“Toglietemi tutto, ma non la mia carrozzina”: intervista a Cinzia Chiarini

Imprenditrice appassionata di moda e fashion style, ha deciso di fondare una start up con una mission ambiziosa: rendere la sedia a ruote un vero oggetto del desiderio, grazie a copriruote intercambiabili adatti a tutte le occasioni

“Toglietemi tutto, ma non la mia carrozzina”: intervista a Cinzia Chiarini

PISA - “Mamma, guarda che carrozzina bellissima! Quando per strada un bambino accanto a me, forse tra i cinque e i sei anni, ha parlato così della mia sedia a ruote piena di cuori, ho pensato: a questo dobbiamo arrivare, far sì che le persone si avvicinino alla disabilità senza paura. Questo bambino, infatti, non ha visto la mia sedia, ma solo una donna”. Arrivano nitide da Pontedera (Pisa) le parole e la determinazione di Cinzia Chiarini, con la schiettezza tipica dell’indole toscana. Appassionata da sempre di moda, stile, fashion, oggi è anche imprenditrice grazie alla start up Vanity Wheel che si avvia a partire con la produzione di copriruote colorati. L'ha intervistata, per SuperAbile Inail, la giornalista di Redattore Sociale Sara Mannocci.

Quale percorso di vita l’ha portata a questa idea di impresa?

Ho sempre vissuto accanto allo stile e alla moda. Prima dell’infortunio in auto lavoravo nella tappezzeria di famiglia a Pontedera, a contatto con tessuti, stoffe, colori. Avevo circa 30 anni quando ho perso l’uso delle gambe, nel 1994. Non sopporto che si dica che sono rimasta inchiodata alla sedia, come leggo di frequente quando si parla di disabilità. Comincia anche da questo modo di esprimersi il fare cultura, rifiutando l’idea che l’arrivo della sedia a ruote significhi smettere di vivere, fermarsi. Dopo il primo, inevitabile periodo di smarrimento, in cui si riflette su come andare avanti, ho cambiato l’impostazione della mia vita, sempre pensando alla necessità di fare cultura.

Ha cominciato col dire “toglietemi tutto, ma non la mia carrozzina”, ironizzando sull’onda di un famoso spot di quegli anni...

Sì, erano anche gli anni dei calendari. Ho cominciato con foto inizialmente distribuite tra la rete di amici, poi ho avviato una collaborazione con la Commissione Pari opportunità del Comune di Pontedera realizzando varie campagne di sensibilizzazione. L’intento di fondo è sempre stato uno solo: comunicare a quante più persone possibili che la vita non finisce, nemmeno di fronte ad eventi inaspettati che ne cambiano il percorso. Bisogna continuare a scegliere sempre per la vita.

E diventa più facile, questa scelta, se veicolata attraverso la bellezza.

Senza dubbio. Il progetto Vanity Wheel nasce proprio da questa idea di bellezza trasferita anche alla sedia a ruote. Qualche anno fa ho realizzato, inizialmente senza avere un pensiero preciso sui possibili sviluppi, alcuni disegni di copriruote colorati da applicare alle sedie. L’opportunità di concretizzare questa idea è nata grazie all’amicizia con Michela Trentin, imprenditrice, manager nell’organizzazione e nello sviluppo delle aziende, anche lei come me grande appassionata di moda e stile. Ha visto i disegni e mi ha detto: questo progetto si fa. Abbiamo iniziato a lavorarci in concreto circa due anni fa, prendendo contatti con la scuola di moda Mita di Scandicci, che collabora con noi attraverso gli studenti che mettono a disposizione le loro idee. Adesso potremmo riuscire a partire con la produzione. La gestione di una start up non è una cosa semplice.

Rendere fashion una ruota, si legge nella descrizione dell’iniziativa: è questo il cuore del progetto Vanity Wheel?

Rendere fashion una ruota significa vestire la carrozzina, che è parte di noi stessi, non nasconderla, personalizzarla e sceglierla in base al proprio sentire, allo stato d’animo, al proprio umore. Si tratta, in fondo, di cover come quelle che usiamo abitualmente per i cellulari. Al momento sono presenti già cinque collezioni, come qualunque linea di moda, pensate per donne, uomini, ragazzi, occasioni particolari come il matrimonio. Ciascuna cover è colorata e decorata in base all’idea della linea con rose, gioielli, quadri famosi, graffiti. Lavoriamo con aziende toscane che producono il materiale delle cover, di tipo plastico, e che realizzano le stampe delle decorazioni in base alle nostre ordinazioni. In più, questi copriruote hanno un sistema particolare di aggancio alla sedia che consente di sostituire una cover con un’altra facilmente. Ho in programma una serata in compagnia? Cambio. E scelgo una cover che ritengo più adatta, secondo il mio stile. Ecco il cuore del progetto, essere se stessi attraverso la bellezza e la moda.

Come funzionerà in concreto la produzione?

Grazie alla piattaforma di crowdfunding Eppela, abbiamo già raccolto circa 5mila euro che ci consentiranno di partire con la produzione. Le cover si potranno ordinare attraverso un sito dedicato (vanitywheel.com) a un costo di circa cento euro a coppia. Stiamo concretizzando anche collaborazioni con vari artisti per realizzare disegni particolari, e a breve lanceremo una nuova linea di “accessori accessibili”: penso a guanti, zaini, complementi del proprio stile studiati per facilitare l’autonomia delle persone con disabilità, ma soprattutto belli. Quando si pensa alla disabilità, bisogna stare quanto più possibile lontani dal pietismo, dalla paura e dal brutto, anche se ci riferiamo ad accessori.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)