Vaccino e disabilità, quel “codice” che lascia fuori quasi tutti

Denuncia di Nicoletti: “Si potranno vaccinare solo alcune categorie di disabili, di cui il ministero della Salute ha elencato i codici. L’autismo non c’è e Tommy non sarà vaccinato”. Come lui tanti altri restano, per ora, esclusi dal vaccino. Speziale: “Avevamo proposto che requisito fosse la condizione di gravità in base alla legge 104. Ma il ministro non risponde”

Vaccino e disabilità, quel “codice” che lascia fuori quasi tutti

Le richieste si moltiplicano, ma di risposta non c'è traccia: la maggior parte delle persone con disabilità resta di fatto esclusa, per ora, dal vaccino anti-Covid. Come più volte riferito anche su queste pagine e a più voci denunciato da associazioni e famiglie, il Piano vaccinale include tra le categorie prioritarie solo alcune specifiche disabilità (tra cui la sclerosi multipla e la sindrome di Down, per esempio), ma lascia fuori tutte le altre, equiparandole di fatto alle categorie meno a rischio. In altre parole, giovani e sani. E questo, nonostante le dichiarazioni dell'ex commissario per l'emergenza Arcursi, che aveva annunciato la vaccinazione, a partire da febbraio, delle persone con disabilità. Da allora, tante sono le associazioni che hanno sollecitato il ministro Speranza e chiarire e intervenire su quanto previsto per le disabilità nel piano vaccinale, ma nessun risposta finora è pervenuta. E le regioni continuano a muoversi ciascuna col proprio passo: chi vaccina le persone con disabilità nelle strutture residenziali, chi anche quelli che frequentano i centri diurni, chi inizia a vaccinare anche i caregiver (ma solo di determinate categorie) e così via.

Tra i grandi esclusi, ci sono le persone con disabilità intellettiva e, tra queste, i ragazzi con autismo: un autismo spesso così “severo” da rendere impossibile il rispetto delle regole di distanziamento e l'uso dei dispositivi di protezione, ma al tempo stesso necessario e inevitabile il contatto fisico con i caregiver, familiari o operatori che siano.

Tra le tante voci che in questi giorni gridano la propria preoccupazione, c'è quella di Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di un ragazzo con autismo: “Sono giorni che sto girando come una giostra ospite di radio e tv per sostenere la battaglia della certezza vaccinale per le persone disabili – racconta sul suo portale Perniuautistici - Tutto è iniziato con un mio editoriale su La Stampa dove mi chiedevo come mai ci fossero regole così fumose per vaccinare quella che è la fetta di popolazione in assoluto più esposta ai rischi di contagio e, se contagiata, a esiti letali. Mi sono informato per vaccinare Tommy, mi ha detto il medico di base che si potranno vaccinare solo alcune categorie di disabili fisici, motori e psichici di cui la circolare del ministero della Salute ha elencato i codici. L’autismo non c’è Tommy non sarà vaccinato”.

Ma, come lo stesso Nicoletti ha ricordato ancora ieri sera a Piazza Pulita, Tommy è in buona compagnia: “Ho sentito l’amico Vincenzo Falabella, è presidente della Fish diciamo che sotto questa sigla ci sono tre milioni di cittadini italiani disabili, più le loro famiglie, operatori, caregiver. Diciamo una popolazione di 12 milioni di Italiani, più o meno – riferisce - Falabella mi ha detto che anche lui si è accorto di non avere le caratteristiche di disabile motorio che secondo il Ministero può avere priorità di vaccinazione. Eppure ha una lesione alla spina dorsale e si muove con la carrozzina. Ha guardato nel sito della regione Lazio e si è accorto che per lui non è contemplato, anche se è disabile gravissimo”.

Una situazione ben nota al ministero della Salute, che da ormai oltre un mese riceve lettere e sollecitazioni dalle associazioni. Ma nessuno pare abbia finora ricevuto riscontro. Ce lo conferma Roberto Speziale, presidente di Anffas, che pure è in attesa di riscontro dal ministero: “Il problema principale rimane il fatto che nel Piano vaccinale la disabilità, nella sua più ampia accezione, non è stata fatta rientrare dal ministero della salute nelle liste di priorità. Sono state inserite dopo delle patologie e questo sta anche creando problemi nella loro individuazione, perché si è scelto di lavorare per codici. Noi avevamo proposto che fosse sufficiente indicare il possesso della certificazione della legge 104 che, appunto, definisce la grave disabilità. E che, insieme alle persone con disabilità, fossero vaccinati anche i caregiver e gli assistenti. Ma ad oggi non abbiamo avuto alcuna rassicurazione in merito, né alcuna risposta da parte del ministro della Salute. La ministra perle disabilità Stefani, da parte sua, si è attivata per sollecitare il suo collega Speranza ed il commissario Figliuolo, ma sembra che al momento non abbia avuto maggiore fortuna rispetto a noi”.

E il rischio, molto concreto, è che ora le persone con disabilità siano “sorpassate”, nella corsa verso il vaccino, da persone che avrebbero meno urgenza. L'idea di Nicoletti è tra rassegnazione e provocazione, ma quel che ha a cuore è la soluzione: “Una cosa farò, forse è illegale ma nella disperazione ci proverò. Ho 66 anni, è probabile che sarò messo in lista prima io di lui, per certificata vecchiaia. Quando mi chiameranno lo porterò con me e farò vaccinare lui al posto mio. Voglio proprio vedere chi avrà il coraggio d’impedirmelo”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)