di questo momento storico e aspirare ad un concreto e costruttivo dialogo con la pubblica amministrazione: un dialogo che sia sempre più capace di svilupparsi su diverse dimensioni territoriali e, allo stesso tempo, a livello nazionale. La riforma del terzo settore ci consegna uno spazio di campo in cui noi della cooperazione abbiamo un maggiore protagonismo e dobbiamo saperlo sfruttare”.

Ad aprire i lavori dell’incontro è stato Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, che si è soffermato sul ruolo attivo che la cooperazione deve svolgere in questa fase storica di grandi cambiamenti economici e sociali: “Il Pnrr è un piano che opera su diverse cabine di regia. È costruito secondo direzioni che vengono dalle istituzioni europee, dall’alto, ma richiede un forte protagonismo dal basso, un coinvolgimento delle istituzioni locali e degli enti del territorio: per questo motivo c’è stata un’intensa interlocuzione in questi mesi tra il governo e noi, come alleanza di cooperative. Il Pnrr è un piano di risorse straordinariamente importante che porta una massa finanziaria nel nostro Paese come non ne avevamo mai viste. I tempi di realizzazione del piano però sono molto brevi, dobbiamo essere rapidi nella fase di progettazione e poi in quella della realizzazione: non sarà semplice ultimare tutto entro il 2026. Ma per noi questo è un grande banco di prova: la sfida dell’essere progettuali. Siamo una forza sociale in grado di raccogliere una straordinaria opportunità per la cooperazione”.

È intervenuta poi Germana di Domenico, dirigente presso il ministero Economia e Finanze – Dipartimento del Tesoro, con una preziosa esposizione sulla genesi dello strumento del Pnrr e sulle sue modalità di funzionamento. “Il pacchetto Next Generation EU contempla più strumenti, di cui quello principale (90%) è il Recovery and Resilience Facility (RRF). Gli esborsi sono condizionati al raggiungimento di traguardi: è uno strumento basato sulla performance. Il Pnrr conta 6 missioni, 16 componenti, 197 misure, 527 milestones e target, 191,5 miliardi. L'Italia ha da agosto ricevuto 25 miliardi. Il restante 87% dei fondi affluirà in base al raggiungimento degli obiettivi fissati. Dei 6 pilastri su cui si fonda il piano, c’è un 49,55% di fondi utili per la coesione sociale e territoriale: in questa dimensione si colloca il ruolo delle cooperative sociali. Credo che l’incontro di oggi abbia un grande valore, perché abbiamo bisogno di una nuova sinergia tra pubblico e privato: c’è l’esigenza di promuovere un approccio comunicativo e interattivo di tipo istituzionale, per i soggetti interessati, come in questo incontro”.

Anche Giorgio Centurelli, dirigente della Ragioneria Generale dello Stato – Servizio centrale del Pnrr ministero Economia e Finanze è intervenuto per dare indicazioni puntuali sulle risorse in discussione: “Voglio focalizzarmi sul quadro attuativo degli interventi programmati, ovvero sulle norme e le procedure classificate nel SiGeCo, il sistema di gestione e controllo del Pnrr. Perché serve questo complesso di norme attuative? Perché il regolamento comunitario stabilisce che gli stati membri possono fare riferimento alle proprie normative, ma devono anche porre in essere una sana gestione finanziaria, e questo avviene tramite il SiGeCo (per il rischio frodi, il rischio di corruzioni etc)”. E ha aggiunto: “Per far questo approfitto dell’ottima di questo incontro, per comunicare il PNRR nel suo funzionamento complessivo”.

Giuseppe Daconto di Fondosviluppo ha poi delineato una geografia degli strumenti e degli obiettivi da perseguire: “Ci sono molte opportunità, a valle o in corsa, per le nostre cooperative. Queste opportunità sono sfide che noi dobbiamo saper cogliere rispetto al tessuto economico cooperativo. Dobbiamo coglierle con efficacia: questo significa essere in grado di accompagnare la crescita e garantire una buona qualità del mercato del lavoro – penso ad esempio al problema del gap di genere. Dobbiamo poi essere efficienti: garantire una rapidità di spesa, in cui CGM può avere un grande ruolo, anche nelle opere pubbliche. Infine, dobbiamo porre grande attenzione alla coesione territoriale: ridurre i divari tra i territori delle stesse aree e i divari tra nord e sud. Tutto questo, senza dimenticare il tema della coesione sociale e dei servizi di welfare: i servizi domiciliari, le non autosufficienze gli asili nido”.

Vincenzo De Bernardo, Direttore di Confcooperative, si è poi soffermato sul valore della cooperazione sociale nell’attuazione del piano: “Perché noi come cooperazione sociale, dobbiamo sentirci coinvolti in prima persona? Perché la cooperazione sociale è un mondo del terzo settore molto produttivo, che ha come finalità quella di costruire infrastrutture sociali e sviluppo locale: non siamo solo erogatori di servizi, ma come costruttori di politiche. Dobbiamo fare in modo che le risorse che servono per consolidare strutture e organizzazioni nazionali e territoriali siano durevoli nel tempo. Per questo il mondo della cooperazione sociale assume un atteggiamento proattivo in questa fase, per anticipare a livello territoriale la mappa e gli obiettivi da raggiungere”.

Paolo Venturi, Direttore di Aiccon ha chiuso i lavori con una riflessione sul valore dell’incontro e con una proposta: “Questi incontri devono essere territorializzati. Il Pnrr ha una governance multipolare, su più livelli: sono questi i momenti fondamentali in cui riunirsi e allinearsi. Per fare assestement e costruire un piano di organizzazione che trasformi la spesa in investimento sociale. Serve una vera e propria pedagogia, un nuovo modo di organizzarsi per le cooperative: è una grande opportunità per noi e per il mondo della pubblica amministrazione, che non sappiamo quando ricapiterà”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)