Inchieste

Gli studiosi hanno iniziato a chiamarla la "città infinita". Il Censis, a proposito dell'area che comprende Padova, Treviso e Vicenza, ha parlato di "regione urbana". Una cosa è certa: i vecchi confini non servono più, e nella vita quotidiana nemmeno lo notiamo più. Ma con cosa sostituirli? E che profilo presenta oggi l'area centrale del Veneto, quella che dalla pedemontana arriva alla laguna. Proviamo a capirlo insieme, in un viaggio in 10 tappe a cavallo tra presente e futuro.

Nel 2015, il Censis ha individuato nel cuore del Veneto una “regione urbana” lungo l’asse Padova, Treviso, Vicenza fino a lambire Venezia. Si può parlare di città infinità, dunque? La prima puntata della nostra inchiesta, in viaggio tra il Veneto di oggi e il Veneto che verrà.

Seconda tappa del nostro viaggio nel cuore di una regione che nasconde indubbie potenzialità e coltiva ambizioni europee. Ma che non ha ancora saputo dare loro una forma compiuta. Antonio Gesualdi, giornalista e ricercatore, analizza le radici di una terra alla ricerca mai soddisfatta di una propria fisionomia.

Un’economia da ripensare Stefano Righi, giornalista economico del Corriere della sera, riflette sui limiti del sistema manifatturiero e sulle direzioni da intraprendere per uscire dalla crisi. Distretti tra rilancio e declino: erano uno dei vanti dell’economia veneta, ma non tutti sono rimasti in piedi. Ce l’ha fatta chi ha investito in innovazione, e ricerca di nuovi mercati. Altrove, vedi il mobile di Casale di Scodosia, si contano i capannoni vuoti.

L'area centrale del Veneto è caratterizzata dalla dispersione urbana, un modello nato negli anni Settanta e che ha portato sempre più a perdere i confini tra campagna e agglomerati urbani. Stesse tradizioni, medesimi modelli imprenditoriali sono nati dal contatto e dal dialogo di queste zone. Ora però il consumo del territorio non si arresta, mentre alle spalle rimangono macerie di capannoni ed edifici dismessi.

L'industria 4.0 pone diverse riflessioni non solo sulla gestione degli spazi, ma anche sugli investimenti in ricerca e sviluppo. L'Europa chiede di puntare sulle start-up innovative, il Veneto è pronto?

Largamente superati i concetti campanilistici di "confine" propri di una mentalità passata, nel territorio veneto ci sono esempi virtuosi di un'unione diffusa. Dalla Federazione dei comuni del Camposampierese alla neonata realtà di Borgo Veneto, nella Bassa padovana: due sistemi efficenti di governance locale con un sguardo "alto" verso l'Europa.

Il veloce cambiamento sociale e demografico che sta caratterizzando il Veneto si riflette anche sul piano della fede. O, meglio, delle fedi. E chiede ai cattolici per primi lo sforzo di ripensare la propria immagine di chiesa a fronte di una presenza sempre più numerosa e organizzata di altri culti.

Se nel Veneto riconosciamo il suo essere territorio diffuso che, senza soluzioni di continuità, ingloba strade, persone e spazi, allora nel campo digitale e delle connessioni, non si può più parlare di smar city, ma di smart land. E per ragionare assieme il Veneto deve avere la giusta maturità culturale.

Non solo Venezia. È una terra di luoghi segreti, emozioni, ricordi... Le presenze turistiche continuano ad aumentare in tutta la Regione. Due parole con Romolo Bugaro, scrittore.

In un Veneto storicamente distante dal triangolo industriale italiano e nel quale sono mancate le grandi metropoli, quartier generale di banca e finanza, parte costante nell'economia regionale è rappresentata dal sistema cooperativo. Allora come oggi ha saputo resistere alla crisi guardando al territorio con modelli virtuosi e nuovi percorsi.

In un Veneto che necessariamente deve aprire se stesso e aprirsi al dialogo superando regionalismi e campanilismi ha dentro di sé la possibile strada: cultura, paesaggio e agricoltura, assieme, danno vita a processi virtuosi.

L'ultima tappa nel percorso inchiesta senza bussola all'interno di questo Veneto vasto senza confini, ma con tante potenzialità. Guardando verso l'Europa e specchiandosi al suo interno: senza una sfera di cristallo per conoscere il domani, è attraverso la scuola e i ragazzi che si può scommettere sulla giusta società del domani