Arancia blu

 i dati del Rapporto Rifiuti speciali 2023 elaborato da ISPRA mettono in luce che dopo il fermo delle attività economiche dovuto alla crisi pandemica, nel 2021 si registra una crescita significativa nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunge 165 milioni di tonnellateL’aumento del 12,2% corrisponde a circa 18 milioni di tonnellate. La ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi segna un aumento dei rifiuti generati dalle attività produttive.

Un monitoraggio effettuato da ISPRA, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, su 12 fiumi italiani ha mostrato che il 35% circa degli oggetti dispersi nei fiumi sono di plastica monouso. 

Dal 1998 l’Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali e nel 2021, i cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni per l’ambiente per il 51,5% degli italiani). Segue l’inquinamento dell’aria, la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti, l’inquinamento delle acque, l’effetto serra e il buco nell’ozono. Preoccupa meno la rovina del paesaggio, percepita in modo crescente nelle regioni con vocazione turistica come Veneto, Trentino-Alto Adige, Marche, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia.

I dati di ISPRA sulla crescita del consumo di suolo sono più che allarmanti per il Veneto, Regione che registra nell’ultimo anno un incremento netto di suolo consumato pari a 685 ettari. Dati puntuali e verificati che dovrebbero mettere in guardia rispetto ad un meccanismo di crescita dell'espansione urbana e infrastrutturale che appare del tutto indifferente alla legge “contro il consumo di suolo” voluta ed approvata dalla Regione Veneto ormai 5 anni fa. 

“Mare Monstrum”, il dossier di Legambiente che denuncia i principali fattori di pressione illegale sull’ecosistema marino del nostro Paese, ci mostra  una fotografia desolante che fa dall’abusivismo edilizio alla pesca illegale.

Nonostante le molte proteste da parte degli ambientalisti - non solo - il Parlamento europeo ha respinto la mozione contro l'inclusione del gas e del nucleare tra le attività economiche eco-sostenibili. Questo l'esito del voto: 278 deputati hanno votato a favore del veto, 328 contro e 33 si sono astenuti. Se anche il Consiglio non respinge la mozione, l'atto delegato sulla tassonomia entrerà in vigore il 1° gennaio 2023.

Prezzi dell'energia alle stelle e le fonti rinnovabili restano al palo. Così la lotta ai cambiamenti climatici si affievolisce. Lo denunciano gli ambientalisti contrari alla decisione dell'esecutivo europeo di considerare gas e nucleare "energie verdi".

Inquinamento atmosferico alle stelle e semaforo arancione e rosso per tre milioni di veneti. Per la qualità dell’aria l’inizio del 2022 risulta peggiore rispetto al 2021 e gli sforamenti dei livelli degli inquinanti vengono mediamente registrati un giorno si e uno no. Alla fine del primo mese dell’anno le centraline Arpav per il rilevamento della qualità dell’aria sono già sotto stress. Un danno enorme per la salute di tutti e anche per le nostre tasche: per gli abitanti di Padova, Venezia, Verona, Treviso e Vicenza il costo sociale medio dovuto all'inquinamento supera i 2000 euro pro capite con una incidenza media sul PIL del 6,4%.

Il dossier di Greenpeace Italia “Missioni militari per proteggere gli interessi dell’industria del petrolio e del gas. Come le risorse della difesa europea finiscono per aggravare la crisi climatica”, sintesi del rapporto europeo “The sirens of oil and gas in the age of climate crisis: europe ́s military missions to protect fossil fuel interests” mostra come «la maggior parte della spesa italiana per le missioni militari è ancora destinata a operazioni a tutela delle fonti fossili» a contraddire quanto dichiarato e sottoscritto a livello internazionale per contrastare i cambiamenti climatici.

Alpi sempre più fragili, vulnerabili e instabili a causa della crisi climatica e del riscaldamento globale. Due gli indicatori che testimoniano quanto ormai sta accadendo ad alta quota: l'aumento ad un ritmo sempre più accelerato della fusione dei ghiacciai che stanno perdendo superficie e spessore, frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli. E l’aumento di frane, valanghe di roccia e di ghiaccio e colate detritiche da aree deglaciate dovuto principalmente dalla riduzione dell'estensione e della durata del manto nevoso, dalla riduzione dell'area e dello spessore dei ghiacciai e nella degradazione del permafrost. È quanto denunciano Legambiente e il Comitato Glaciologico Italiano (CGI), che alla vigilia della giornata internazionale della Montagna nel report finale di Carovana dei ghiacciai in cui fanno il punto sullo stato di salute sulle montagne italiane, concentrando l’attenzione sulle Alpi.

Domenica 31 ottobre si apre a Glasgow la Cop26, la Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici: che si concluderà il 12 novembre. I primi due giorni il confronto saà tra 120 capi di Stato e di governo, poi al lavoro ci saranno le delegazioni dei singoli Paesi. Due i temi principali sul tappeto: come contenere l’innalzamento della temperatura media globale entro 1,5 gradi e il finanziamento da 100 miliardi per aiutare la riconversione economica dei Paesi più poveri.

Il superamento dei limiti per il PM10 potrebbe comportare per l’Italia una multa miliardaria per inadempienza da pagare alla Commissione europea stimata tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro, e da qui è partita l’analisi della conferenza di Mid Term del progetto europeo Life PrePair, dedicato a sviluppare e monitorare misure di mitigazione dell’inquinamento atmosferico nel bacino padano che ha visto la partecipazione all’ambiente delle Regioni padane.

È un happy end quello di questa estate "tartafriendly". Ieri notte è iniziata la schiusa nel nido di tartarughe Caretta caretta a Jesolo e sempre ieri si è scoperto un altro nido - uova già schiuse - nel delta del Po, eventi positivi sia per le coste del nord  Adriatico, sia per la salvaguardia di questa specie a rischio.

La Marmolada si consuma troppo velocemente. La conferma arriva dalle misurazioni annuali condotte sulla fronte del ghiacciaio da geografi e glaciologi dell’Università di Padova: sui 9 segnali frontali si registra un arretramento medio di oltre 6 metri rispetto allo scorso anno, il volume perduto in cent’anni arriva quasi al 90%. Per sensibilizzare sul problema  il museo di Geografia dell'Università di Padova dal 2019 porta avanti l’iniziativa “Misuriamo assieme il ghiacciaio della Marmolada”.