Operazione “At Last”. Smantellato il sodalizio mafioso, affiliato al “clan dei casalesi”, che controllava il Veneto

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla presenza della camorra in Veneto da oggi non può più averne. Si è, infatti, conclusa questa mattina l’operazione denominata “At Last” che ha portato alla luce un sodalizio mafioso, tra il Vento e Casal di Principe - con affiliati al “clan dei casalesi” - che controllava un vasto territorio con l’uso delle armi, compiendo estorsioni, usura, danneggiamenti, riciclaggio, traffici di stupefacenti, rapine ed altri gravi reati. Non mancano i legami con la "mafia del Brenta".

Operazione “At Last”. Smantellato il sodalizio mafioso, affiliato al “clan dei casalesi”, che controllava il Veneto

Le complesse ed articolate indagini dirette dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato hanno portato a 50 arresti, (47 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) per associazione a delinquere di stampo mafioso; 11 persone con obbligo di dimora o interdirtivi; il sequestro preventivo di beni e valori per 10 milioni di euro e l’arrestato del sindaco di Eraclea, indagato del reato di scambio elettorale politico-mafioso in relazione alle elezioni 2016.

Casal di Principe e il piccolo centro di Eraclea uniti dal clan dei Casalesi

Gli indagati erano membri di una strutturata e temibile associazione a delinquere di stampo mafioso, armata - con l’operazione di oggi da considerarsi smantellata - che dal piccolo centro di Eraclea da molti anni aveva esteso la sua influenza criminale nell’est del Veneto, avvalendosi della sua forza di intimidazione per instaurare una condizione di omertà e commettere molteplici gravi delitti di ogni genere (usura, estorsione, rapina, ricettazione, riciclaggio e auto riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, sottrazione fraudolenta di valori, contraffazione di valuta, traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, intermediazione illecita di manodopera, detenzione illegali di armi, danneggiamenti, incendi, truffe e truffe aggravate ai danno dello Stato, bancarotta fraudolenta, emissione di false fatture).

Le indagini hanno consentito di evidenziare come l’organizzazione risulti costituita già alla fine degli anni ’90. Il gruppo mafioso, dopo la sua costituzione, si è insediato nel Veneto orientale rilevando il controllo del territorio dagli ultimi epigoni locali della “mafia del Brenta” con i quali sono stati comprovati i contatti.

Edilizia, ristorazione, narcotraffico e prostituzione le prinicipali attività

Le multiformi strategie criminali erano finalizzate, tra l’altro, ad acquisire, se necessario con minacce e violenza, la gestione o il controllo di attività economiche, soprattutto nell’edilizia e della ristorazione, ma anche ad imporre un aggio ai sodalizi criminali limitrofi dediti al narcotraffico o allo sfruttamento della prostituzione.

Una quota dei profitti dell’attività criminale era destinata a sostenere finanziariamente i carcerati di alcune delle storiche famiglie mafiose di Casal di Principe appartenenti al clan dei Casalesi cui l’organizzazione mafiosa di Eraclea era genericamente collegata e della quale costituiva il gruppo criminale referente per il Veneto orientale e, come tale, interlocutore obbligato di tutte le organizzazione territoriali che vi si trovavano ad operare.

Per affermare l’assoluta egemonia sul territorio, i sodali hanno fatto largo uso e commercio di armi anche da guerra, utilizzate per il compimento di attentati intimidatori anche ai danni di ditte concorrenti.

L’organizzazione ha operato inizialmente nel settore dell’edilizia, dedicandosi particolarmente all’attività usuraria ed all’esecuzione di estorsioni, da ultimo specializzandosi nel settore delle riscossioni crediti per conto di imprenditori locali.

Frodi all'Erario e all'Inps

Nel tempo, l’organizzazione si è finanziata anche con la produzione di fatture per operazioni inesistenti per molti milioni di euro, grazie ad una fitta rete di aziende intestate anche a prestanome poi oggetto di bancarotta fraudolenta.
Oltre alle frodi in danno dell’erario per reati tributari, spiccano quelle perpetrate verso l’Inps attraverso le false assunzioni in imprese di 50 persone contigue al sodalizio, allo scopo di lucrare indebitamente l’indennità di disoccupazione, pari a circa 700.000 euro.

In carcere anche il direttore di un istituto di credito di Jesolo, complice degli esponenti del sodalizio, il quale, come il suo predecessore (indagato a piede libero) consentiva loro di operare su conti societari senza averne titolo, concordando con loro l’interposizione di prestanome, omettendo sistematicamente di effettuare le segnalazioni di operazioni sospette.
Coinvolto anche un appartenente alla Polizia di Stato, accusato di aver fornito informazioni riservate ai malavitosi, inerenti ad indagini nei loro confronti, tramite illecito accesso alle banche dati di polizia, nonché di averne garantito protezione e supporto a seguito di controlli subiti da parte di altre forze di polizia.

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Parole chiave: Mafia (91), guardia di finanza (9)
Fonte: Comunicato stampa