Violenza di genere, "il messaggio corretto": coinvolti 150 studenti

Nella scuola Ferrara di Palermo il progetto promosso da Uepe,  cooperativa Nuovi Sviluppi e la Fondazione Progetto Legalità onlus. Abituati a vivere in contesti multiculturali, con nessuna propensione alla discriminazione razziale. Ma i ragazzi raccontano anche disagio e sofferenza

Violenza di genere, "il messaggio corretto": coinvolti 150 studenti

Violenza legata a una cultura di genere improntata al controllo, mancata autodeterminazione nelle scelte, solitudine adolescenziale, difficoltà di piacersi ed accettarsi, problematiche relative alla violenza tra pari e bullismo. Sono situazioni di disagio e di sofferenza raccontate da alcuni dei 150 studenti della scuola Ferrara, nell'ambito del progetto di contrasto alla violenza di genere “Il messaggio corretto”, promosso dalla cooperativa sociale Nuovi Sviluppi, dall’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna della Sicilia e dalla Fondazione Progetto Legalità onlus insieme all’Istituto di Istruzione Superiore Ferrara di Palermo.

Svolto in due anni scolastici, a causa del lockdown, il progetto è stato fortemente voluto dalla scuola e dagli stessi studenti al punto che gli operatori hanno rimodulato il lavoro facendo in modo di incontrare dieci classi, il doppio di quanto previsto inizialmente, per un totale di più di centocinquanta studenti.

Il progetto, ancora in corso, si avvale di classi composte, a volte anche fino al 30%, da minori stranieri che vivono in comunità culturali, tra cui quella bengalese, srilankese, marocchina, ghanese e algerina. Tra gli obiettivi del progetto c'è soprattutto l’importanza di fornire strumenti per ricostruire un messaggio corretto sia nelle relazioni di genere che tra genitori e figli, spesso vittime di quella che si definisce “violenza assistita”.

Dai laboratori e dalle interviste ai ragazzi e alle ragazze emerge che i giovani coinvolti sembrano abituati a vivere in contesti multiculturali già nei quartieri di provenienza con nessuna propensione alla discriminazione razziale. Da parte loro non si è rilevata, inoltre, discriminazione verso le relazioni omosessuali, che sono guardate senza pregiudizi e come possibilità di vivere una relazione affettiva. I pregiudizi verso la figura femminile, invece, relegata a vecchi paradigmi e stereotipi vengono sottolineati soprattutto dalle ragazze, che manifestano il bisogno di essere riconosciute fuori dai cliché.

Come Fondazione - afferma Leonardo Agueci, magistrato in pensione con 40 anni di servizio e da 4 anni presidente della Fondazione Progetto Legalità - siamo impegnati a far comprendere che, nelle vicende penali che incidono fortemente su affetti e rapporti interpersonali, la giustizia vera non può certo esaurirsi in un’azione meccanicamente punitiva ma deve rivolgersi, attraverso un’attenta opera di ascolto, anche a riflettere sulla natura delle relazioni che sono state alla base dei comportamenti violenti e sulle loro conseguenze ed effetti per tutte le persone coinvolte. E gli adolescenti, come sempre quando li si ascolta, hanno dato prova di grande profondità nel capire l’importanza del confronto". "Ai giovani ricordo sempre di partire dall'art.3 della nostra Costituzione che parla di uguaglianza alla base del quale c'è il riconoscimento dei diritti di ogni persona sul piano identitario - continua Leonardo Agueci -. Strettamente conseguenziale a questo è il rispetto per la diversità nella nostra società. Naturalmente, se ci sono violazioni in questo ambito la legge deve intervenire. Il primo valore è, quindi, il rispetto della persona e il secondo è la legalità che interviene in caso di una violazione. Il terzo aspetto è inoltre quello di lavorare nei giovani come 'figli' che devono essere aiutati, in alcuni casi, a recuperare le delicate relazioni familiari dal punto di vista affettivo. In questa prospettiva su questo tema il lavoro sinergico nella scuola, in chiave preventiva e di sensibilizzazione sociale di più competenze insieme, è fondamentale se si vogliono aggiungere risultati significativi per la crescita ed il miglioramento  di tutta la società". 

Nel febbraio 2020 con il coordinamento tecnico-scientifico di Rosanna Provenzano dell’Uepe Sicilia e la Coop Nuovi sviluppi, capofila del progetto, è stato avviato un lavoro di rete per sostenere un approccio culturale interistituzionale sul tema dei maltrattanti come azione di contrasto alla violenza di genere, come raccontato nel video “Il Messaggio Corretto” realizzato da Noemi La Barbera. Quest'ultimo, pubblicato su www.progettolegalita.it e in un report a più voci curato da Eva Lo Jacono che sarà inviato al Dipartimento Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

"Il progetto ha portato avanti una azione di prevenzione alla violenza di genere con il coinvolgimento degli studenti, delle famiglie e dei docenti - spiega Anna Amoroso sociologa per la cooperativa Nuovi sviluppi -. Nello specifico sono stati promossi interventi di comunità, offrendo strumenti alle scuole frequentate dai figli dei maltrattanti, segnalati tramite l’UIEPE – Ministero della Giustizia, per un’azione sinergica verso le famiglie e il tessuto sociale in cui vivono".

"Tramite laboratori di role playing si è simulato l’incontro tra il ruolo del maltrattante e quello della vittima - continua Anna Amoroso -. L’azione di mediazione scolastica ha favorito così la possibilità di esperire il vissuto dell’altro, riconoscere l’errore, sapere chiedere scusa e ridurre il rischio del ripetersi di comportamenti predaci da parte delle figure maschili, non immediatamente riconoscibili e trasmissibili anche inconsapevolmente. A livello istituzionale, il sistema d’istruzione può svolgere un ruolo importante per affrontare la violenza di genere tra gli adolescenti. La scuola è una componente critica nella vita dei giovani ed è uno dei principali contesti in cui si svolge la socializzazione di genere dove i comportamenti verso di sé e verso gli altri vengono modellati e rinforzati". "Durante l’adolescenza in particolare, i giovani cominciano a formare i propri valori e le proprie aspettative nei confronti delle relazioni sociali - aggiunge infine Anna Amoroso -. Le forme di sensibilizzazione e di prevenzione della violenza di genere sono essenziali per garantire ai giovani l’opportunità di esplorare l’impatto dei ruoli di genere 'rigidi' nei confronti della loro identità per sviluppare le conoscenze, le competenze e le attitudini che permetteranno loro di instaurare rapporti sani sulla base dell’uguaglianza e del rispetto. Le giovani donne e giovani uomini, ragazzi e ragazze, necessitano di sistemi di sostegno e luoghi sicuri per sviluppare, infatti, degli atteggiamenti positivi nei confronti delle loro relazioni al fine di respingere valori e credenze che si basano su comportamenti violenti".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)