Servizio civile: bando verso la scadenza, ma per gli enti le tempistiche sono un problema

Borrelli (Fnsc): “37 giorni per procedure gravose rischiano di compromettere l’attivazione dei progetti”. Rende (Consulta nazionale Scu): “Bene l’esigenza della ministra Dadone di rendere più agile il sistema, ma se questo passa solo da un taglio dei tempi è lo stesso sistema che rischia di collassare. A rischio la qualità delle selezioni”. Altro fronte di scontro potrebbe aprirsi sulla nuova progettazione

Servizio civile: bando verso la scadenza, ma per gli enti le tempistiche sono un problema

A meno di due settimane dalla scadenza del Bando di servizio civile universale (SCU) da 56.205 posti, prevista per le ore 14:00 del prossimo 26 gennaio, enti e rappresentanti dei volontari lanciano l’allarme sulle tempistiche ristrette previste per le procedure di selezione e di avvio.

“37 giorni per procedure gravose quanto quelle di un Bando di rilevanza pubblica, rischiano di compromettere l’attivazione dei progetti. I 90 giorni previsti dallo scorso bando per le procedure selettive rappresentano già uno standard di straordinaria efficienza da parte degli enti, difficile da immaginare se a gestirlo fosse la pubblicazione amministrazione, ma chiedere di farlo in poco più di un mese è non soltanto insostenibile, ma irriguardoso verso tutti gli enti e le persone che vi dovranno provvedere”, ci dice Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum Nazionale Servizio Civile (Fnsc).
“Questi tempi non tengono conto della complessità e macchinosità delle procedure di selezione e non ne assicurano la qualità nei confronti dei giovani. Lo scorso anno le candidature furono oltre 100 mila, come sarà possibile per gli enti selezionare tanti candidati in così poco tempo? E se dopo tanto impegno organizzativo ed economico da parte degli enti un progetto non potesse più partire, chi si prenderà la responsabilità politica di aver deluso i giovani che vi hanno partecipato?”, sottolinea Borrelli. “Condividiamo l’esigenza di dare risposte più veloci ai giovani ed al Paese, ma queste tempistiche scelte in maniera unilaterale possono portare a danni per il Servizio Civile: è una corsa verso un fallimento annunciato”.

Per il presidente del Fnsc, la proroga della scadenza delle domande dovrebbe essere parallela a quella per l’avvio dei progetti. “Lo scorso 23 dicembre queste problematiche sono state esposte in una lettera inviata alla ministra con delega, on. Fabiana Dadone, e al capo dipartimento per le Politiche giovanili e il SCU, cons. Marco De Giorgi, ma ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Come soggetti, soprattutto del Terzo settore – aggiunge Borrelli-, che in 50 anni di vita del servizio civile hanno contribuito a creare un sistema virtuoso, preso a modello in altri Paesi europei, ci saremmo aspettati maggiore attenzione alle nostre istanze”.
“E’ soltanto grazie al costante e rispettoso confronto tra le istituzioni e gli attori del sistema se il servizio civile è diventato la buona pratica che l’Europa ha preso a modello per istituire i corpi europei di solidarietà. Avevamo cercato in Consulta nazionale un’interlocuzione con la ministra e il capo dipartimento, segnalando l’estrema difficoltà a garantire questa data di avvio dei progetti. Molti enti, infatti, rischiano di trovarsi con le sedi ancora impegnate con i progetti in corso e, pertanto, impossibilitate ad accogliere nuovi volontari. Chiediamo una proroga di entrambe le scadenze e l’avvio di un confronto serio in Consulta nazionale su tutti i prossimi passi che si intendono intraprendere.”

L’allarme lanciato dagli enti del SCU è condiviso da Giovanni Rende, presidente della Consulta nazionale del SCU e Rappresentante nazionale dei giovani operatori volontari. “È una situazione difficile – ci dice -, che rischia di porre in difficoltà tutto il sistema. Già la Consulta nell’ultima riunione aveva espresso parere negativo sui tempi del Bando indicati dal Dipartimento. Si era richiesto di considerare almeno una scadenza a 90 giorni, ma la proposta non è stata presa in considerazione”.
“Condivido, anche come Rappresentante dei giovani, l’esigenza manifestata dalla ministra Dadone di rendere più agile e rapido il sistema – aggiunge Rende -, ma se questo passa solo da un taglio dei tempi è lo stesso sistema che rischia di collassare, imponendo tra l’altro dei passaggi gravosi agli enti”. “Mi preoccupa anche il rischio che le selezioni, con tempi così ristretti, siano ridotte ad un momento puramente formale, intaccandone la qualità per non dire della dignità di un candidato, che merita un tempo adeguato per essere valutato seriamente, non certo pochi minuti”. Per il presidente della Consulta le sfide del SCU non sono solo queste. “A brevissimo uscirà l’avviso per la presentazione dei nuovi programmi e progetti per il 2023, che avrà probabilmente scadenza il 31 marzo prossimo, andando a sovrapporsi proprio con le selezioni dei giovani del bando in corso. Ci sarà poi da capire l’entità di una possibile integrazione al bando volontari, sfruttando i fondi residui del 2021 per finanziare ulteriori progetti di SCU inseriti nelle ultime graduatorie di valutazione, e poi avviare i tavoli di lavoro sulle future programmazioni, alla luce anche della recente riforma del D,Lgs, 40/2017 che ha abolito la presentazione dei Piani annuali. È giusta l’esigenza della Ministra di voler mettere mano alle criticità che riguardano oggi il SCU, ma occorre pensare che non è tutto da buttare. Capiamo insieme cosa c’è di buono, ed agiamo ma senza stravolgere un sistema che ha dimostrato comunque di funzionare bene”, conclude Rende.

Anche sulla nuova progettazione potrebbe aprirsi un altro fronte di scontro, stando alle dichiarazioni degli enti. “Le nuove linee guida sulla progettazione, che saranno pubblicate a breve dal Dipartimento, prevedono modalità premianti per quei progetti che assicurano la certificazione delle competenze agli operatori volontari”, ci anticipa Borrelli. “Una scelta sulla quale la Consulta ha espresso parere contrario già lo scorso 13 dicembre, segnalandone tutte le criticità. Gli enti di servizio civile, in prevalenza associazioni ed enti locali, non dispongono delle necessarie competenze e sarebbe più opportuno affidare la certificazione alle Regioni, ovvero ai soggetti competenti per legge, che possono avvalersi dei propri sistemi regionali con enti appositamente accreditati e con professionalità adeguate. Ne va anche della qualità e serietà del riconoscimento delle competenze che i giovani dovranno spendere nel mercato del lavoro. Inoltre, abbiamo evidenziato che i sistemi di certificazione non sono ancora attivi in tutte le regioni e, di conseguenza, gli enti che insistono in quei territori rischiano di essere discriminati e, ovviamente con loro, anche i giovani che non potranno godere di questa opportunità. Anche l’esiguo rimborso messo a disposizione degli enti dal Dipartimento, non copre i costi previsti per garantire ai giovani l’intero processo di certificazione, il che significa che gli enti dovranno provvedervi con risorse proprie, trasformando in questo il servizio civile in una tassa per chi vuole proporre progetti di interesse generale. Un paradosso”, conclude il Presidente del FNSC. (FSp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)