Scuola, Save the Children: "Ristori educativi per oltre 850 mila studenti in dad"

Save the Children commenta i dati forniti dal ministro Bianchi in audizione. Milano: "Proseguire e rafforzare l’impegno per assicurare a tutti gli studenti spazi di apprendimento sicuri e di qualità"

Scuola, Save the Children: "Ristori educativi per oltre 850 mila studenti in dad"

Riteniamo di grande importanza la diffusione di dati ufficiali circa la riapertura delle scuole in presenza, e il fatto che, nonostante le grandi difficoltà incontrate dagli studenti, dal personale della scuola e dai genitori, si sia registrato il 93,4% delle classi in presenza. Occorre proseguire e rafforzare l’impegno per assicurare a tutti gli studenti spazi di apprendimento sicuri e di qualità. Allo stesso tempo, occorre sostenere gli 858.319 studenti che non stanno frequentando le lezioni in aula. La chiusura delle scuole in questi due anni di pandemia ha provocato una perdita di apprendimento e di socialità, compromettendo la salute psicofisica di bambini e adolescenti ed è per questo che la didattica in presenza deve essere strenuamente difesa”. E' il commento di Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, all’audizione del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla Camera dei Deputati.

L'organizzazione raccomanda "l’adozione immediata di un piano di ristori educativi per gli studenti in maggior svantaggio e il rafforzamento dell’attività di monitoraggio delle aperture/chiusure degli istituti scolastici e delle singole classi, per avere dati anche da quella classe su 5 che ad oggi non è mappata".

“E’ necessario oggi garantire a bambini, bambine e adolescenti che vivono nei contesti più poveri e svantaggiati un ristoro educativo, ossia un pacchetto gratuito di opportunità culturali, sportive e di sostegno allo studio e/o psicologico. Sosteniamo l’impegno del Governo per l’avvio di un nuovo Piano Estate, ma l’offerta educativa estiva deve raggiungere tutte le scuole, a partire dai territori più deprivati, e coinvolgere le comunità educanti nella coprogettazione degli interventi”, conclude Raffaela Milano.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)