Terzo settore, Emergency: il 5 per mille alla polizia impoverirebbe il volontariato

Appello perché la proposta di legge sia bloccata in Commissione bilancio. Il vicepresidente della ong Alessandro Bertani: "Lo stato non sia irresponsabile"

Terzo settore, Emergency: il 5 per mille alla polizia impoverirebbe il volontariato

Una rete di organizzazioni del Terzo settore - da Save the Children a Fondazione Telethon fino al Fai, il Fondo ambiente italiano - lancia un appello al Parlamento affinché blocchi in Commissione bilancio una proposta di legge che punta ad estendere il 5 per mille al fondo a tutela delle vittime membri delle Forze armate e delle Forze di polizia e dei loro famigliari.

Secondo Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency, ong umanitaria parte del gruppo di associazioni che si sta opponendo alla riforma, presentata dal senatore della Lega Gianfranco Rufa e già approvata lo scorso anno in Senato, se sarà approvata rischia di "impoverire il settore del volontariato e della solidarietà", distraendo fondi verso un ambito "di cui è invece direttamente responsabile lo Stato, l'unico incaricato di impiegare al meglio il denaro che già i cittadini gli affidano tramite le tasse".

Il nodo è la sussidiarietà: "Il 5 per mille- continua Bertani in un'intervista con l'agenzia Dire- nasce nel 2006 per permettere ai cittadini di destinare parte del proprio Irpef a quelle realtà che in Italia si occupano 'degli altri': dalla ricerca scientifica sui tumori al sostegno ai poveri, ai malati, alle vittime di disastri e ai profughi delle guerre. Allargare il 5 per mille alle Forze armate significherebbe snaturarne il senso, perché non andrebbe a finanziare attività di interesse generale ai sensi del codice del Terzo settore, ma una categoria particolare di beneficiari, che potrebbe ricomprendere gli stessi che possono scegliere di destinare il 5 per mille (cioè i famigliari delle vittime). Al fondo di tutela di queste vittime e ai loro famigliari andrebbero garantiti tutti i fondi necessari, 'non un euro di meno', secondo però la fiscalità generale dello Stato".

Un altro rischio poi è di non soddisfare nessuno: dato che i cittadini possono destinare il 5 mille a molte realtà, il rischio è che da un lato, il Fondo per Forze armate e Polizia non raggiunga cifre adeguate a sostenere realmente i bisogni delle famiglie, mentre dall'altro si depaupera in sostegno alle organizzazioni solidali.

Ampliando la platea, prosegue Bertani, "si rischia infatti di coinvolgere sempre più soggetti che non appartengono al Terzo settore, come si è cercato di fare anni fa proponendo il 5 per mille per finanziare l'edilizia scolastica". Scuole, ospedali, educazione e sanità, evidenzia il responsabile, "sono ambiti di competenza pubblica, che vanno finanziati con fondi statali, cioè con le tasse dei cittadini", non con lo strumento particolare del 5 per mille, nato specificamente per finanziare la sussidiarietà del Terzo settore.

La motivazione secondo cui lo Stato non avrebbe fondi a sufficienza, per il vicepresidente di Emergency, non regge: "Negli ultimi due anni - segnati da pandemia e guerra in Ucraina - la spesa militare è aumentata mentre si è ridotta quella per scuola e sanità". Ben 25 miliardi stanziati in armamenti dal governo Draghi, sintomo che "quando serve, le risorse si trovano".

Eppure, proprio l'emergenza pandemica e, negli ultimi mesi, la crisi umanitaria ucraina hanno ricordato ancora una volta quanto il Terzo settore sia importante per il nostro Paese: "Lo Stato ci ha chiesto aiuto e noi continuiamo ancora oggi a intervenire convinti che sia giusto - dice Bertani - ciononostante, si minaccia di togliere fondi e strumenti fondamentali".

Fondi che peraltro sono ormai diventati insufficienti e rischiano di non rappresentare più il 5 per mille destinato per legge al Terzo settore, come le associazioni denunciano: "Lo Stato - continua Bertani di Emergency - impone un tetto massimo al 5 per mille, che ora ammonta a 525 milioni, superato il quale il denaro non viene erogato alle associazioni. Così, di fatto, si violano le scelte dei cittadini contribuenti". Inoltre, "perché non viene permesso ai cittadini che lo desiderino di comunicarci la loro identità così da poterli ringraziare per averci destinato la loro quota di 5 per mille? Eppure esiste anche un parere favorevole del Garante della privacy che consentirebbe di prevedere una modifica della normativa in tal senso".

Le organizzazioni dunque chiedono "maggiore trasparenza: il tetto andrebbe eliminato, come già accade con l'8 per mille alla Chiesa cattolica, consentendo ai destinatari di ricevere l'intera quota dell'Irpef che è stata loro destinata. Infine - conclude Bertani - chiediamo di permettere alle persone di poterci comunicare la loro adesione in modo da poterle ringraziare e tenere aggiornate sulle attività finanziate anche grazie al loro 5 per mille". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)