Dadaismo al potere: non è economia, è arte

Bisogna scomodare Marcel Duchamp, campione degli artisti dada, per capire cosa sta succedendo in questi giorni in seno al governo italiano.

Dovremmo parlare di numeri, di pensioni e di condoni — perché è ufficiale: la pace fiscale è un condono, l'ha detto il presidente Giuseppe Conte — e invece inseguiamo i fantasmi di palazzo, quelli che ai decreti aggiungono sempre una noticina col favore delle tenebre.

Luigi Di Maio vuole andare in procura a denunciare spiriti e spiritelli, nel frattempo si confida da Bruno Vespa e costringe il premier Conte, in Europa per l'ennesimo summit, ad annunciare riletture e correzioni alla manovra appena presentata.

In tutto questo, il ministro dell'economia Giovanni Tria continua ad incontrare investitori cinesi e Matteo Salvini tesse le lodi della propria ignoranza. 

Con cent'anni di ritardo, il dadaismo ha vinto la sua battaglia ed ha preso il potere.

Dadaismo al potere: non è economia, è arte
Che cos'è il dadaismo? Domanda sbagliata, risposta scontata: «Dada non significa niente», lo dice anche il manifesto geniale quanto dissacrante di Tristan Tzara pubblicato nel 1918.Una corrente letteraria che non dice nulla, una rivoluzione artistica che fa dell'ironia e del nonsense l'apice della sua estetica è l'unica chiave di lettura per capire cosa sta succedendo in questi giorni.Avete mai letto, concretamente, una legge dello Stato con tutti i suoi rimandi e codicilli? Ecco, quello è dadaismo al potere.C'è chi nasce...