Servizio civile universale, Farnese: “Obiettivo 50 mila giovani ogni anno”

Intervista alla nuova Presidente della Consulta nazionale. “Mi ritengo una privilegiata: ho avuto la fortuna di vivere il passaggio storico della riforma del Servizio Civile, da Nazionale ad Universale, e penso che non ci sia occasione migliore come il momento di riforma per poter incidere e determinare un cambiamento”

Servizio civile universale, Farnese: “Obiettivo 50 mila giovani ogni anno”

Feliciana Farnese è dal 29 luglio scorso la nuova Presidente della Consulta nazionale del Servizio Civile Universale. Prima donna, oltre che la prima Rappresentante Nazionale dei giovani operatori volontari a ricoprire questo ruolo, ha risposto ad alcune nostre domande in merito allo stato di attuazione della riforma del servizio civile, sui suoi finanziamenti e sul futuro di questo istituto. Oggi intanto il Ministro Spadafora incontra le associazioni degli enti (CNESC e Forum nazionale del servizio civile) e la Rappresentanza dei volontari.

Partiamo dalla sua nomina a Presidente della Consulta. E' stato il punto di arrivo di una esperienza di Rappresentanza iniziata ormai 4 anni fa. Che periodo è stato quest'ultimo per lei? Come lo ha vissuto da Rappresentante?
Per me è un grande onore presiedere la Consulta nazionale per il Servizio Civile Universale che rappresenta sì la conclusione di un percorso ma anche l’inizio di uno nuovo. La decisione compatta di tutti i Componenti, dagli Enti, l’Associazione dei Comuni, alle Regioni mi conforta e mi sostiene. E’ un apprezzamento per l’impegno profuso in questi quattro anni e in tal senso, aggiungo, sento tutta la responsabilità di questa carica: spero di essere all’altezza delle aspettative.

Era il 2016 quando ho intrapreso il mio percorso nella Rappresentanza degli Operatori Volontari prima a livello regionale – in Campania – e poi a livello nazionale. Pochi giorni dopo la mia elezione a Rappresentante Nazionale è stata approvata in via definitiva le legge n.106/2016 “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio Civile Universale” che al suo art. 8  dispone la revisione della disciplina in materia di Servizio Civile.

Mi ritengo una privilegiata: ho avuto la fortuna di vivere il passaggio storico della riforma del Servizio Civile, da Nazionale ad Universale, e penso che non ci sia occasione migliore come il momento di riforma per poter incidere e determinare un cambiamento.

Nel 2017 ho poi potuto seguire da Rappresentante nazionale tutto l’iter di discussione e di approvazione del decreto legislativo n. 40/2017 che istituisce e disciplina il Servizio Civile Universale e insieme ai miei instancabili compagni abbiamo portato a casa alcuni riconoscimenti importanti: l’introduzione dello status giuridico del volontario, l’istituzionalizzazione della Rappresentanza, della riduzione dell’orario settimanale di servizio da 30/36 ore a 25 grazie alla campagna #ServizioCivile20ore che ormai un po’ tutti ricordano. Ho avuto l’opportunità, inoltre, di poter partecipare a gruppi di lavoro istituiti dalla  Consulta, tesi a dare piena attuazione della riforma, che mi hanno permesso di approfondire anche le modalità più operative dei fondamentali aspetti del sistema acquistando sempre più consapevolezza del tema: solo quando la passione e la competenza lavorano insieme è possibile determinare un cambiamento. Credo di poter diventare il testimonial della frase che tanto usiamo “Il Servizio Civile cambia la vita tua e quella degli altri”: a me l’ha stravolta.

Per la prima volta è anche una giovane donna a ricoprire questo ruolo. Che significato assume per il sistema del SCU questa novità? Come intende caratterizzare la sua Presidenza, nei limiti del ruolo ovviamente? Quali gli elementi su cui sarete chiamati a confrontarvi nei prossimi mesi? Aggiungo un’ulteriore considerazione: nonostante i ripetuti appelli e gli impegni formali del Governo (e potremmo dire più in generale delle Istituzioni tutte...), la politica di quest'ultimo verso il SCU sembra improntata ai piccoli passi, più che al reale sostegno. L'aspetto dei fondi ne è un esempio, sempre insufficienti rispetto alle esigenze del sistema. Da cosa dipende secondo lei? Cosa si potrebbe fare per invertire la rotta?
In Italia età e genere ancora contano, ma è stato rotto un altro soffitto di cristallo. Per il sistema Servizio Civile, più che perché sono donna, il dato rilevante è che sono la prima Rappresentante degli Operatori Volontari alla guida dell’organismo di riferimento su tutto ciò che concerne il Servizio Civile e che rappresenta luogo di consultazione e confronto. 

Dal ‘98 - anno della sua istituzione - ad oggi la Presidenza della Consulta è stata appannaggio più degli enti o di altri rappresentanti al tavolo e la mia elezione determina sicuramente un passo significativo nella storia della Rappresentanza dei volontari e, mi permetto, anche nel sistema più in generale.

Quanti oggi sono disposti a dar fiducia ai giovani affidando loro responsabilità vere? Ecco, il sistema Servizio Civile ha ritenuto che i tempi fossero maturi per accordare fiducia proprio ai protagonisti di questo Istituto, riconoscendogli pienamente quel ruolo che lo Stato gli affida chiamandoli ad una responsabilità politica che deve investire soprattutto chi si candida a difendere la Patria.

Nei prossimi mesi saremo chiamati ad un lavoro davvero impegnativo dove l’esperienza della pandemia ha rappresentato il giro di boa per l’intero impianto del sistema in relazione anche ad una riforma avviata nel 2017 e che ha dimostrato di necessitare di ulteriori “aggiustamenti” oltre quelli già recepiti con il decreto correttivo n. 43/2018. Durante la Consulta del 28 settembre prossimo pianificheremo le principali attività su cui saremo impegnati nei prossimi mesi e che interesseranno, in primo luogo, quella di capitalizzare l’esperienza maturata dal sistema in risposta all’emergenza sanitaria e, in secondo luogo, il bando di selezione 2020 che sarà pubblicato entro l’anno, la redazione del piano annuale 2021 e il connesso avviso deposito programmi d’intervento.

E’ chiaro che seguire l’iter di discussione e di approvazione della Legge di Stabilità 2021 resta in assoluto la nostra priorità in quanto la situazione del Fondo Nazionale per il Servizio Civile è molto critica: con riferimento al prossimo biennio, dispone allo stato attuale, al lordo delle riduzioni lineari che l’Ufficio di bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri attua ogni anno e degli accantonamenti prudenziali operati dallo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze, di uno stanziamento pari a 99.286.531 milioni euro per il 2021 e a 106.581.036 milioni di euro per il 2022 ciò in base alle assegnazioni della Legge di Bilancio 2020. 

Se fosse confermata tale previsione sarebbe possibile avviare in servizio circa 18.000 Operatori Volontari per il 2021 e circa 19.000 per il 2022, dopo che sono stati oltre 53.000 nel 2018, poco più di 39.000 nel 2019 e circa 40.000 mila per il 2020. 
Un taglio enorme a fronte della richiesta dei giovani: nel 2019 sono state 85.500 le domande presentate, gli enti accreditati hanno depositato progetti per quasi 62.000 mila posti, per poco più di 39.000 di questi finanziati e dunque inseriti nel bando di selezione della scorsa annualità.

Quanto accaduto per il 2020, ossia il passaggio da un importo iniziale di circa 139 milioni di euro a uno finale di circa 224 milioni di euro, dimostra proprio come sia difficile far riferimento ad una programmazione finanziaria al fine di assicurare la continuità del contingente complessivo di Operatori Volontari da avviare in servizio.

Questi passaggi hanno, tra gli altri, coinciso con la scadenza del deposito, da parte degli enti accreditati, dei programmi di intervento che saranno contenuti - laddove finanziati fino ad esaurimento delle risorse disponibili - nel prossimo bando di selezione giovani. Il dato più rilevante che emerge dalla prima sintesi quantitativa del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile universale è che sono stati depositati programmi e progetti per un totale di 67.095 opportunità per i giovani, con un aumento di alcune migliaia di posti rispetto al 2019. E’ un risultato molto positivo, che manifesta l’importanza che le organizzazioni accreditate riconoscono al Servizio Civile, ancor più positivo se si considera che è avvenuto contestualmente alla fase più acuta della pandemia e all’impatto che ha avuto sulle organizzazioni e con una novità assoluta nella compilazione della documentazione richiesta agli enti accreditati a seguito dell’introduzione della prima Programmazione Triennale e annuale.

In attesa della Legge di Bilancio 2021, le cifre indicate per l’anno 2021 e 2022 ritengo non possono che rappresentare una indicazione di massima, una base di partenza per la prossima programmazione finanziaria triennale.

Oltre all’incremento delle risorse per il triennio 2021 – 2023 serve in realtà una scelta politica del Governo sul Servizio Civile: la Legge di Stabilità è uno dei momenti cruciali per il Paese, perché mette nero su bianco tutte le iniziative economiche che il Governo decide di mettere in atto, e cioè l’atto politico con cui il Governo sceglie in quali politiche credere. Vi è la necessità ineludibile da parte dello Stato di dare loro un'adeguata risposta alla richiesta di essere protagonisti e di poter svolgere un ruolo attivo attraverso la partecipazione democratica che favorisce il progresso del Paese. 

Uno degli obiettivi del Programma di Governo è investire sulle nuove generazioni per garantire a tutti la possibilità di svolgere un percorso di crescita personale, sociale, culturale e professionale nel nostro Paese: il Servizio Civile rappresenta uno strumento unico e straordinario per conseguire anche questo obiettivo.

La programmazione delle risorse di pari passo con quella degli interventi – l’unica definita nel D.lgs. n.40/2017 – deve essere uno degli obiettivi a cui tendere per dare corpo ad una riforma ambiziosa ma che risulterebbe, nella sostanza, priva di strumenti e di risorse su punti qualificanti.

In tal senso tra gli obiettivi che mi prefiggo – e auspico - oltre che l’aumento delle risorse per il prossimo triennio, c’è quella di avviare, in collaborazione con il Ministro, un percorso di “integrazione della Legge sul Servizio Civile Universale” e che dovrebbe permettere il superamento di alcuni limiti emersi e che la pandemia ha messo in evidenza ancor più rapidamente. Nel particolare gli obiettivi a cui tendere - in primis- sono la stabilità e la prospettiva: affinché ci si possa permettere di attuare una Programmazione Triennale degli interventi è necessario, al pari, prevedere una programmazione finanziaria che assicuri la continuità del contingente complessivo di Operatori Volontari di minimo 50.000 giovani ogni anno per risorse annue di almeno 300 milioni.

Abbiamo suggerito al Ministro nell’ultima Consulta di presentare alla Camera dei Deputati la consueta “Relazione annuale sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del Servizio Civile” prevista dall'articolo 20 della legge n. 230/1998, pensando possa essere vettore di sensibilizzazione parlamentare in vista della prossima presentazione del Disegno di Legge di Bilancio alle Camere. La presentazione della relazione al Parlamento è un appuntamento che ogni anno offre la possibilità di riflettere sul Servizio Civile nonché lo strumento istituzionale che, sulla base dei risultati riportati, può indirizzare in modo coerente le future scelte programmatiche in materia.

Tutto il sistema del SCU è in fase di cambiamento, sia a causa della riforma non ancora del tutto attuata, sia per l'onda lunga degli effetti della pandemia. Quali sono secondo lei gli aspetti su cui occorre ancora lavorare, magari rafforzandoli, e quelli che invece dovrebbero cambiare più radicalmente? 
Ogni riforma rappresenta un’opportunità di crescita ma quando si decide d’intervenire su una legge la cautela non è mai troppa. Ritengo utile evidenziare che, in generale, le azioni da mettere in campo devono essere orientate non soltanto alla consistenza del contingente annuale di Operatori Volontari ma anche alla qualità delle iniziative e in questo il dialogo e la consultazione sono determinanti - con gli Enti di Servizio Civile -  per evitare il rischio che ci si preoccupi unicamente delle prossime scadenze bandi e avviso programmi sacrificando l’entusiasmo di disegnare il futuro in termini di obiettivi culturali, sociali e politici; con gli Operatori Volontari dai quali può provenire un contributo fondamentale di partecipazione diretta ad un percorso calato in un contesto in continua evoluzione.

L’esperienza della pandemia ha messo in luce lo strumento straordinario del Servizio Civile grazie all’impegno profuso dal Dipartimento, dagli Enti e dagli Operatori Volontari ma anche evidenziato precocemente i limiti di una riforma che appare parziale ma che in realtà è solo monca di strumenti e di risorse utili alla stabilità del sistema. Ogni riforma vive poi di un percorso di aggiustamento. L’obiettivo è quello di imprimere una direzione alla riforma, di intervenire sulla norma così da dare completezza al Servizio Civile Universale. Quali gli aspetti su cui lavorare?

Sicuramente l’emergenza ha messo in chiaro due verità: che la visione rigidamente “sedocentrica”, ossia organizzata per sedi di servizio, non è realmente rappresentativa e talvolta rappresenta quasi un limite allo svolgimento delle attività di progetto che – per fortuna – non vivono di staticità; le stesse attività di progetto che non possono essere interpretate come una mera esecuzione di azioni consequenziali ma, con tutte le cautele del caso, devono aderire ad un modo diverso di vivere, anche quotidiano, adoperandosi per contribuire alla tutela del bene e del benessere pubblico affinché diventi sempre più un'insostituibile occasione di crescita personale per i giovani e consenta loro di sperimentare il processo di sviluppo sociale, economico e culturale del nostro Paese sentendosene parte integrante.

Ancora le procedure di iscrizione e di adeguamento all’Albo degli enti SCU necessitano non solo di una di un’armonizzazione all’intero sistema - sono state tra le prime ad essere redatte evidentemente in tempi ancora acerbi - ma anche di una semplificazione procedurale.

Il nuovo sistema di programmazione prevede la redazione di progetti da parte degli Enti, a cui ora precede anche la redazione di un programma di intervento, che li coordina tra loro, finalizzato al conseguimento di uno o più obiettivi tra quelli individuati dal Piano annuale di riferimento, che deve svilupparsi in uno degli ambiti d’azione indicati e tenendo conto degli indirizzi generali e degli standard qualitativi definiti nel medesimo Piano. Vale la pena, in un’ottica di “aggiustamento” della norma di richiedere una riflessione da parte dei soggetti coinvolti della fase di prima applicazione della programmazione raccogliendo eventuali contributi, un’occasione per affrontare apertamente e responsabilmente eventuali problematiche emerse.

La composizione della nuova Consulta che ha visto, nel passaggio da Nazionale ad Universale, l’aumento di tutte le componenti al tavolo tranne per quella della Rappresentanza degli Operatori Volontari determinando, in punto di fatto, un difetto di rappresentatività. Sempre in tema di Rappresentanza rimane critica l’impossibilità dei Rappresentanti dei volontari eletti in Consulta a ricevere il rimborso delle spese di viaggio sostenute per recarsi presso la sede del Dipartimento a Roma in cui questa si riunisce.

Il problema che lo Stato non preveda per i suoi giovani le modalità per la piena partecipazione alla Consulta ad un modo responsabile di vivere l’esperienza di Servizio Civile – lo ribadisco - è un tema serio: ai giovani bisogna far venir voglia di impegnarsi e di partecipare ed è compito dello Stato rimuovere questi ostacoli alla loro partecipazione.

Segnalo, ancora una volta, che il legislatore in fase di formulazione del comma 2 dell’art. 9 del D.Lgs n.40/2017 non ha tenuto conto che la Rappresentanza dei volontari è costituita da giovani in Servizio Civile e dunque privi di sovrastrutture che ne possano sostenere e garantire la partecipazione democratica all’organismo. La leggerezza con cui ha tenuto a precisare che “La partecipazione alle attività della consulta non dà luogo alla corresponsione di indennità, compensi, rimborsi spese o altri emolumenti comunque denominati” non considera ciò che in realtà è pacifico al comma 2 dell'art. 6 della legge n. 122/2010 che decreta sì la riduzione dei costi per la partecipazione agli organi collegiali ma prevede anche il rimborso delle spese sostenute ove previsto. Un esempio di cose da cambiare radicalmente.

Si è chiusa lo scorso 7 settembre la possibilità di presentare le candidature per le nuove elezioni online dei rappresentanti dei volontari, che però tutti gli anni non riscuotono una grande affluenza di voto. Che segnale è per te questo? Cosa si potrebbe fare per incentivare la partecipazione dei giovani?
Quest’anno nonostante l’esperienza della pandemia, che non ha sempre consentito il contatto quotidiano, si sia affiancata a fattori storici di difficoltà di coinvolgimento dei ragazzi sono state 233 le candidature pervenute il 44,7% in più rispetto al 2018 ultimo anno in cui si è votato e in cui furono presentate 161 candidature.

Questo dato positivo insieme alla bassa affluenza alle operazioni di voto da parte dei volontari in servizio mette in luce un problema più generale di sistema che da anni la Rappresentanza evidenzia: non è previsto all’interno del Dipartimento una segreteria interamente dedicata a coordinare, organizzare e a relazionare su tutto ciò che concerne le attività svolte dai Rappresentanti Nazionali e dalle delegazioni regionali in modo da dare un impianto stabile e una prospettiva di sviluppo ad un organismo istituito all’art.9 del d.Lgs n.40 ma che non è reso operativo se non grazie alla preziosa attività di supporto che il Dipartimento svolge e dei rappresentanti che, per quanto autorganizzati, sono soggetti ad un ricambio generazionale annuale che non permette di capitalizzare il know-how maturato. Non è un caso che con la prossima Assemblea Nazionale introdurremo una giornata di formazione per tutti i rappresentanti eletti affinché siano dotati di tutti gli strumenti per poter esercitare correttamente e in modo consapevole il proprio ruolo. (FSp)

Francesco Spagnolo

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