Vaccini, a rischio esclusione i più vulnerabili. Le associazioni scrivono a Speranza

Lettera del Tavolo Immigrazione e Salute al ministro: ecco le misure per raggiungere le persone socialmente fragili. “Una garanzia per tutti, così si riduce il rischio di differenziazione fra Regioni e Asl”

Vaccini, a rischio esclusione i più vulnerabili. Le associazioni scrivono a Speranza

Dal piano di vaccinazione nazionale potrebbero essere escluse le persone vulnerabili e socialmente più fragili. L'impostazione esclusiva di iscrizione tramite piattaforma nazionale e regionale per la prenotazione dal medico di base è infatti un ostacolo discriminante per la popolazione che non ha accesso alle cure, come è già successo in alcune Regioni dove c’è l'obbligo di ricetta dematerializzata e prenotazione on line.

A lanciare l’allarme, in una lettera inviata al ministro della Salute Speranza è il Tavolo Immigrazione e Salute composto da Associazione Studi Giuridici Immigrazione (Asgi), Caritas Italiana, Centro Astalli, Emergency, Intersos, Médecins du Monde, Medici contro la Tortura, Medici per i Diritti Umani (Medu), Medici Senza Frontiere (Msf), Sanità di Frontiera e Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (Simm). Il Tavolo ha elencato anche una serie di raccomandazioni al ministero per riuscire a raggiungere alcune centinaia di migliaia di persone appartenenti a categorie socialmente fragili o che vivono in situazioni che possono essere di ostacolo per l’accesso al piano vaccinale.

Preoccupa, in particolare, la situazione delle persone, italiane e straniere, accolte in strutture collettive, alcune senza documenti o permesso di soggiorno, i cittadini comunitari in condizione di irregolarità amministrativa, i richiedenti asilo che ancora non hanno potuto accedere al servizio pubblico e gli apolidi, nonché i soggetti socialmente fragili che vivono in insediamenti informali o comunque chi non ha il medico di base ed ha difficoltà di accesso al servizio sanitario nazionale. “Tra questi vi sono anche le centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici straniere in fase di regolarizzazione ed in attesa del permesso di soggiorno, per i quali non sempre è stato dato accesso al Servizio Sanitario Nazionale, pur avendone diritto - spiegano i promotori della lettera -. Una delle maggiori difficoltà segnalate al ministero della Salute è la mancanza di documenti per poter accedere di fatto alle prestazioni offerte dal Servizio sanitario pubblico, tra cui in questa fase è cruciale la vaccinazione anti Covid19”.

Il Tavolo ricorda che nelle Faq presenti sul sito dell’Aifa ci sono le indicazioni per effettuare la vaccinazione alle persone (italiane e straniere) in condizioni di fragilità sociale accettando “qualsiasi documento (non necessariamente in corso di validità) che riporti l’identità della persona da vaccinare” e che “In mancanza di un qualsiasi documento verranno registrati i dati anagrafici dichiarati dalla persona e l’indicazione di una eventuale ente/struttura/associazione di riferimento", come comunque sancito dall'articolo 32 della Costituzione italiana e previsto dall'articolo 35 del Testo Unico sull'immigrazione”. 

“Tuttavia il fatto che per prenotare il vaccino bisogna iscriversi tramite piattaforma nazionale/regionale o presso il proprio medico di medicina generale o in altro luogo, tramite il codice fiscale/tessera sanitaria potrebbe essere un ostacolo discriminante per la popolazione socialmente più fragile, come è già successo in alcune Regioni con l'obbligatorietà di ricetta dematerializzata e prenotazione on line” aggiungono le associazioni. Nella lettera le associazioni presentano al Ministero una serie di raccomandazioni per includere nel piano vaccinale le categorie ad oggi a rischio di esclusione.

Tra le proposte il Tavolo Immigrazione e Salute chiede che siano inserite specifiche modalità di inclusione nel Piano Vaccinale Nazionale a favore dei soggetti socialmente fragili, delle persone che vivono in insediamenti informali, dei senza fissa dimora, compresa la popolazione migrante, dei richiedenti asilo, rifugiati e apolidi a prescindere dal proprio status giuridico e delle persone accolte in strutture collettive emergenziali o particolarmente affollate. L’altra proposta è quella di  una "flessibilità" amministrativa, così come indicata dall'Aifa, eventualmente anche mediata da enti locali e/o da organizzazioni dell’associazionismo e del terzo settore, per agevolare la vaccinazione a chi si trova sul territorio nazionale pur non avendo documenti quali tessera sanitaria, documento di identità o codice fiscale prevedendo. Si chiede inoltre che sia valorizzato il ruolo fondamentale dell’associazionismo, il coinvolgimento delle comunità di immigrati e di mediatori culturali al fine di favorire la comunicazione ed identificare le persone affette da particolari fragilità socio sanitarie da sottoporre subito a vaccinazione anche prevedendo, in alcuni casi, un'offerta vaccinale attiva in specifici luoghi di aggregazione (‘medicina di prossimità’), tenendo conto della necessità di garantire il richiamo vaccinale in una popolazione difficile da rintracciare.

“Queste misure possono favorire una migliore e capillare distribuzione del vaccino fra tutta la popolazione presente sul territorio nazionale con una maggiore copertura per una reale garanzia di salute pubblica e riducendo il rischio di differenziazione fra Regioni e Asl circa procedure, modalità e processi a tutela della popolazione più fragile e hard-to-reach” concludono le associazioni, chiedendo al ministero ( che ad oggi non ha ancora risposto alla lettera inviata il 4 febbraio scorso) un confronto e il coinvolgimento attivo del Tavolo Immigrazione e Salute e del Tavolo Asilo su questi rilevanti temi, evitando la "solitudine" organizzativa delle varie strutture d'accoglienza, che hanno dovuto spesso definire in proprio percorsi e procedure per un'accoglienza e gestione in sicurezza. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)