Welfare di comunità, giovani, cittadinanza: i 10 punti del manifesto della società civile

Proposte concrete da inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nella transizione ecologica: il contributo della Rete “Per un Nuovo Welfare”. "La società civile sia ascoltata e non relegata alla semplice funzione di manodopera delle istanze sociali del Paese"

Welfare di comunità, giovani, cittadinanza: i 10 punti del manifesto della società civile

Dieci punti, che raccolgono una serie di proposte concrete da inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nella transizione ecologica, su welfare di prossimità, politiche giovanili e diritti di cittadinanza. E' il Manifesto di “Per un Nuovo Welfare” , contributo, sottoposto con una lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri Andrea Orlando, Roberto Speranza, Marta Cartabia, Patrizio Bianchi, Mara Carfagna, alle Commissioni Affari Sociali e Affari Costituzionali di Camera e Senato, dalla Rete “Per un nuovo Welfare”, che raccoglie le oltre cento associazioni e enti che hanno sottoscritto il 17 aprile 2020 l’Appello della Società Civile per la Ricostruzione di un Welfare a misura di tutte le persone e dei territori.

Partendo dall'idea di "ricostruzione sociale" emersa dal  discorso di Draghi al Senato, la Rete chiede di "essere ascoltata per fare la propria parte". "Ci rivolgiamo a Lei – si legge nel Manifesto – perché ancora una volta la società civile sia ascoltata e non relegata alla semplice funzione di manodopera delle istanze sociali del Paese. Anche questa volta siamo pronti a fare la nostra parte e ci rimettiamo a Lei perché questo capitale sociale possa essere parte sostanziale della strategia di Ripresa e di Resilienza del Paese, a partire dalla principale attenzione alla costruzione e promozione di una Next Generation in una nazione abitata da più cittadini di età over sessantacinque che da giovani under quindici e dove ancora pervicacemente si nega il diritto di cittadinanza a chi è nato e vive in Italia".
Ecco i dieci punti del Manifesto:

  1. Rafforzare e qualificare il sistema sanitario nazionale pubblico ed universale ridisegnando e potenziando la rete della medicina territoriale, i servizi socio sanitari di prossimità. Completare la riforma dei Budget di Salute e delle Case della Salute/Case della Comunità come principale forma del welfare di prossimità, riconvertendo il sistema delle rette della sanità privata in un sistema di co-progettazione personalizzata capace di incidere sulle determinanti sociali della salute. Dopo la débâcle delle RSA è il momento passare da una logica dei “posti letto” ad una cultura del caregiving, anche attraverso un vero investimento a favore dell’accoglienza diffusa delle persone anziane e la mobilitazione proattiva degli anziani a favore del welfare e dell’ecologia integrale, anche nella forma del “servizio civile degli anziani”.
  2. Riformare il Reddito di Cittadinanza, anche in considerazione del fallimento del sistema dei navigator. In particolare, “Per un Nuovo Welfare” propone con forza e convinzione la forma dei Patti per l’Imprenditoria Civile promuovendo la sinergia tra diversi strumenti di inclusione e di sviluppo come il Microcredito, Resto al Sud, i Piani di Sviluppo Rurale e la difesa dei Piccoli Comuni, gli incentivi alla Cooperazione di Comunità.
  3. Riprendere il cammino interrotto nel 2018 di riforma dell'ordinamento penitenziario. La Riforma Orlando prevedeva in sostanza un ribaltamento della pena che la società civile sostiene ampiamente e da tempo: la pena detentiva nelle case circondariali come misura “residuale”, rispetto alle misure penali alternative, che dovrebbero costituire la principale forma di esecuzione penale personalizzata.
  4. Riprendere il cammino verso il riconoscimento dello Ius Soli e dello Ius Culturae. Urge rilanciare l’accoglienza diffusa del SAI, Sistemi di Accoglienza ed Integrazione, che oggi coinvolgono solo 1.100 sugli 8.000 Comuni italiani.
  5. Sostenere la Comunità Educante con importanti finanziamenti per i Patti Educativi territoriali, i Budget Educativi e l’integrazione scolastica degli alunni stranieri come principali strumenti di contrasto alla povertà educativa. Urgono strumenti di co-progettazione formativa ed educativa che diano valore al capitale sociale del paese. Occorre uscire quanto prima dalla logica della “formazione a progetti” che allarga lo iato tra i primi della classe e gli ultimi, investendo sulle leve comunitarie e sugli ambienti di vita.
  6. Sostenere le filiere corte, l’agricoltura biologica, sociale ed inclusiva e i sistemi agricoli che creano coesione sociale nei territori in declino demografico ed economico; finanziare il welfare rurale differenziandolo dal welfare urbano e metropolitano.
  7. Riconoscere il valore economico dei servizi ecosistemici di cui alla legge Borghi per i piccoli Comuni e le Aree interne.
  8. Investire sulle fonti rinnovabili favorendo l’abbattimento dei costi di consumo di energia, soprattutto per l’edilizia pubblica e la residenzialità popolare, andando oltre le forme di investimenti a favore delle imprese, garantendo il beneficio in bolletta direttamente al cittadino virtuoso; finanziare i piani di mobilità sostenibile urbana dei piccoli e medi comuni, anche se in dissesto, con fondi dedicati.
  9. Avviare una graduale riduzione delle spese militari e la riconversione a fini civili delle industrie che producono armamenti (specialmente se a controllo statale). Sarebbe poi necessaria l'istituzione del Ministero della Pace per la diffusione di una cultura di pace per prevenire la violenza e dare voce ai cittadini e ai gruppi che ogni giorno costruiscono la Pace attraverso un impegno costante per la promozione delle libertà fondamentali e dei diritti internazionalmente riconosciuti.
  10. Investire nell’educazione alla pace e nella difesa non violenta della Patria appostando nel PNRR il doppio degli attuali fondi dedicati al Servizio Civile Universale affinché il Servizio civile sia davvero un diritto esigibile universalmente da chi ne fa richiesta: anche quest’anno sono stati circa 70 mila i giovani che avevano fatto domanda a cui è stato detto no per mancanza di budget. In 10 anni è stata respinta la voglia di impegno di almeno 600mila giovani. L'Italia non può permettersi un simile spreco in coesione sociale.

Il 17 aprile 2020 la Rete “Per un Nuovo Welfare”, aveva trasmesso al Governo Conte l’Appello della Società Civile per la Ricostruzione di un Welfare a misura di tutte le persone e dei territori. Aveva chiesto all’allora Presidente Giuseppe Conte di “riconoscere un ruolo ai presìdi locali del nostro Capitale Sociale attivando in tutti i Comuni percorsi personalizzati, familiari e territoriali, percorsi in cui il Terzo Settore venga coinvolto nella progettazione sociale territoriale attraverso piani strategici territoriali e misure personalizzate” ribadendo che “la crisi si annuncia tale che non basterà la semplice distribuzione di beni materiali affidata al Terzo Settore, occorrerà parlare di riconversione e ricostruzione delle nostre economie globali e locali”.

Dopo il lancio dell’Appello, la Rete “Per un Nuovo Welfare” ha lavorato alla stesura di sette position paper, racchiusi nell’Istant book Per un Nuovo Welfare. Le proposte della Società civile, edito dalla rivista Vita Non Profit, presentati ai tavoli di Governo nazionali e regionali, ottenendo che:  il Decreto Rilancio varasse per la prima volta una normativa nazionale sui Budget di salute grazie alle audizioni della Rete nella commissione competente della Camera dei Deputati. Conseguentemente sono fossero attivati diversi tavoli regionali sulla stessa materia; fosse presentata al Governo la strategia dei Patti educativi territoriali e dei Budget Educativi, che oggi sono attivi in diverse realtà italiane, come metodo innovativo per contrastare la povertà educativa in forma comunitaria e personalizzata; fossero presentati i Patti per l’Imprenditoria civile, che completano i percorsi previsti nella misura del Reddito di Cittadinanza; i richiedenti asilo rientrassero nei sistemi pubblici di accoglienza ed integrazione da cui erano usciti a seguito dei “Decreti Sicurezza” del 2018 e 2019; il Servizio Civile Universale, che era stato ridotto ai minimi termini, fosse potenziato;  l’accoglienza diffusa e l’incremento residenziale nei comuni a rischio spopolamento fossero inseriti nelle leve del rilancio del paese; si plaudisse al rifinanziamento e potenziamento della misura “Resto al Sud”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)