Un ponte (di maglia) tra Bologna e Johannesburg: i primi 25 anni di Women of Vision

Dal 1996 la famiglia Okeke-Boyers si prende cura dei più fragili di Wesbury, una delle ultime township create dal regime dell’Apartheid. Per arginare le conseguenze della crisi pandemica, il capoluogo emiliano ha avviato una raccolta fondi: in vendita manufatti realizzati ai ferri e all’uncinetto

Un ponte (di maglia) tra Bologna e Johannesburg: i primi 25 anni di Women of Vision

“La storia di Women of Vision è la storia di mia mamma. Si è sposata molto giovane ma, complice una situazione complicata, il divorzio è arrivato presto. Così ha cominciato a studiare e a lavorare fianco a fianco ai servizi sociali. Nel 1996, insieme a mia sorella, ha fondato la ong Women of Vision nel cuore di Wesbury, sobborgo di Johannesburg, una delle ultime township create dal regime dell’Apartheid. Tra i tanti progetti che portano avanti, gestiscono un asilo d’impronta montessoriana che ospita 39 bambini. L’educazione per l’infanzia in Sudafrica non rientra nella scuola dell’obbligo, è solo privata e ha un costo. Il loro obiettivo è quello di offrire un’opportunità ai bambini delle famiglie più disagiate risultato di anni di violenze, faide per il controllo del mercato della droga, enormi problemi economici”. A parlare è Laurell Boyers, origini sudafricane ma bolognese d’adozione. Sua mamma Sophie Okeke e sua sorella Saurell sono le protagoniste di quest’impresa: “Negli anni Novanta moltissimi bambini sono rimasti senza famiglia - racconta -. C’è stata un’epidemia di Aids che ha decimato le famiglie. I più piccoli hanno cominciato a diventare responsabilità o degli anziani della famiglia, o dei fratelli maggiori. In moltissimi hanno cominciato a chiedere aiuto a mia mamma, che non si è mai tirata indietro. Dice sempre: ‘se non lo faccio io, chi si occuperà di loro?’. È così, Women of Vision è oggi punto di riferimento per tutta la comunità”. E, come è facile immaginare, il Covid ha acuito ancora di più i problemi e le relative necessità.

Dal servizio legale all’istruzione, dal supporto psicologico per gli studenti al sostegno alimentare: i fronti su cui questa ong interviene sono molteplici. “La vocazione di mia mamma – che, non ha caso, di secondo fa Charity – è prendersi cura dei più piccoli e degli anziani. Ai bambini vuole mostrare che un mondo diverso è possibile, agli anziani a non smettere di lottare e sperare”. La scuola dell’infanzia garantisce anche un servizio mensa, per molti studenti l’unico pasto completo e sano della giornata, oltre che l’unica alternativa alla strada. Per i ragazzi più grandi è previsto un progetto dedicato soprattutto alle scienze che li occupa tutti i giorni della settimana dalle 14 alle 18. Saurell Boyers gestisce anche una scuola serale dedicata agli adulti che desiderano concludere il percorso scolastico: “Nel 2020 sono state 6 le persone che hanno affrontato l’esame statale finale, per tutte è stato un successo. Tra di loro una nonna di 66 anni che ha concluso l’iter lo stesso giorno del nipotino: ‘Questo corso mi ha cambiato la vita’, ci ha raccontato, ‘non pensavo sarebbe stato possibile’. In generale, molti degli studenti, una volta adulti, scelgono di insegnare nella scuola di Women of Vision, dicono di voler restituire ciò che hanno ricevuto”.

Una volta a settimana i volontari della ong portano nelle case delle famiglie degli studenti e in quelle in cui si registrano le maggiori difficoltà un pacco alimentare: in tutto vengono distribuite circa 120 pacchi con riso, verdure, alimenti salutari di base. A ciò ci affianca, sempre nei locali della scuola, un percorso di istruzione ed educazione alimentare. Ma, come detto, la pandemia ha peggiorato la situazione, mettendo in crisi anche diversi sponsor del progetto che, di conseguenza, hanno scelto di abbandonare. A quel punto, è subentrato l’appoggio bolognese: “Qui in città abbiamo una bella rete – spiega Laurell Boyers –. Ci è capitato di parlare con la proprietaria del Caffè dei gomitoli, il primo Knit Cafè di Bologna. Oltre a soddisfare la gola, gli avventori possono dedicarsi alla loro passione: lavorare a maglia. Il locale ha anche una sezione interamente dedicata all’acquisto di accessori e prodotti di laneria. Da lì l’idea di organizzare una vendita di beneficenza dei prodotti realizzati all’uncinetto o a maglia – magari addobbi natalizi –:il ricavato va interamente a sostenere Women of Vision. Così abbiamo costruito questo ponte tra Bologna e Johannesburg, naturalmente realizzato sferruzzando”. L’iniziativa del Caffè dei gomitoli è stata notata da Michele Fariselli, cantautore bolognese: “Ci ha contattato dicendoci che avrebbe voluto dedicare una canzone a Women of Vision – cosa che ha fatto – coinvolgendo altri musicisti e tecnici della città. ‘

" target="_self">Women of vision (Bologna for Johannesburg)’ è diventata la colonna sonora del foundraising. Mia mamma è rimasta molto sorpresa, stentava a crederci”.

A giorni Women of Vision compirà 25 anni: è stata fondata il 16 dicembre, il Giorno della riconciliazione (Day of reconciliation), festa sudafricana in vigore dal 1995, dopo la fine dell’apartheid, con l’intento di favorire la riconciliazione e l’unità nazionale del Paese, “un giorno dedicato a ricucire e riparare le relazioni più fragili. La mia famiglia l’ha sempre celebrato, anche in vista del Natale”. A proposito di Natale: Sophie Okeke, ogni anno, la mattina del 25 dicembre organizza una colazione per le persone anziane e per le madri. Un momento di relax, con musica e buon cibo, per una quarantina di persone a cui viene anche offerto un dono: “Il Covid ha portato via molte persone di quel bel gruppo. Non solo: quest’anno per il secondo anno consecutivo non si potrà festeggiare insieme. Ma si sta già pensando a un piano B: con ogni probabilità saranno distribuite box natalizie con all’interno qualcosa da mangiare e qualcosa da indossare”.

Al contempo, si guarda al futuro: “La mia famiglia si sta occupando di far fare un salto in avanti alla ong, rendendola più digitale e internazionale. È una grande sfida ma, da sempre, è la missione di mia mamma Sophie”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)