Il coronavirus non prende più il volo: aeroporti deserti e voli cancellati

Gli stati bloccano i voli per limitare il contagio ma anche le compagnie aeree sospendono i collegamenti per scarsità di domanda di biglietti, con ricadute su tutto il sistema aeroportuale e dell’indotto.

Deserto è lo scalo milanese di Linate, così come quello di Treviso di cui si attende la chiusura ma anche del londinese Heathrow. Una situazione destinata ad aggravarsi ulteriormente col passare dei giorni.

Il coronavirus non prende più il volo: aeroporti deserti e voli cancellati

La diffusione delle epidemie è da sempre affare per economie aperte, globalizzate fin dai tempi delle pestilenze che falcidiarono prima l’Oriente e poi l’Europa seguendo le carovane e le galee dei mercanti.

La differenza rispetto al passato, però, è nella velocità con cui questa trasmissione è avvenuta attraverso le città e i continenti, colpendo con maggior vigore i centri nevralgici della nostra moderna economia.

Gli aeroporti sono quasi certamente il simbolo di questa situazione: cattedrali erette al progresso e alla democraticizzazione della mobilita, appaiono oggi svuotate e in balia degli eventi.

Passeggeri in calo del 60% e terminal chiusi

Si prospetta uno scenario cinese per gli aeroporti nazionali, vista anche la paralisi dei collegamenti internazionali.

I principali vettori come Ryanair — che da sola Muove quasi 38 milioni di passeggeri negli scali nazionali, il 72% in più di Alitalia — e Easyjet avevano già ridotto i collegamenti ma ora si susseguono le cancellazioni definitive.

Le decisioni delle singole compagnie arrivano a seguito della limitazione da parte di alcuni paesi ai collegamenti con l’Italia ma anche, fattore piuttosto inedito, da un calo generalizzato della domanda che spesso non permette neppure la copertura dei costi.

Secondo i decreti del Governo, ai cittadini impossibilitati a prendere l’aereo dalle misure di contenimento del coronavirus hannno diritto al rimborso del prezzo del biglietto. Secondo il quotidiano Repubblica , sarebbero molte le compagnie a fare orecchie da mercante, non spiegando ai mancati viaggiatori questo loro diritto e, spesso, financo negandogli il ristoro dovuto.

Le chiusure degli aeroporti

Dopo settimane di cali dei voli e dei passeggeri a due cifre, il Governo ha deciso la limitazione dei voli in alcuni scali aeroportuali: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Genova, Lamezia Terme, Lampedusa, Milano Malpensa, Napoli Capodichino, Palermo, Pantelleria, Pescara, Pisa, Roma Fiumicino, Torino, Venezia Tessera e Roma Ciampino per i soli voli di Stato, trasporti organi, canadair e servizi emergenziali.

Altri scali, come il piccolo aeroporto di Ronchi dei Legionari — uno dei primi, il 5 febbraio scorso, a misurare la temperatura dei passeggeri in transito — hanno autonomamente sospeso i voli, così come i pochi aerei in transito per Treviso vengono diretti sul vicino aeroporto di Venezia.

Fra il personale regna l’incertezza

Il calo dei viaggiatori così come la limitazione coatta di alcune destinazioni ha fortemente modificato la vita dei lavoratori delle compagnie aeree.

Questo vale per il personale di terra e, a maggior ragione, per quello di bordo che deveconvivere per ore a stretto contatto con i pochi passeggeri rimasti, esponendosi ad essere contagiato o a contagiare i malcapitati viaggiatori.

Si segnalano, specie fra le compagnie dedite principalmente ai voli internazionali, misure di prevenzione del contagio spesso non uniformi tra i diversi stati cosi come il susseguirsi di direttive e cancellazioni ha di fatto modificato la vita del personale, riducendone i voli e, di conseguenza, lo stipendio spesso legato a forme di cottimo.

Sembrerebbero mancare, in alcuni casi, forme di tutele minime come la possibilità di untilizzare guanti e mascherine durante il servizio. Sui tamponi al personale, invece, non sembra si stia lesinando nella convinzione che possano identificare anche gli asintomatici e quindi ridurre le possibilità di contagio.

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