Rom, dopo 13 giorni dallo sgombero alcune famiglie di La Barbuta senza accoglienza

Lo denuncia l’associazione di promozione sociale Cittadinanza e Minoranze. “Alla prossima amministrazione comunale toccherà puntare al superamento degli altri 'campi rom' esistenti non attraverso il loro svuotamento purchessia, ma come effetto collaterale dell’avvenuto accesso nell’area dei diritti di cittadinanza”

Rom, dopo 13 giorni dallo sgombero alcune famiglie di La Barbuta senza accoglienza

“A distanza di 13 giorni dallo sgombero del “Villaggio della Solidarietà”, il campo rom di La Barbuta in via di Ciampino 63, buona parte degli ultimi 50 nomadi mandati via vaga per la Città senza alcun riparo o è stata costretta, per mancanza  di alternative, ad accettare  il cosiddetti co-housing  anche con estranei in incredibili condizioni di sovraffollamento, dentro appartamentini in pessime condizioni di abitabilità”. Lo denuncia l’associazione di promozione sociale Cittadinanza e Minoranze.

Secondo l’associazione dei venti nuclei familiari presenti all’atto dello sgombero ne sono stati raggiunti e intervistati 13, di cui uno solo, composto da 1 diciottenne, 3 sorelle ed1 fratello minorenni (trasferiti in una casa famiglia essendo senza genitori) si dichiara soddisfatto. Un altro nucleo composto da madre e un figlio adulto disabile, è rimasto sinora nel Modulo 4 del Campo in quanto l’appartamento assegnatogli il 28 settembre è privo di corrente elettrica. Altri due nuclei  messi in strada, hanno trovato ospitalità da parenti (una a Roma ed una fuori). Due famiglie, per un totale di  8  persone sono assegnatarie in cohousing di uno stesso appartamento di 80 mq, fatiscente, nel quale è rimasta una sola persona; le altre  sia per le   pessime condizioni dell’abitazione, sia per le ripetute pesanti minacce ricevute ad opera dei vicini, lo hanno abbandonato unendosi alle famiglie in strada. Altre due, per complessive 6 persone di cui  2 minori in co-housing in un appartamento di 45mq con una sola stanza da letto. Infine quattro nuclei, per complessive  8 persone  vivono in strada dormendo in auto e furgone, lavandosi come e quando possono (cui si aggiungono i due nuclei che hanno  lasciato  l’appartamento)

“Stamane a primissima ora una famiglia di quelle che vivono in strada si è rifugiata in un edificio che da anni appare vuoto e non utilizzato,  facente parte del complesso della Casa Generalizia delle Suore Compassioniste Serve di Maria, in Via Appia Nuova 1011, ma le suore non la hanno accolte ma rimandate in strada” - continua la nota. 

Cittadinanza e Minoranze dichiara  con cognizione di causa che la responsabilità della  situazione conseguente allo sgombero è senza dubbio “attribuibile al decisore politico ma che nemmeno il  livello tecnico-amministrativo ne è esente, essendosi  dimostrato  inadeguato ad affrontare l’impegnativo  compito di attivare complessi e differenziati percorsi di inclusione sociale che necessariamente devono passare per il raggiungimento di un livello di autonomia economica e di emancipazione. Alla prossima amministrazione comunale toccherà di puntare al superamento degli altri “campi rom” esistenti  non attraverso il loro svuotamento purchessia, ma come effetto collaterale dell’avvenuto accesso nell’area dei diritti di cittadinanza anche delle minoranze etniche sinora disconosciute”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)