Trieste: sotto accusa Lorena e Andrea, che aiutano i migranti sulla rotta balcanica

All’alba la polizia ha fatto irruzione nella loro casa, sede dell’associazione Linea D’Ombra. “Indignati e sconcertati, la solidarietà non può essere reato”

Trieste: sotto accusa Lorena e Andrea, che aiutano i migranti sulla rotta balcanica

Questa mattina all’alba la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir a Trieste, sede dell’associazione da loro fondata Linea d’Ombra ODV. Sono stati sequestrati i telefoni personali, oltre ai libri contabili dell’associazione e diversi altri materiali, “alla ricerca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che noi contestiamo, perché utilizzata in modo strumentale per colpire la solidarietà” si legge nel comunicato diffuso dall’associazione.

Lorena e Andrea sono conosciuti da anni per il loro impegno al fianco dei migranti che attraversano la rotta balcanica. 68 anni lei, 83 lui, sempre instancabili nell’aiuto. Anche in questi mesi di pandemia non sono mai mancati all’appuntamento in piazza a Trieste per mendicare le ferite delle persone che varcavano la frontiera col nostro paese. “Quando arrivano sono il fantasma di se stessi - raccontava a Redattore Sociale Lorena Fornasir - vediamo tante ferite sui loro corpi, spesso sono in condizioni terribili, esausti. Non mangiano da giorni, patiti di fame e di sete, perché hanno bevuto acqua solo da pozzanghere a terra. Oggi  la terra di confine è sempre più pericolosa. A Trieste vediamo quelli che riescono ad arrivare, poi ci sono quelli che la polizia rintraccia e che vengono rimandati indietro, per una politica di deportazioni spietata”. Nelle ultime settimane Lorena e Andrea erano anche stati in missione nelle zone di confine tra la Croazia e la Bosnia per portare aiuto alle persone bloccate alla frontiera e nel campo di Lipa. 

Siamo indignati e sconcertati nel constatare che la solidarietà sia vista come un reato dalle forze dell’ordine - continua la nota dell’associazione -.Oggi, in Italia, regalare scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere è un’azione perseguitata più che l’apologia al fascismo, come abbiamo potuto vedere il 24 ottobre scorso sempre in Piazza Libertà. Condanniamo le azioni repressive nei confronti di chi è solidale, chiediamo giustizia e rispetto di quei valori di libertà, dignità ed uguaglianza, scritti nella costituzione, che invece lo Stato tende a dimenticare. Chiediamo la solidarietà di tutta la società civile, per tutte le persone attaccate perché solidali. Sarà nostra premura comunicare informazioni più precise appena ne entreremo in possesso”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)