La storia di Valdobbiadene

Terra natale di san Venanzio Fortunato, è legata alla diocesi di Padova fin dal Medioevo. L'attuale chiesa, in stile neoclassico, è frutto dei lavori di restauro di fine Settecento e dei successivi interventi ottocenteschi. Gravemente danneggiata durante la Grande guerra, fu però ripristinata in breve tempo.

La storia di Valdobbiadene

Valdobbiadene, o Duplavenis, terra natale di san Venanzio Fortunato, venne configurata nel 1116 dall’imperatore Enrico V che la prese sotto la sua protezione e ne determinò i confini.
Nel 1155 papa Adriano IV, come per Romano e Solagna, confermò al vescovo di Padova la proprietà dei beni e la giurisdizione ecclesiastica sulla pieve, per assicurarla contro le prepotenze dei signori locali, in particolare degli Ezzelini.
Dobladinum è citata invece nella divisione dei beni tra i figli di Ezzelino II, e venne assegnata a Ezzelino III per poi passare a Treviso.
La decima papale del 1297 elenca la pieve di Santa Maria “de Dobladino” tra quelle della diocesi di Padova e vi dipendevano le chiese di San Vito, Santo Stefano, San Biagio di Steva, San Michele di Bigolino e Santa Margherita di Bigolino. Inoltre vi erano gli ospizi di San Prosdocimo e di San Martino e il monastero delle Benedettine di Santo Spirito.

La chiesa di Santa Maria Assunta, visitata dal vescovo Barozzi nel 1488, aveva otto altari, tre navate e la copertura in parte nuova e bellissima, in parte fatiscente.
La struttura risultava piuttosto oscura e mal disposta all’interno, perciò il vescovo ne ordinò il restauro.

La nuova chiesa, ricostruita a navata unica, venne quindi consacrata l’11 luglio 1529 dal vescovo Girolamo De Sanctis.
Nel 1571 il vescovo Ormaneto trovò la chiesa con sette altari e il campanile che in seguito (1743-1767) venne sostituito da una torre alta 70 metri, a cui fu aggiunta la cuspide nel 1810.
Un’iscrizione all’ingresso della sacrestia ricorda il lavoro di restauro attuato tra il 1790-99, da cui la chiesa uscì completamente rinnovata, a navata unica, in stile neoclassico, con cinque altari. Nel 1816 il vescovo Scipione Dondi dall’Orologio la consacrò. Tra il 1825 e il 1840 fu aggiunto l’atrio in stile dorico e nel 1849 il pavimento in marmo.

La prima guerra mondiale danneggiò gravemente la chiesa, che in breve tempo venne però restaurata.

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