Russia 2018. Don Zinic (allenatore nazionale sacerdoti Croazia): “Una bellissima occasione per riunificare il Paese”
Don Kresimir Zinic è l’allenatore della nazionale sacerdoti della Croazia. Questa finale, dice, “è una bellissima occasione per sentirci orgogliosi di essere croati, per sentirci uniti e vedere che, anche se non siamo un Paese grande, con tante vittorie alle spalle, anche noi possiamo farcela”
In questi giorni la Croazia “brucia”, l’incendio è nei cuori degli abitanti del Paese balcanico dopo che, per la prima volta, la squadra dei bianco-rossi si trova a disputare la finale dei Mondiali di calcio. Parla don Kresimir Zinic, allenatore della nazionale sacerdoti della Croazia. “La generazione di Luka Modric e degli altri ragazzi è eccezionale”. Questa finale rappresenta “un’occasione per riunificare il Paese”. L’allenatore-sacerdote racconta la commovente storia del portiere Subasic, che sotto la maglietta da gioco ne porta un’altra con stampata l’immagine dell’amico Hrvoje Custic e gioca anche per lui.
Don Zinic, con quale spirito ha guardato la partita contro l’Inghilterra?
Nel primo tempo ero molto nervoso, non mi aspettavo il goal inglese così presto; poi, è iniziata la vera battaglia e, dopo, la grandissima gioia. È stata una emozione fortissima ma i croati sono stati la squadra migliore. Siamo arrivati alla semifinale dopo partite molto difficili e stancanti, terminate ai rigori contro la Danimarca, prima, e la Russia, dopo. Ma i nostri ragazzi non ci hanno deluso.
Come ai Campionati del 1998 la domenica la Croazia incontrerà la Francia. Ma questa volta sarà la finale e non la semifinale come allora…
Questa volta vinceremo noi, le cose sono diverse. Nel 1998 i ragazzi di Zvonimir Boban, basta ricordare Davor Suker, erano bravissimi, ci fecero sognare, ma la generazione di Luka Modric, con allenatore Zlatko Dalic, è eccezionale, veramente.
In molte città la vittoria dei “vatreni” (così vengono chiamati i calciatori croati) è stata accolta col suono delle campane, il presidente dei vescovi croati, mons. Zelimir Puljic, ha inviato un indirizzo di saluto ai giocatori…
Questo corrisponde all’ondata di grande gioia ed entusiasmo eccezionale che, in questi giorni, sta attraversando tutta la nazione. È una cosa che non si può spiegare. Abbiamo visto che alla nostra gente basta così poco per essere felice. È molto significativo che il ct Dalic abbia detto: “Se Dio vuole, vinceremo”. Molti dei giocatori evidenziano che il bene, la gioia provengono dal Signore e questo è molto importante, dicono “Grazie a Dio”, “con l’aiuto di Dio”.
Oltre all’importanza sportiva, questa vittoria può contribuire alla riunificazione della nazione, in Croazia ci sono ancora delle ferite aperte del passato?
Sicuramente, è una bellissima occasione per sentirci orgogliosi di essere croati, per sentirci uniti e vedere che, anche se non siamo un Paese grande, con tante vittorie alle spalle, anche noi possiamo farcela.
Molti dei giocatori sono nati nella diaspora, in Bosnia-Erzegovina per esempio. È bellissima la storia del portiere Danijel Subasic, il cui padre è serbo e il suocero Ante ha picchiato la figlia perché non voleva che sposasse un uomo di origine serba.
Credo che i genitori di Subasic siano ortodossi, dopo gli ottavi di finale con la Danimarca Danijel ha tolto la maglietta e sotto aveva la foto dell’amico calciatore Hrvoje Custic, morto in seguito a un trauma cranico durante una partita. Subasic è scoppiato in lacrime per il suo amico che non ce l’ha fatta.
Lui gioca anche per Hrvoje. Credo che Subasic, come forse i suoi genitori, sia ortodosso, mentre l’amico Hrvoje era cattolico. È una bellissima lezione come cattolici e ortodossi possano essere insieme.
Molti credono che nei grandi campionati vincano solo i Paesi grandi, ci sono miliardi di soldi in gioco, o che sia tutto già prestabilito. Qual è il messaggio di un’eventuale vittoria della Croazia?
Non è un caso che i tifosi della Croazia vadano oltre i confini del Paese. In molti supportano i ragazzi di Dalic per il gioco di squadra e la comunione che hanno costruito tra di loro. Lo sport funziona come catalizzatore dell’arte della comunione, come dice Papa Francesco. Abbiamo visto tante squadre grandi andarsene dai Mondiali, ora tocca ai Paesi piccoli.
Qual è la sua previsione per la finale?
Vincono i croati, ho celebrato la messa di ringraziamento per la vittoria contro l’Inghilterra e continuiamo a pregare.
Iva Mihailova