Biennale street art: il murale di Boogie e Bonato è una lezione di prospettiva

L’opera, visibile sulla parete che si affaccia sul campo da calcio lungo via Tiziano Minio, nel quartiere Arcella, è una combo perfettamente riuscita tra due stili differenti che mescolano, su più livelli prospettici, arte figurativa ed evoluzione del lettering. Per comprendere il lavoro dei due street artist bisogna posizionarsi in un punto ben preciso in modo tale che parte superiore e inferiore risultino precisamente allineati, generando l'illusione ottica voluta.

Biennale street art: il murale di Boogie e Bonato è una lezione di prospettiva

Esiste solo un unico punto d’osservazione che permette allo spettatore di capire e percepire quello che sta vedendo davanti a sé. Basta un passo a sinistra o a destra e l’opera si scompone perdendo senso. E questo tanto basta per impreziosire e rendere non replicabile il murale realizzato a due mani dagli artisti Boogie, veterano a Padova con la Ead crew, e Gabriele Bonato e che rientra nel corposo festival Super Walls (qui per approfondire).

L’opera, visibile sulla parete che si affaccia sul campo da calcio lungo via Tiziano Minio, nel quartiere Arcella, è una combo perfettamente riuscita tra due stili differenti che mescolano, su più livelli prospettici, arte figurativa ed evoluzione del lettering. 

Per comprendere il lavoro dei due street artist bisogna posizionarsi in un punto ben preciso in modo tale che parte superiore e inferiore risultino precisamente allineati, generando l'illusione ottica voluta. 

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Quello che hanno proposto Boogie e Bonato è una distorsione prospettiva multi-livello perché hanno lavorato su due piani d’altezza adeguandosi alle doppia parete dell’edificio: nel campo visivo dello spettatore, l’immagine si costruisce e si sviluppa su un’ideale linea centrale in cui Boogie, mantenendo gli stessi gradi d’angolazione, fa scendere le sei lettere che compongono il suo nome (la B in alto a sinistra fino alla E in basso), spaccate su un doppio asse e adagiandole sullo sfondo bucolico e sereno di Bonato anch’egli attendo ad accentrare il tutto inclinando leggermente verso l’interno la valle e gli alberi nella parte superiore e invitando lo sguardo dello spettatore a seguire il ruscello che, tra varie rocce, termina il suo percorso in un lago.

Una sensazione di continuità data non solo dal punto di osservazione, ma anche dalla tridimensionalità costruita grazie all’utilizzo di differenti tonalità cromatiche: Boogie, in particolar modo, segue un fascio immaginario di luce che parte dall’alto e, ora usando un rosa più chiaro, ora un fucsia più scuro, simula le parti delle lettere colpiti dal sole e quelle, al contrario, in penombra. I dettagli di Bonato, che si rifanno ai suoi studi sulla pittura e che sono apprezzabili anche da vicino per come usa la bomboletta dando più o meno forza, si completano guardandoli da lontano in cui emerge la sofficità del manto erboso e la leggerezza dell’acqua.

L’invito, quindi, agli spettatori è quello di aggirarsi e muoversi all’interno del campo da calcio per trovare il perfetto asse in cui la lettera G al centro del murale, divisa in realtà in due pezzi, possa trovare il giusto allineamento

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Breve biografia degli artisti 

Boogie nasce a Padova nel 1971. Comincia a dipingere con gli spray nel 1989, anche se già dai primi anni ’80 comincia a interessarsi alla cultura hip hop newyorkese, affascinato dai video musicali e dalle riviste che mostravano l’arte dei graffiti. Negli anni ’90 entra nell’FCE di Bologna, decidendo poi di creare la Crew Padovana “EAD” (Esquela Antigua Disciples) con amici che condividevano la sua stessa passione per questa cultura. 

Negli anni il suo stile ha avuto più evoluzioni, sperimentando l’utilizzo del colore in diversi modi, dalle campiture piatte alle sfumature intersecate da giochi decorativi con altri colori, creando effetti 3D o elementi grafici decorativi all’interno delle lettere, rendendole sempre riconoscibili e protagoniste. Lo studio della dimensione reale nello spazio porta Boogie a cimentarsi con la scenografia, con cui si confronta lavorando per importanti brand di moda e locali di tendenza, in Italia e all’estero. Nel 1998 riceve il premio alla creatività presso lo Smau di Milano da Canon. Nel 2000 crea le scenografie per il tour dei concerti dei Casino Royale.

Come “street art performer” partecipa alla mostra collettiva organizzata in occasione del lancio del Forum Europeo per il diritto allo studio universitario con il commento di Philippe Daverio. Partecipa a numerose mostre, tra cui la collettiva dedicata alla cultura della Street Art Urbanizeme Exhibition (Padova, 2011), la cui sezione Storica documenta per la prima volta in maniera sistematica l’importanza di Padova, a fianco di Bologna e Milano, nella scena della street e dell’urban art italiana. Dal 2012 al 2015 eè protagonista di altre mostre in cui si esibisce in live painting/performance con alcuni writers dell’Associazione Jeos. Contemporaneamente, continua  a produrre in collettivo pezzi di street art in occasioni di rassegne artistiche specializzate e a confrontarsi con progetti di riqualificazione urbana di aree dismesse o sottoutilizzate del territorio pubblico e privato attraverso l’arte su commissione di enti privati. Attualmente la sua ricerca è rivolta alla sperimentazione di forme d'arte che portino il suo background di writer a confrontarsi con un linguaggio estetico più ampio, rivolto a un pubblico trasversale, in cui far rivivere la mutevolezza e la necessità del continuo che l'artista stesso prova.

 

Gabriele Bonato è nato a Palmanova (UD) nel 1980. Vive e lavora a Trieste. Artista autodidatta, pittore, scultore, performer e scenografo, ha vissuto a lungo in Spagna. Inizia a dipingere molto giovane e ha i primi contatti con il mondo dei graffiti nel 1992, quando comincia a farsi conoscere disegnando sui treni con la tag Divie. Affina la tecnica grazie all'amicizia con Eron - che considera un maestro -, incontrato nel 1996. Attorno al 2000 dalla street art la ricerca di Bonato si evolve verso la pittura.Nel 2006 vince il concorso ManinFesto del Centro d’arte contemporanea di Villa Manin, con l’opera Lapis. Nel 2008 è tra i sette vincitori del premio Terna 01, e nel 2009 si qualifica tra i finalisti della seconda edizione. Grazie a questo riconoscimento ha esposto al Chelsea Art Museum di New York. Nell’aprile del 2010 alcune sue opere sono state esposte al Museo d’arte moderna Ugo Carà di Muggia nella mostra collettiva “Unatural _nature”. 

La sua ricerca pittorica è strettamente connessa a un'inarrestabile riflessione sul senso della vita umana. Tra i progetti più significativi sviluppati negli ultimi anni emerge "L'ombra delle idee", presentato a Milano nel 2013, che si declina in un considerevole numero di lavori di piccola dimensione, tra loro mescolati, che formano il corpus pittorico della cruda narrativa dell’artista. L'obiettivo è quello di di avvicinare lo spettatore all’opera, che nella sua essenzialità è una sorta di diario di appunti di viaggio, dove risiedono sogno, sofferenza, menzogna e speranza. Il risultato è una nube di sequenze, di visioni immaginifiche e di rappresentazioni dirompenti dalla lettura crudele che mettono sotto la lente d'ingrandimento l’Uomo: un Uomo domestico e urbano, intollerante e intollerabile.

All'interno di un poliedrico percorso di ricerca artistica, Bonato sovente torna a confrontarsi anche con la street art, che interpreta in chiave figurativa mettendo la sua conoscenza sull'uso del colore e delle prospettive in opere apprezzate a livello internazionale, come il murales "Terravecchia: l'uomo, il suono, la natura", realizzato a Frasso Telesino (BN) nel 2016 in collaborazione con altri artisti. Ha partecipato alle fiere d’arte di Bologna,Verona, Torino (Artissima), Karlsruhe arte moderna e contemporanea, Pulse a Miami. Una sua tela compare nel film premio oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private.

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