Ancora sui mini-bot: tre buoni motivi per archiviare una pessima idea

Archiviati i ballottaggi sarebbe finalmente ora di archiviare anche tutte le boutade della campagna elettorale.

Purtroppo — è il caso di dirlo — alcune sopravvivono, come i mini-bot. Continua a parlarne il Governo e di rimando ne parla l'opposizione generando un dibattito surreale intorno a quelli che hanno tutte le sembianze dei soldi di un noto gioco da tavolo.

Ancora sui mini-bot: tre buoni motivi per archiviare una pessima idea

Il loro inventore, l'onorevole Claudio Borghi Aquilini, ha una spiccata passione per la numismatica: non si spiegherebbero altrimenti l'effige del suo profilo Twitter — in cui ha sostituito il proprio ritratto a quello di Michelangelo Buonarroti sulla cartamoneta da 10 mila lire — fino al

" target="_blank">tremendo sorteggione in cui Enrico Mattei ha vinto su Adriano e Camillo Olivetti, Pietro Ferrero e Gianni Agnelli il titolo di volto ideale per il mini-bot quota 100 euro.

Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente.

Giulio Andreotti

Mentre su Twitter si discute di grafica, comunque, il dibattito generale s'è focalizzato su cosa non siano effettivamente i mini-bot: non sono una moneta alternativa, non sono nuovo debito e non sono una sfida all'Europa. Non essendo, sono ma cosa sono? Non è dato a sapersi.

Altra carta per le imprese

Ipotesi: un'impresa vanta un credito dallo Stato, il quale pensa bene di pagarla in mini-bot. Questi tagliandini cartacei con stampato un bel

" target="_blank">Tardelli esultante al mondiale del 1982 verrebbero poi usati per compensare un'eventuale tassa da pagare.

Un giro di carta inutile, insomma, perché le poste potrebbero tranquillamente essere compensate a bilancio senza dover passare dai nuovi certificati del tesoro e senza i conseguenti oneri anche solo legati alla stampa.

Un guadagno per le banche e per lo Stato

Ammettiamo che l'impresa di cui sopra abbia bisogno di liquidità e per farlo debba — anche solo marginalmente — smobilizzare i crediti che vanta verso lo Stato. Come fare?

Se il mini-bot è un certificato del tutto simile ad una cambiale, potrebbe portarlo allo sconto: un istituto di credito anticiperebbe in euro il credito espresso in mini-bot trattenendo una parte di commissioni.

Lo stesso mini-bot non maturerebbe interessi: qualora ricevessi un Mattei da 100 o un Tardelli da 5 dopo un anno avrei sempre e solo un Mattei da 100 e un Tardelli da 5. Un affare per lo Stato, decisamente meno per le imprese che andrebbe a ulteriormente a favorire lo Stato qualora i mini-bot non avessero scadenza certa.

Quasi quasi, meglio i gettoni del telefono

Per i meno giovani, i gettoni del telefono sono un piacevole ricordo fatto di chiacchiere fra morosi magari appartati nel retrobottega di qualche bar. 

Per i più giovani, il principio del gettone telefonico dovrebbe risultare del tutto simile al mini-bot solo con un risvolto reale sconosciuto ai nuovi buoni del tesoro.

Un tempo, infatti, per chiamare da un telefono pubblico bisognava aver cambiato delle lire in gettoni metallici scanalati. Questi gettoni — che nel corso dei decenni hanno avuto cambio a 50, 100 o 200 lire — sono stati spesso e volentieri usati come vera e propria moneta parallela pur senza riguardare i grandi scambi commerciali.

A nessuno sarebbe mai venuto in mente, per esser chiari, di pagare o accettare il pagamento di uno stipendio in gettoni telefonici ma se capitava il resto di un caffé era accettabile in gettoni.

Tutto questo, è bene dirlo, non sarebbe così automatico con i mini-bot: non essendo spendibili come moneta — o forse sì, Claudio Borghi ha recentemente dichiarato «essendo cartacei non possono essere spesi in giro per il mondo o su Amazon, ma saranno impiegati per l'acquisto nel commercio al dettaglio: negozi, bar, ristoranti». In contraddizione con quanto sostenuto dagli esponenti del Governo del suo stesso partito — non varrebbero neppure una telefonata alla morosa.

Una bomba ad orologeria

«I mini-bot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale» ha spiegato chiaramente Mario Draghi, ma pure Matteo Salvini non ha usato mezzi termini «non saranno monete alternative all'euro, quelle le usiamo al Monopoli».

Insomma, sono e saranno tutto e il contrario di tutto, una bandiera da far garrire ogni qual volta il dibattito sui conti pubblici rischi di deragliare. Uno strumento negoziale del tutto simile ai dazi di Trump che, finché dura, trasforma una debolezza in clava per terrorizzare gli altri contraenti.

Avendo sulle spalle un debito pubblico superiore ai 2.408 miliardi di euro, la tentazione di usarlo come minaccia nei confronti dei creditori è forte. Una strategia kamikaze sicuramente efficace, almeno finché qualcuno voglia vedere il bluff e non tocchi dar seguito alle proprie minacce.