Arancia blu

PM10 di nuovo alle stelle. Padova ha di nuovo superato il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo d’aria di PM10 e in due delle cinque stazioni di rilevamento Arpav di Padova è stato già raggiunto il limite di legge annuale del Pm10. Dall'inizio dell’anno nelle centraline di Arcella e Viale internato Ignoto sono stati registrati 35 giorni di superamento del limite giornaliero; in  quella  di via Carli e Granze 34 e alla Mandria 33 giorni.

Il 2020 è il ventesimo anno consecutivo in cui Padova è fuorilegge per l'aria che respiriamo e il limite annuale viene superato sempre prima: lo scorso anno il limite fu raggiunto il 1 marzo, due anni fa il 26 marzo. Dati che, per Legambiente, non indicano emergenza, ma una drammatica realtà: «Quella delle 60.000 morti premature all'anno in Italia certificate dall'Agenzia europea per l’ambiente».

Arriva il vento e respiriamo un po’ meglio ma questa camera a gas a cielo aperto che è ormai diventata la pianura padana avrebbe bisogno di ben altro. Tre giorni di bassa pressione e scatta l’allarme in tutto il Veneto. Si salva solo Belluno grazie alla posizione.  Oggi il bollino rosso riguarda non solo le città - Vicenza, Treviso, Padova, Rovigo - ma anche Cittadella, Este, Castelfranco, Mirano, San Bonifacio; bollino giallo per Cinto Euganeo e Monselice. E poi ci sono i paesi dove l’allarma non scatta perché la gente vive in campagna e la macchina, si sa, è indispensabile così i sindaci non se la sentono di lanciare lo stop almeno ai mezzi più inquinanti.

Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica. È il senso del Manifesto di Assisi, un documento che ha già raccolto oltre 1700 adesioni. Il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, l’economista Stefano Zamagni, ha raccontato in un’intervista a “Vatican News” come il Manifesto rappresenti una sfida che richiama il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali, assieme a quelle del mondo economico e produttivo e dei cittadini, nella direzione indicata dall’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.

Davos. Si poteva fare di più. Si poteva fare meglio e diversamente. Una immagine dall’ultima mattina del Forum può diventare il simbolo dell’auspicabile rotta futura: il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che si confronta con quattro del centinaio di giovani “global shapers”, che sono stati invitati a Davos e che hanno disseminato, lontano dai riflettori su cui l’informazione si è concentrata, le loro idee, le loro esperienze concrete sul campo e la loro voglia di cambiamento. Nel mondo, secondo dati Onu, ce ne sono 11mila di questi giovani.

A Davos l'appello di Greta Thunberg, ispiratrice del movimento 'Fridays for future’: Al mondo restano soltanto otto anni per cercare di mantenere l'aumento delle temperature al di sotto di 1 grado e mezzo. Le temperature medie odierne sono di circa 1,1 gradi al di sopra delle temperature pre-industriali, secondo dati delle Nazioni Unite. Il loro aumento sta causando fenomeni climatici estremi come ondate di caldo, incendi, innalzamento dei livelli del mare.

Un territorio sempre più fragile e povero per colpa del consumo di suolo e  il Veneto è la regione in cui si costruisce di più.Nelle aree urbane ad alta densità solo nel 2018 abbiamo perso 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. Ma il consumo di suolo cresce anche nelle aree protette e nelle campagne: negli ultimi sei anni l'Italia ha perso superfici che erano in grado di produrre tre milioni di quintali di prodotti agricoli.  L’incremento del consumo di suolo è un problema che riguarda prevalentemente le regioni del Nord (53,4%) e meno quelle del sud (20,6%). Veneto e Lombardia, da sole, incidono per il 30% sul dato nazionale di crescita di superfici urbanizzate. 

Duro il giudizio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sul contributo umano ai cambiamenti climatici espresso in occasione della cerimonia per Lisbona capitale verde d'Europa per il 2020: «L’umanità sta combattendo una guerra suicida contro la natura che reagisce e risponde con uragani, incendi e gravi siccità in molte regioni del mondo» ma l'azione dell'uomo "distruggerà l’umanità e la possibilità di vivere sulla terra». Lisbona è stata valutata sulla base di dodici indicatori quali: l’attenuazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la mobilità urbana sostenibile, l’uso sostenibile del suolo, la presenza della natura e della biodiversità e la qualità dell’aria.

Mentre il vulcano Taal continua a eruttare a soli 100 km dalla capitale delle Filippine, Manila, si stima che più di 20mila bambini, che vivono nella zona a rischio identificata dal governo filippino, siano stati evacuati dalle loro case. Sono almeno 15mila le persone fuggite dai territori vicini al vulcano e nella provincia di Batangas sono stati predisposti i principali centri di evacuazione. 

Un pezzo di Australia brucia da settembre e ad oggi il bilancio degli incendi è di 26 morti, 10 milioni di ettari distrutti, 2000 abitazioni in cenere, un miliardo di animali vittime tra cui migliaia di koala insieme a "canguri, wallaby, petauri, potoroo e uccelli melifagi” denuncia il WWF, mentre il fumo ha raggiunto il Sud America - Cile, Argentina, Brasile - viaggiando per 12mila chilometri. Colpito soprattutto lo stato del Nuovo Galles del Sud, nella costa nord-orientale. Un dramma e gli scienziati sostengono che questa ondata di incendi boschivi è assolutamente eccezionale e correlata al climate change anche se i politici conservatori australiano lo negano: « «La siccità è un evento periodico naturale, ma il fatto che questa sia la peggiore siccità mai registrata in Australia e che nel 2019 abbiamo infranto più volte i record assoluti delle temperature è un’indicazione abbastanza inequivocabile che i cambiamenti climatici hanno peggiorato la situazione», ha dichiarato Owen Price dell’Università di Wollongong.

Nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici intensi ed estremi dovuti ai cambiamenti climatici. Così nel 2019 in Italia si sono registrati 157 eventi estremi in cui hanno perso la vita 42 persone. Un bilancio in crescita rispetto a quello del 2018 che aveva registrato 32 vittime e 148 eventi estremiIl 2019 è stato caratterizzato da 85 casi di allagamenti da piogge intense; 54 i casi di danni da trombe d’aria (41 nel 2018), 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni fluviali. 

Per il 2020 gli italiani vogliono impegnarsi di più per cambiare i propri stili di vita. Almeno così risulta dal sondaggio condotto da Nomisma e Coop su un campione di mille persone. Il 68% afferma che si prenderà più cura di sé, il 65% si ripromette di ridurre l'uso della plastica, il 64% di sprecare di menoo il 63% camminerà di più a piedi.  «Clima, ambiente e sostenibilità, sono queste le tre parole che per gli italiani caratterizzeranno il 2020, sulla scia dei nuovi valori imposti dai ragazzi della Generazione Greta al resto della società italiana», si legge nel rapporto di Coop-Nomisma.

Sulle tracce dei ghiacciai è una mostra davvero imperdibile. Allestita al Museo Civico di Bassano del Grappa fino al 17 febbraio 2020, la mostra fotografica racconta il progetto del fotografo Fabiano Ventura che documenta gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai più importanti della Terra. Sulle tracce dei ghiacciai coniuga comparazione fotografica e ricerca scientifica illustrando  le cinque spedizioni del progetto e grazie anche al confronto diretto tra fotografie storiche e moderne emerge l’urgenza di un’azione che inverta la rotta se vogliamo un pianeta da vivere.

L'hanno allungata di due giorni, ma la Cop25 a Madrid non ha portato nessun risultato concreto. Eppure le aspettative erano molto alte da parte dei cittadini che di fronte all'evidenza dei cambiamenti climatici stanno manifestando a livello mondiale. L'attivismo di Greta Thunberg, gli scioperi mondiali, le proteste dei Paesi colpiti da fenomeni meteo violenti non hanno scalfito la scelta dei Paesi più inquinanti di non mettere in discussione i propri comportamenti.

Oltre mezzo miliardo di bambini (503 milioni secondo le stime) vivono in zone ad altissimo rischio di inondazioni a causa di eventi meteorologici estremi. 160 milioni di bambini vivono in zone con alti livelli di siccità ed entro il 2040 un bambino su 4 vivrà in zone di estremo stress idrico. 300 milioni di bambini respirano aria tossica - fra loro, 17 milioni di neonati. È la denuncia dell'Unicef alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici COP25, in corso in questi giorni a Madrid. Inoltre il nuovo rapporto Unicef/serie Child Alert "Children Uprooted in the Caribbean: How stronger hurricanes linked to a changing climate are driving child displacement", sottolinea che circa 761 mila bambini sono sfollati internamente a causa delle tempeste nei Caraibi tra il 2014 e il 2018 - il periodo di cinque anni più caldo mai registrato. Si tratta di un aumento di quasi 600 mila bambini, rispetto ai 175 mila minori sfollati nel quinquennio precedente, dal 2009 al 2013.

Un nuovo rapporto Oxfam denuncia che oltre 20 milioni di persone all’anno sono costrette nei paesi più poveri ad abbandonare le proprie case a causa di catastrofi naturali. Le catastrofi naturali alimentate dall’impatto del cambiamento climatico sono la prima causa al mondo di migrazioni forzate all’interno di paesi spesso già poverissimi o dilaniati da conflitti. Negli ultimi 10 anni sono aumentate di 5 volte e hanno costretto oltre 20 milioni di persone ogni anno, 1 persona ogni 2 secondi, a lasciare le proprie case per trovare salvezza altrove.