"Ricchezza francescana: un'altra economia è possibile". Martedì 11 febbraio, alle 21.15, con padre Bertazzo all'OIC Mandria

Un altro appuntamento per il ciclo di incontri UCID Padova. Da San Francesco ai giorni nostri: alla ricerca di una economia etica e possibile. Relatore padre Luciano Bertazzo, ofmconv, Direttore del Centro Studi Antoniani. Il Presidente D’Onofrio: «La produzione della ricchezza e la sua redistribuzione è oggi al centro di una riflessione che tenta di strappare la trattazione da una visione esclusivamente economica ad una che ha profonde implicazioni sociali.»

"Ricchezza francescana: un'altra economia è possibile". Martedì 11 febbraio, alle 21.15, con padre Bertazzo all'OIC Mandria

 La scelta della povertà è sempre stata cruciale nella vita del francescanesimo, pur con tutte le fatiche del caso. E su questa scelta, attraverso l’accostamento di due termini apparentemente contradditori quali “Ricchezza Francescana”, indaga il primo incontro del 2020, organizzato dalla Sezione di Padova dell’UCID, dal titolo appunto Ricchezza Francescana. Un’altra economia è possibile.

 L’incontro è in programma martedì 11 febbraio al Civitas Vitae dell’OIC (Via Toblino 53, ore 21.15, ingresso libero per chiunque desideri presenziare), ed è nato dall’invito di Papa Francesco ai giovani imprenditori che si troveranno dal 26 al 28 marzo ad Assisi, per ragionare sulle sfide dell’economia a partire dal pensiero e dall’agire economico. Relatore, padre Luciano Bertazzo, francescano, direttore del Centro Studi Antoniani, docente nella Facoltà Teologica del Triveneto.

 «La Povertà, assieme alla Fraternità, è valore fondante dell’identità francescana -  anticipa il tema dell’incontro padre Luciano Bertazzo – è dimensione interna su come vivere le relazioni. La scelta di vita povera è sempre stata un punto cruciale nella vita del francescanesimo, costante orizzonte di significato della sua secolare storia, pur con tutte le fatiche del caso. Seppure costellata di croci e delizie è sempre stata portata avanti con coerenza e limpidezza. Francesco, che ben conosceva il valore e il rischio della moneta sonante, sente che questa può diventare “diabolica” quando fine a se stessa, accumulo idolatrico che distrugge relazioni umane e sociali.»

 Parlarne oggi, ricercando le radici etiche di una economia attuale che si basa sul reddito e sulla ricchezza, in una identità francescana che fonda la sua storia proprio sulla povertà potrebbe apparire un ossimoro, addirittura una provocazione. Ma è proprio rileggendo il francescanesimo, e la sua evoluzione nella storia, che si comprende come invece i due termini che danno il titolo all’incontro -  “ricchezza francescana” - siano invece un tutt’uno e non due diverse facce della stessa medaglia.

 «Un tema di grande impatto oggi - prosegue padre Bertazzo - che si può tradurre nella complessa questione dell’utilizzo delle risorse e di una giustizia globale dove l’1 percento della popolazione mondiale detiene il doppio della ricchezza del restante 90.  Naturalmente c’è stata un’evoluzione sul significato e sull’osservanza del valore della povertà: una cosa era la piccola fraternità delle origini; diverse le risposte alla rapida evoluzione di una realtà diventata un Ordine, su come gestire chiese, conventi, biblioteche, secondo il valore fondante la propria identità. Per rispondere a queste nuove realtà nasce la riflessione all’interno dell’Ordine, con un linguaggio, giunto fino ai nostri giorni, sui concetti di “proprietà”, “uso”, “usufrutto”. Nel francescanesimo vi sono figure chiave che affermano la giustizia sociale: Sant’Antonio contro gli usurai, ma anche quel francescanesimo rinnovato del Quattrocento che favorì le istituzioni dei Monti di Pietà. Un Ordine fondato sul valore della povertà capace di comprendere situazioni di miseria e di farvi fronte promuovendo processi sociali favoriti da una riflessione sull’economia sociale. Processi ripresi in tempi più recenti, in una realtà più complessa ma con le stesse domande di fondo, anche da grandi economisti del nostro tempo, come Amartya Sen. Dalla lezione francescana a patrimonio condiviso in questo momento storico, contro l’economia spregiudicata della finanza e l’accumulo fine a se stesso.»

 Accanto alla riflessione di padre Bertazzo, è il Presidente UCID Padova Massimo D’Onofrio che sposta la questione su di un piano di concretezza e attualità. Da imprenditore infatti, si sofferma sull’eticità possibile nel produrre ricchezza per sostenere l’economia: «Il significato da attribuire ai beni materiali  – spiega Massimo D’Onofrio, Presidente UCID Padova – è tema particolarmente stimolante per me e per chi nella vita, imprenditori o dirigenti, si sia occupato di produrne in conto proprio o conto terzi. Produrre ricchezza è un obiettivo nobile che vale un impegno serio, ma bisogna distinguere sulle modalità con cui si genera e si re-impiega il benessere conseguito. La trappola in agguato, a volte culturale, ci viene dal pensare che se oggi abbiamo cento, domani con mille staremo meglio; e allora perché non puntare a diecimila? La produzione della ricchezza e la sua redistribuzione è oggi al centro di una riflessione che tenta di strappare la trattazione da una visione esclusivamente economica ad una che ha profonde implicazioni sociali.»

Fonte: Ucid Padova

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Fonte: Comunicato stampa