La Vergine di Cismon del Grappa: secoli di venerazione passati per la guerra

Cismon del Grappa, Vergine con il Bambino, statua lignea verosimilmente tardoquattrocentesca, che la tradizione farebbe risalire all’ottavo secolo.

La Vergine di Cismon del Grappa: secoli di venerazione passati per la guerra

La tradizione vuole che la statua della Madonna del Pedancino, venerata a Cismon del Grappa, risalga all’ottavo secolo e sia fuggita alla persecuzione iconoclasta dell’imperatore di Costantinopoli Leone III Isaurico del 726. Giunta miracolosamente su un biancospino cresciuto sulle sponde del torrente Cismon, ai piedi del monte Incino, fu ritrovata da un pastorello sordomuto, subito guarito, e collocata su un capitello eretto nei pressi del luogo del ritrovamento.

Di fronte ad esso si sarebbe fermato a pregare anche papa Leone III diretto in Germania nell’813.

All’inizio del Quattrocento il capitello fu trasformato in un piccolo oratorio che in quello stesso secolo fu inondato da una piena del Brenta, ma senza riportare danni. Il 18 agosto 1748 un’altra brentana strappò la statua della Madonna dalla sua nicchia trascinandola fino a Friola di Pozzoleone, più di trenta chilometri a valle, ma senza “torcerle un capello”: fu recuperata intatta.

Nel 1917, dopo Caporetto, gli abitanti di Cismon dovettero andare profughi fino a Giarre, in Sicilia, e lì li seguì la loro Madonna, che era andata perduta durante il viaggio, ma fu ritrovata a Milano dal parroco don Vittorio Lazzarotto.

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