Scuole inclusive, teoria o realtà? "Solo una su tre pienamente accessibile"

Openpolis legge e commenta i dati. Il numero degli alunni con disabilità nelle scuole italiane è cresciuto fino a superare il 3,6%, complice anche l'aumento delle diagnosi. Ma le scuole sono ambienti inclusivi? Nel 2021, lo erano soltanto una su tre, in Liguria e Campania una su quattro

Scuole inclusive, teoria o realtà? "Solo una su tre pienamente accessibile"

Crescono gli alunni con disabilità certificata che frequentano le scuole italiane, ma solo una su tre di queste è pienamente accessibile: è quanto riporta Openpolis, che commenta alcuni dati relativi all'inclusività delle scuole. “Grazie anche a una maggiore attenzione nelle diagnosi, negli anni, la quota di alunni con disabilità è cresciuta fino a superare il 3,6%. Per assolvere la loro missione educativa, le scuole devono essere ambienti pienamente inclusivi”: questa è la premessa e la ragione dell'indagine. “Servono ambienti scolastici inclusivi, dalla presenza di figure di supporto all'accessibilità delle strutture”.

Eppure, perfino il superamento delle barriere architettoniche è tutt'altro che compiuto: solo un terzo degli edifici scolastici risultavano pienamente accessibili nel 2021. Meno di uno su quattro in Liguria e in Campania. Fanno eccezione le province di Bergamo, Macerata e Cremona, dove più della metà delle scuole risultano pienamente accessibili”.

Questa la situazione, a fronte di una crescita costante del numero di alunni con disabilità: “Nell’anno scolastico 2004/05 – ricorda Openpolis – questi costituivano meno del 2% degli studenti. Un dato progressivamente cresciuto, anche grazie a una maggiore attenzione al tema e alla migliore capacità di diagnosi. Alla fine degli anni 2000 il 2,16% degli alunni aveva una disabilità certificata. Nel 2021, salgono al 3,62% gli alunni delle scuole italiane con una disabilità certificata”. E' quanto risulta dall'elaborazione Openpolis – Con i Bambini sui dati del ministero dell'Istruzione aggiornati a fine settembre 2022.

Ma quali sono le disabilità presenti a scuola? Sempre sulla base dei dati del Ministero, nell’anno scolastico 2020/2021 quasi il 97% degli alunni certificati ha una disabilità psicofisica. Di questi, il 69,5% presenta una disabilità intellettiva, il 2,8% una di tipo motorio mentre il 24,5% ha un altro tipo di disabilità. L’1,3% presenta una disabilità visiva e l’1,9% una disabilità uditiva. Questo significa che non basta abbattere o superare le barriere architettoniche: “La capacità del sistema educativo di essere all'altezza della sfida dipende da tanti fattori - osserva Openpolis - In primo luogo richiede un cambio nel paradigma culturale, abbandonando l'approccio esclusivamente clinico che spesso è prevalso su questo tema. La persona con disabilità, tanto più se di minore età, non va ridotta alla dimensione di utente di servizi sociali o sanitari speciali. È una persona con diritti da garantire, le cui potenzialità devono trovare un contesto educativo adeguato per svilupparsi, esattamente come per tutti gli altri studenti”.

Cosa significa, concretamente? Significa “costruire ambienti scolastici pienamente inclusivi. A partire dalla presenza di figure di supporto, come insegnanti di sostegno e assistenti all'autonomia”. Per quanto riguarda l'accessibilità fisica, “la questione va ricondotta anche alla qualità dell'edilizia scolastica. Non solo nel superamento delle barriere architettoniche, secondo quanto previsto dalla normativa. Ma nella progressiva adozione di soluzioni basate sul cosiddetto design universale. Significa adottare, nella progettazione degli spazi quanto degli oggetti e dei servizi, quella filosofia che ne promuove l'usabilità immediata per tutti, senza distinzioni. Si tratta di un rovesciamento del vecchio paradigma, che considerava 'normalità' la progettazione per le persone senza disabilità e il successivo riadattamento in una versione fruibile anche da coloro che hanno un handicap. Questo approccio permea le recenti Linee guida per progettare, costruire e abitare le scuole del futuro, nell'ambito dell'investimento previsto dal Pnrr. Un approccio multisensoriale facilita in particolare gli allievi con disturbi dell’apprendimento o che incontrano maggiori difficoltà con il canale visivo-verbale, basato su lettura e scrittura. Bisogna, dunque, immaginare spazi che curino e valorizzino tutti gli aspetti della percezione. Un nuovo approccio che quindi concepisce i vantaggi di una scuola inclusiva non solo nell'ottica delle disabilità, ma di una migliore e più completa esperienza educativa per tutti gli studenti”.

Alcuni dati specifici riguardanti l'accessibilità fisico-strutturale degli edifici scolastici lasciano ben intendere quanto ancora ci sia da lavorare: “Uno su tre edifici scolastici pienamente accessibili nel 2021. Parliamo delle scuole - di tutti i livelli, dall'infanzia alle superiori - che dispongono di tutte le caratteristiche a norma, negli ascensori e nei bagni, così come per porte e scale. Inoltre, nel caso in cui la struttura dell'edificio lo renda necessario, dispongono anche di rampe esterne o servoscala. Le differenze territoriali nella dotazione delle scuole sono piuttosto ampie. Al nord in media la percentuale di scuole accessibili supera il 37%, nel centro il dato è in linea con quello nazionale (33,1%), mentre nel mezzogiorno non arriva a quota 30% (29,8% nelle isole, 27,7% nel sud). A livello regionale, la soglia del 40% viene superata in Lombardia (42,5%) e nelle Marche (40,4%). Si attestano poco sotto Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte. In Liguria e Campania meno di un edificio scolastico su 4 è pienamente accessibile Sopra la media nazionale anche Umbria, Sardegna, Veneto, Basilicata, Toscana e Puglia. Mentre 6 regioni non raggiungono il 30%. In particolare Liguria e Campania dove meno di un edificio scolastico su 4, nel 2021, risulta pienamente accessibile. Bergamo, con il 56,5% di scuole pienamente accessibili dal punto di vista fisico-strutturale, è la prima provincia italiana nel 2021. Sopra quota 50% anche quelle di Macerata e Cremona. Seguono, con oltre il 45%, le province di Gorizia, Sondrio, Lodi, Mantova e Brescia. Sono 14 i territori che si attestano al di sotto del 25%. Si tratta di Messina, Vibo Valentia, Trieste, Reggio Calabria, Benevento, Caserta, Foggia, Napoli, Verbano-Cusio-Ossola, Salerno, Belluno, Agrigento, Genova e La Spezia. Le ultime 3 citate si collocano al di sotto della soglia del 20%”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)