Salute mentale, a Palermo sit-in di familiari, utenti e operatori

La manifestazione, promossa dall'associazione "Si può fare", davanti all'assessorato regionale alla sanità. "Diciamo no alla medicalizzazione e ad un assistenzialismo che non stimola e valorizza tutte le potenzialità e le risorse dei nostri figli"

Salute mentale, a Palermo sit-in di familiari, utenti e operatori

Un futuro diverso per tutte le persone con disagio mentale che vivono in Sicilia, che parta dai progetti individuali di vita che riconoscono occupazione lavorativa, vita di relazione oltre il supporto farmacologico. A chiederlo i familiari, le associazioni e gli operatori riuniti nell''associazione regionale “Si può fare - Per il lavoro di Comunità” che, questa mattina, sfidando le alte temperature estive, hanno protestato davanti all'assessorato regionale alla sanità di Palermo. Nella tarda mattinata, anche se l'assessore Razza non era presente per altri impegni, è stata ricevuta una delegazione di rappresentanti. Tra questi anche Grazia Adorni responsabile della sezione catanese dell'associazione che sta facendo uno sciopero della fame.

Con il Covid 19, secondo i familiari, è avvenuto un peggioramento dell’assistenza alle persone con patologia psichiatrica a causa del perdurare delle misure restrittive. L'Associazione regionale “Si può fare - Per il lavoro di Comunità” chiede di intervenire in particolare: sulla situazione di stallo che esiste all’interno delle CTA (Comunità Terapeutiche Assistite) nelle quali ancora i pazienti che escono dalle strutture sono costretti a fare la quarantena al loro rientro anche dopo avere praticato un tampone con esito negativo; sul blocco delle attività riabilitative esterne alle CTA che stravolge il senso del ricovero in tali strutture, diventate in questi mesi quasi esclusivamente residenze assistite; sul carattere punitivo che la quarantena (imposta dopo gli accertamenti clinici fuori dalle CTA) assume di fatto nelle persone con disagio psichico ricoverate in queste strutture.

L'associazione chiede, con forza, che venga incentivato il Progetto Terapeutico Riabilitativo Individuale (PTRI) come valenza riabilitativa tesa al recupero dell'autonomia e delle capacità sociali dei pazienti, contemplando pertanto attività all'esterno sia in forma individuale che di gruppo. Tra gli altri punti, mettere mano sulle linee regionali per la questione Covid, sul budget di salute previsto per legge ma non ancora applicato, sulle le carenti piante organiche dei DSM, sulla mancata attivazione della Consulta regionale dei familiari e degli utenti e la mancata attuazione del Piano Socio Sanitario del 31.07.2017 e di molti punti del Piano Strategico per la Salute mentale del 2012.

Le famiglie sono stanche e profondamente logorate da un sistema sanitario pubblico che appare da anni poco attento al tema complesso della salute mentale. "Dobbiamo superare la logica degli ospedali e delle CTA - dice con forza la mamma di due figli con disagio mentale insieme alle altre famiglie -. Diciamo no alla medicalizzazione e ad un assistenzialismo che non stimola e valorizza tutte le potenzialità e le risorse dei nostri figli". "Chiediamo soprattutto, tra le altre cose, l'allentamento delle misure restrittive e la redazione di linee guida per le strutture - sottolinea Concetta Vaccaro, presidente della consulta dipartimentale della salute mentale di Catania -. Le persone inserite dentro percorsi terapeutici che prevedono delle uscite fuori per le attività di socializzazione sia nelle famiglie che in altre realtà, in questo momento sono ferme". "Mia figlia non può uscire dalla comunità mentre prima era abituata che i fine settimana li trascorreva a casa - aggiunge Grazia Galatà madre di Fosca, una ragazza di 37 anni con una disabilità grave che si trova in una CTA -. La Comunità non può essere una soluzione se non ha un fine di riabilitazione con dei progetti specifici. Purtroppo avendo poca consapevolezza della sua malattia, mia figlia è stata inserita con il suo consenso in comunità solo dopo 10 TSO (Trattamento sanitario obbligatorio). A questi ragazzi devono essere date le possibilità di vita uguali a quelle di tutti gli altri".

"Dopo essere stati ricevuti da alcuni rappresentanti dell'assessore Razza, adesso dovremo completare un documento che specifica le nostre proposte in tema di budget di salute dedicato e di progeti terapeutici individuali di vita - dice Antonino Raro utente e membro del Consiglio direttivo dell'associazione Si può fare -. Speriamo davvero che su questo tema si possano smuovere le acque nell'interesse di tutti". 

"Siamo stati ricevuti dal direttore generale dell'assessorato, dal caposervizio e dal responsabile servizio di riabilitazione perché l'assessore era impegnato in una commissione - ha detto Gaetano Sgarlata, presidente dell'associazione “Si può fare - Per il lavoro di Comunità -. I funzionari si impegneranno a portare all'assessore le nostre richieste che entro già stasera riformuleremo in maniera più specifica e coordinata sui diversi punti dell'assistenza psichiatrica in Sicilia. Tra le principali priorità ci sono la risoluzione del problema dei pazienti reclusi nelle CTA, l'applicazione del budget di salute che ancora non è stato applicato dalle aziende sanitarie dell'Isola, la carenza delle piante organiche che non dispongono a sufficienza delle figure preposte alla riabilitazione e al recupero psicosociale delle persone e l'applicazione del piano socio sanitario che prevede tutta una serie di interventi sull'integrazione socio-sanitaria fondamentali per la salute mentale. Da stasera, invieremo queste proposte auspicando che le risposte concrete arrivino al più presto”.

Serena Termini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)