Servizio civile, sono 371 gli enti iscritti all’Albo. Ma si va verso uno stop di 6 mesi

Sono 12.128 gli enti di accoglienza, per un totale di 51.094 sedi di attuazione progetto. Il dato emerge dalla Circolare del Dipartimento delle Politiche giovanili e del Servizio Civile Universale pubblicata ieri. Dal 15 novembre fissato uno stop di 6 mesi per la presentazione delle nuove istanze

Servizio civile, sono 371 gli enti iscritti all’Albo. Ma si va verso uno stop di 6 mesi

Sono ad oggi 371 gli enti iscritti all’Albo del Servizio Civile Universale, che raccoglie anche 12.128 enti di accoglienza, per un totale di 51.094 sedi di attuazione progetto. Il dato emerge dalla Circolare del Dipartimento delle Politiche giovanili e del Servizio Civile Universale pubblicata il 22 ottobre, che segnala anche come ad oggi risultino in lavorazione “circa 50 istanze di iscrizione all’Albo e 70 richieste di adeguamento: le più recenti tra esse verranno concluse entro aprile 2021”.

Nella stessa Circolare si annuncia però uno stop di 6 mesi, a partire dal prossimo 15 novembre, della presentazione di nuove istanze di iscrizione all’Albo del SCU e di parte delle istanze di adeguamento, che fino ad oggi potevano essere presentate “senza alcun vincolo temporale”. Il Dipartimento motiva questa sospensione fino al 15 maggio 2021 con la necessità di “un’attività di manutenzione e razionalizzazione dell’Albo”, di “avviare contestualmente un processo di semplificazione delle procedure di iscrizione ed adeguamento”, e di “eseguire gli opportuni controlli sulla permanenza dei requisiti essenziali per l’iscrizione all’Albo”. “Il periodo di temporanea sospensione – dichiara il Dipartimento - non inciderà sulla presentazione dei programmi di intervento in risposta al prossimo Avviso per la nuova programmazione/progettazione, che sarà pubblicato entro la fine del corrente anno e che, presumibilmente, avrà come scadenza marzo/aprile 2021, in quanto si ritiene che gli enti interessati abbiano già presentato istanza in considerazione dei tempi procedimentali sopra richiamati”.

Nei giorni scorsi il Dipartimento aveva anche aggiornato sullo stato della ripresa dei progetti di servizio civile, dopo la chiusura tra marzo ed aprile scorso a causa della pandemia da COVID-19. A sei mesi dalla prima rilevazione risultano così “32.006 (il 98,36% del totale) i giovani tornati (o che torneranno a breve) in servizio attivo in 12.506 sedi, mentre sono solo 116 (l’0,4% del totale) in stato di temporanea interruzione del proprio servizio a causa del persistere di condizioni per cui non è possibile proseguire le attività progettuali, mancando le sufficienti condizioni di sicurezza o gli strumenti organizzativi ed operativi necessari a ripartire”. “Gli operatori volontari che hanno dovuto cessare il proprio servizio sono, ad oggi, 98 in servizio in Italia e 108 all’estero; per loro sarà possibile presentare una nuova candidatura ad uno dei prossimi bandi di selezione che verrà prossimamente emanato, se in possesso dei necessari requisiti”, precisa ancora il Dipartimento.

Proprio la situazione dei giovani operatori all’estero risulta però quella più problematica. “Al 15 ottobre – si legge nell’ultimo report - sono complessivamente 510 gli operatori volontari impiegati in progetti all'estero, tra cui 6 volontari dei Corpi Civili di Pace. Sono 468 quelli che svolgono servizio attivo - di cui 166 nei paesi esteri di destinazione e 302 in Italia (di questi 26 in progetti rimodulati) - mentre per 42 i progetti risultano temporaneamente interrotti”. “Nell’ultimo mese – spiega il Dipartimento - alcuni Enti hanno comunicato la decisione di interrompere definitivamente alcuni progetti o sedi di progetto, cercando - ove possibile - una ricollocazione dei volontari su altre sedi all’estero o in Italia con il consenso degli operatori volontari. Nei casi in cui ciò non è stato possibile i volontari si sono congedati. Inoltre, in diversi casi, sono stati i volontari a comunicare la loro rinuncia al proseguimento del servizio civile”.

E proprio alcuni dei giovani volontari selezionati per l’estero hanno avviato una petizione online in cui chiedono al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), on. Luigi Di Maio, “come mai, dopo più di un anno dall’uscita del bando di Servizio Civile Universale e oltre 10 mesi dalla vincita, il MAECI non permette ancora ai volontari vincitori di progetti extra UE di partire, nonostante essi abbiano già accettato di farsi carico dei costi del tampone per la partenza e di sottoporsi alle eventuali quarantene previste una volta arrivati nel paese di destinazione?”.

“Il MAECI – spiegano i promotori della raccolta firme su Change.org - ha deliberato il 9 ottobre sulla decisione di consentire esclusivamente la ripartenza di progetti di servizio civile in area Schengen, prevedendo tuttavia, per motivazioni a noi poco chiare, delle eccezioni per alcuni volontari di progetti in Albania, Tunisia e Tanzania, che quindi nelle ultime settimane hanno avuto il via libera e sono partiti. Per tutti questi motivi, noi che siamo gli altri vincitori e vincitrici del bando di Servizio Civile Universale all'estero in paesi che non fanno parte dell'area Schengen siamo danneggiati e contrariati dal modo in cui è stata gestita la situazione fino ad ora. È dal mese di marzo che aspettiamo che si sblocchi la situazione, sono più di 6 mesi che restiamo fermi nella nostra crescita e formazione professionale, attendendo di poter partire ad esempio per l’Africa, continente tra i meno colpiti da questa pandemia”.

“Perché negarci questa esperienza di vita e di crescita lavorativa, come mai farci iniziare una formazione, prometterci partenze da 4 mesi a questa parte e bloccare di nuovo appena i confini del paese ospitante si riaprono?”, domandano ancora i giovani volontari, che poi ricordano il problema di coloro che avendo compiuto nel frattempo 29 anni “non potranno più fare domanda per il prossimo bando 2020, quello in uscita a breve, visto che le autorità competenti non hanno intenzione di fare una deroga, nemmeno in questo anno così eccezionale e sfortunato, in merito a questo requisito anagrafico”.

Il Dipartimento spiega intanto che “interloquisce costantemente con il MAECI per gli aggiornamenti e le valutazioni degli Uffici diplomatici dei diversi Paesi esteri, anche al fine di poter considerare la possibilità di ripartenza dei giovani operatori volontari”. (FSp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)