Coronavirus e inquinamento

Sarà stato il vento, sarà stata la pioggia, sarà stato l’effetto paralizzante del coronavirus ma pare che, almeno nelle zone meno urbanizzate della pianura padana, polveri sottili e pm10 siano un po’ calati.  Quello che è certo è che la Cina ha “beneficiato” delle restizioni imposte per contenere il coronavirus: dai dati a disposizione della Nasa e dell’ESA (agenzia Europea), l’inquinamento industriale e civile prodotto da combustibili fossili, da riscaldamento e da autoveicoli, si è drasticamente ridotto. Chissà da noi come inciderà il fermo di 15 giorni di molte attività che comportano soprattutto lo spostamento: chiuse scuole, chiese e biblioteche, niente cinema e teatro, niente stadio ed entrate ai musei (forse) contingentate.

Coronavirus e inquinamento
Una serie di indicatori nella terza settimana di febbraio confermano che la domanda di elettricità e la produzione industriale cinese sono molto al di sotto dei livelli abituali. Risulta, infatti, al minimo da quattro anni l’utilizzo di carbone nelle centrali elettriche; i tassi di funzionamento delle raffinerie di petrolio nella provincia di Shandong sono al livello più basso dal 2015 così come la produzione di manufatti in acciaio; i voli nazionali sono scesi fino al 70% rispetto a gennaio 2020; i livelli di inquinamento...