Le opere d'arte di Valdobbiadene

Il duomo di Valdobbiadene è ricco di opere d’arte che spaziano dal Cinquecento al Novecento, tra cui spiccano la “pala grande” dedicata all’Assunta, una delle più importanti opere di Francesco da Conegliano, detto il Beccaruzzo, e la pala del trevigiano Paris Bordon, uno dei più brillanti allievi di Tiziano, che ritrae la Madonna con Gesù bambino in trono, san Sebastiano e san Rocco.

Le opere d'arte di Valdobbiadene

Il duomo di Valdobbiadene è ricco di opere d’arte che spaziano dal Cinquecento al Novecento, e altre ve ne sarebbero che sono andate perdute negli anni, anche a causa degli eventi bellici.
La “pala grande” dedicata all’Assunta è una delle più importanti opere di Francesco da Conegliano, detto il Beccaruzzo, che la eseguì agli inizi del Cinquecento. Altrettanto preziosa è la pala, databile agli anni 1535-1543, del trevigiano Paris Bordon, uno dei più brillanti allievi di Tiziano, che ritrae la Madonna con Gesù bambino in trono, san Sebastiano e san Rocco.

L’altare di San Giovanni battista, all’interno della chiesa arcipretale di Valdobbiadene, è ornato da un pregevole dipinto tardo cinquecentesco firmato da Palma il Giovane e raffigurante i Santi Giovanni battista, Girolamo e Antonio abate. La tela che accomuna i tre santi penitenti del deserto appare in stretta relazione con quella dei Santi Agostino e Domenico realizzata dallo stesso autore a Traù in Dalmazia nel 1599.

Il ciborio cinquecentesco dell’antico altare maggiore è stato riutilizzato per ornare l’attuale altare della Madonna. Nella visita pastorale del 1633 il tabernacolo viene descritto come ornato da varie statue di bronzo dorato, doratura che andò perduta quando i bronzi furono inviati in luogo “sicuro” per proteggerli dai bombardamenti della grande guerra.
Alla serie appartiene una elegante scultura raffigurante l’allegoria della Fede che è stata variamente attribuita ad Alessandro Vittoria, Camillo Mazza e Annibale Fontana.

Nella canonica di Valdobbiadene si conserva un vivido ritratto del cardinale Gregorio Barbarigo, che fu eseguito da una giovanissima Rosalba Carriera nel 1694 in occasione dell’ultima visita pastorale effettuata dal prelato nella città trevigiana. Il ritratto fu donato alla parrocchia da Alessandro Dalla Costa nel 1891.

Porta la firma della pittrice Rosa Bortolan il dipinto con San Venanzio Fortunato risalente al 1856 che in passato ornava l’altare a lui dedicato. Gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale, fu sostituito con un dipinto di analogo soggetto di Ubaldo Oppi, per essere poi ricollocato in chiesa dopo un intervento di restauro avvenuto nel 1969.

Il presbiterio è ornato da una serie di dipinti realizzati dall’artista emiliano Carmelo Puzzolo. Eseguiti a tempera su tela nel 1969, sono inseriti all’interno di cornici in stucco.

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