Agli antipodi dell'Arcella

Se scavassimo una buca al centro dell'Arcella fino all'altra parte della terra, dove arriveremmo? Partendo da questa riflessione nasce l'intervento artistico di Fabio Roncato che, attraverso una serie di fotogrammi dell'oceano Pacifico, offre una lettura differente sul concetto di distanza all'interno di un quartiere in un momento storico dove la distanza stessa è percepita come demarcazione e barriera

Agli antipodi dell'Arcella

Il martedì mattina, piazza Azzurri d’Italia, nel quartiere Arcella, si anima di un vibrante miscuglio di voci e colori. Schiamazzi, odori di cibo e caramelle, targhette con prezzi e donne attempate che trascinano i carrelli. Un via vai di buste, di italiani e stranieri che scendono alla fermata San Carlo del tram per fare un salto al mercato. Piazza Azzurri d’Italia si popola e diventa fulcro centrale del quartiere attraverso le “temporanee” bancarelle: è una percezione sociale, un confluire di incontri e dinamiche sinergiche, spontanee.
L’ombelico del mondo, di questo mondo almeno.
Ma quest’area dell’Arcella, non solo per sensazione comune, rappresenta effettivamente il centroide del quartiere, ossia il centro geografico ottenuto incrociando i dati perimetrici dell’area urbana a nord di Padova. 

E dove arriveremmo se, come sognavamo di fare quando eravamo bambini, scavassimo una buca dal centro dell’Arcella fino all’altra parte della terra? In mezzo all’oceano Pacifico.

Un vuoto apparente, una lastra ondosa e immensa di mare, di blu profondo dove i concetti di appartenenza e di distanza si annullano. Agli antipodi dell’Arcella, nel punto diametralmente opposto alla superficie terrestre. E partendo da questa riflessione, l’artista Fabio Roncato, con il supporto della geografa e coordinatrice Giada Peterle, ha relativizzato il concetto di distanza, attraverso un’installazione diffusa su tutto il quartiere: alla fermata San Carlo, per tutta la linea del tram, lungo via Tiziano Aspetti e via Guido Reni, ma anche in altri punti oltre la bisettrice del quartiere, tra un cartellone pubblicitario che promuove corsi di recupero scolastici e offerte telefoniche, è possibile scorgere una serie di fotogrammi ingranditi di quell’esatto punto dell’oceano Pacifico.

Al bombardamento di slogan e trovate di marketing, Roncato risponde con l’essenzialità, asciugando il messaggio e rendendolo impattante nel suo essere senza parole: solo l'acqua tagliata dalla lucentezza dei riflessi del sole. Poi, sotto, le coordinate geografiche sia del quartiere che del pezzo di mare.

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In un momento storico sensibile dove la distanza è demarcazione, dove c’è distanza culturale, distanza linguistica, distanza dal proprio luogo d’origine, distanza di due modi di vedere il mondo, distanza è chiusura, distanza è anche difficoltà a raggiungere un luogo per mancanza di mobilità, ecco che Fabio Roncato utilizza i cartelloni come squarci spazio-temporali che poeticamente riflettono una vastità oceanica che ci accomuna tutti e tutte, agli antipodi del nostro stare.
Così nel quartiere Arcella, che vive di tutto questo, presi dal vorticoso rincorrerci nel nostro mirco-universo, ciascuno di noi, osservando quella goccia nell’oceano Pacifico, scoprirà un punto in comune d’appartenenza andando oltre lo spazio definito della propria esistenza.

L’intervento site-specific di Fabio Roncato si inserisce nel triplice lavoro che ha dato origine a “Street geography. Disegnare città per un futuro sostenibile”, progetto nato dalla collaborazione tra alcuni geografi del Dipartimento di scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’Università di Padova assieme all’ufficio Progetto giovani. Tre coppie composte da geografi e artisti (rispettivamente Giada Peterle e Fabio Roncato per l’Arcella; Tania Rossetto – Monica Bellido Mora per la stazione; Mauro Varotto – Caterina Rossato per l’area del Bassanello) partendo dalle parole chiave “quartiere”, “mobilità” e “vie d’acqua” hanno portato il loro spunto di riflessione per parlare dello spazio urbano che viviamo quotidianamente non solo nella dimensione locale, ma anche su dimensione globale, in grado di connettere Padova con altre realtà cittadine.

Dove la realtà diventa opera stessa e non più sfondo, dove si instaurano processi di risignificazione del territorio, dove si mette in dialogo accademici, artisti e amministratori comunali e dove gli stessi cittadini sono parte integrante e attiva dell’opera. Accademici e artisti abbandonano le camere oscure per interagire attraverso i propri contenuti e renderli assimilabili a tutti. Azzerando, ancora una volta, le distanze. 

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