Reddito di cittadinanza, Anpal: ancora criticità su inserimento lavorativo

L’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro pubblica un report con i dati aggiornati al 31 dicembre 2021 sui percorsi di accompagnamento al lavoro dei beneficiari del Rdc. Oltre 840 mila, cioè l’80%, quelli che risultano non occupati

Reddito di cittadinanza, Anpal: ancora criticità su inserimento lavorativo

È ancora una volta l’inserimento nel mercato del lavoro l’ostacolo più grande sulla via del Reddito di cittadinanza (Rdc). A tre anni dalla sua adozione, infatti, è l’Anpal a tracciare un bilancio - aggiornato al 31 dicembre 2021 - sui beneficiari che hanno sottoscritto il patto per il lavoro. Secondo quanto riportato nel dossier pubblicato oggi, a fine 2021, i beneficiari del Reddito di cittadinanza ancora in misura, inclusi gli occupati, indirizzati ai centri per l’impiego e non esonerati dalla sottoscrizione del Patto per il lavoro sono 1.055.623. Tra questi, circa il 20% (212.000) ha un rapporto di lavoro attivo alla data di osservazione. Nel 45,3% dei casi sono rapporti a termine, di cui quasi la metà con durata inferiore ai 6 mesi. La quota di occupati risulta più alta nelle età centrali della popolazione (23,9% tra i 30-39enni) e fra gli uomini (25%), che registrano valori di 10 punti percentuali in più rispetto alla componente femminile (15,8%). In larghissima parte si tratta di attività professionali per cui sono richiesti livelli di competenza bassi o medio-bassi (94%). Gli stranieri e i non comunitari in particolare presentano una quota di occupati elevata (33,9%), anche in ragione di una maggior concentrazione nelle aree del Nord Italia. Dall’altra parte, però, i beneficiari Rdc ancora in misura e non esonerati dalla sottoscrizione del Patto per il lavoro che risultano non occupati sono invece circa l’80%, cioè ben 843.000 soggetti. Di questi, 247.000 beneficiari (29,3%) risultano con un’esperienza lavorativa alle spalle in un passato più o meno recente, cioè con almeno un contratto alle dipendenze o parasubordinato nei 36 mesi precedenti la data di osservazione. Si tratta di una dimensione occupazionale fragile: tra questi, infatti, i beneficiari che hanno lavorato per un periodo complessivo superiore ai 18 mesi nei tre anni considerati sono solo il 10,8%. Il dossier, inoltre, mostra che tra i beneficiari non occupati tenuti alla stipula del Patto per il lavoro, il numero di utenti presi in carico, ovvero che hanno avviato il percorso di accompagnamento al lavoro, anche solo con la sottoscrizione del Patto o impegnati in esperienze di tirocinio extracurricolare, è pari a 384.614 persone (45,6%). “Nel suo complesso la platea dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro conferma aspetti critici rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro - si legge nel report -. Vi è infatti la netta prevalenza di residenti nelle regioni del Mezzogiorno (circa tre su quattro beneficiari soggetti al Patto) e in particolare in Campania e Sicilia, che da sole costituiscono una quota pari a circa la metà. Prevale inoltre un basso livello dei titoli di studio: oltre il 72% dei beneficiari ha conseguito al massimo un titolo di secondaria inferiore”. Il documento dell’Anpal, inoltre, evidenzia anche una differenza di genere e generazionale. “Le donne costituiscono il 56,1% degli utenti. Per quel che riguarda l’età, si osserva una significativa presenza dei giovani, anche per le modalità con cui avviene l’indirizzamento ai servizi (tutti i giovani sono inviati ai centri per l’impiego, anche se il nucleo di appartenenza è indirizzato ai servizi sociali): infatti, oltre un terzo dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro (il 35,1%) ha meno di 30 anni”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)