Servizio civile universale, Cnesc: “Obiettivo raggiunto”

Con i suoi 366 enti titolari, i 12.084 enti di accoglienza e le 50.918 sedi tra Italia ed estero, il sistema del Servizio civile universale ha quasi del tutto riassorbito quello precedente del Servizio civile nazionale. È quanto emerge dalla ricerca realizzata dalla Cnesc in collaborazione con il Dipartimento Politiche giovanili

Servizio civile universale, Cnesc: “Obiettivo raggiunto”

Con i suoi 366 enti titolari, i 12.084 enti di accoglienza e le 50.918 sedi tra Italia ed estero, il sistema del Servizio Civile Universale (SCU) ha quasi del tutto riassorbito quello precedente del Servizio Civile Nazionale. È quanto emerge dalla ricerca realizzata dalla Cnesc (Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile) in collaborazione con il Dipartimento Politiche Giovanili e Servizio Civile Universale su “Gli enti accreditati al servizio civile universale” e presentata per la prima volta ieri nella riunione del Tavolo sul Servizio Civile del Forum Nazionale del Terzo settore.

L’analisi parte dai dati ufficiali comunicati dal Dipartimento delle Politiche Giovanili e il Scu, aggiornati al 3 settembre scorso, confrontati con i dati trasmessi alla Consulta Nazionale del Servizio Civile risalente al 12 dicembre 2017, a ridosso dell’avvio della nuova fase di accreditamento determinata dalla riforma del servizio civile con la legge n. 106/2016.

Dal confronto emerge come quasi il 94% degli enti di accoglienza e il 91,3% delle sedi di attuazione accreditate al Servizio Civile Nazionale sia passato al SCU, anche se il dato comprende anche organizzazioni per la prima volta accreditate. Più drastica la riduzione dal punto di vista degli enti titolari di accreditamento, passati dai 3.634 del SCN agli attuali 366 (dei quali 99 neo accreditati), causata soprattutto dai criteri più stringenti previsti dalla riforma del servizio civile che stabiliscono una dotazione minima di almeno 100 sedi (o di almeno 30 per la sezione regionale) per l’accesso all’Albo unico.

La ricerca ci dice anche che attualmente il 48,7% degli enti titolari di accreditamento è rappresentato da soggetti del Terzo Settore, quasi altrettanto (il 43,7%) da enti locali e il 7,6% da altre amministrazioni (esempio: scuole e università). Se ci spostiamo al livello degli enti di accoglienza, ossia quelli accreditati “sotto” o “insieme” a un ente più grande che fa da capofila, la percentuale dei soggetti del terzo settore sale al 70,4%, gli enti locali sono il 26,9% e le altre amministrazioni il 2,7%. A livello di sedi di attuazione, là dove concretamente si svolge un progetto di servizio civile, predomina ancora il Terzo settore con il 55,0%, gli enti locali sono il 39,2% e le altre amministrazioni il 5,8%. Dal punto di vista della distribuzione regionale, il 38,7% delle sedi è ubicata al Nord, il 34,3% nel Sud e Isole, e il restante 23,4% in Centro Italia.

Rispetto alle dimensioni degli enti, 17 di questi (il 4,6% sul totale di 366) comprendono il 39% di tutte le sedi accreditate a livello nazionale (19.845) e quasi il 60% degli enti di accoglienza (7.230). Di contro, 108 enti, il 13,4%, ha solo sedi proprie, coprendo il 13,4% del totale (6.813). Per quanto riguarda i Settori di intervento, predominano quelli dell’Educazione, promozione culturale e sport, per il quale sono accreditati 9.868 enti di accoglienza e 44.037 sedi di attuazione, insieme a quello dell’Assistenza con 9.109 enti di accoglienza e 43.216 sedi di attuazione, seguiti dai settori del Patrimonio artistico e culturale, dall’Ambiente e dalla Protezione civile, con l’Agricoltura sociale e di montagna che chiude l’elenco. Per l’estero sono invece 2.811 gli enti di accoglienza accreditati e 17.924 le sedi, distribuite in 124 Paesi del mondo.

“Dal punto di vista dello Stato e delle prospettive della riforma, che puntava ad avere un sistema più semplificato – ci dice Licio Palazzini, Presidente della Cnesc -, i dati confermano che l’obiettivo è stato raggiunto. Allo stesso tempo, il fatto che tutti i settori previsti dal D.Lgs. 40/2017 siano rappresentati, ci conferma le potenzialità del sistema per realizzare il Piano Triennale e il Piano Annuale 2021 a cui aggiungere e finanziare specifiche politiche di intervento”. “Allo stesso tempo l’analisi che abbiamo realizzato ci dice che gli enti del Terzo Settore sono più avanti nel percorso di aggregazione, ma ricordiamo come essi dovranno ora fare i contri con la loro riforma complessiva che, con la progressiva entrata a regime del Registro Unico, porterà variazioni anche nell’Albo Scu”, aggiunge Palazzini.

Per il Presidente della Cnesc andrà monitorato nel corso del tempo quanto del potenziale accreditato viene poi attivato nelle programmazioni annuali e in questo la stabilizzazione del contingente annuo ad almeno 50.000 posizioni sarà decisivo. “In questo senso lo stesso ruolo di molti soggetti aggregatori, che in fase di accreditamento sembrano svolgere un ruolo di solo coordinamento e ‘service’, non è di per sé un male, se però oltre ad una logica di aggregazione essi svolgeranno anche una funzione di formazione ad una cultura condivisa sul Scu tra i vari soggetti aderenti, nella logica – conclude Palazzini – soprattutto di saper intercettare le esigenze dei giovani, farli crescere nella dimensione ‘del sé e del noi’ e sviluppare coesione sociale, rendendo unitaria l’attuazione delle finalità del Scu e il suo impatto generale”.

Intanto, dopo lo stop deciso dal Dipartimento lo scorso ottobre, motivato dalla necessità “di manutenzione e razionalizzazione dell’Albo e contestualmente dall’avvio di un processo di semplificazione delle procedure di iscrizione”, i soggetti che vorranno accreditarsi al Scu dovranno ora aspettare il prossimo 15 maggio per presentare l’istanza. (FSp) 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)