Nelle urne il trionfo dei partiti anti-immigrazione

Dalla Lega di Salvini al Movimento 5 stelle trionfano i partiti ostili all’accoglienza. Ambrosini (Università di Milano): "Hanno trionfato prima sul piano culturale che su quello politico". Di Cesare (La Sapienza): "Premiate le parole più estreme ed estremiste. È mancata una contronarrazione, dall'accordo con la Libia ai fatti di piazza Indipendenza".

Nelle urne il trionfo dei partiti anti-immigrazione

“Prima gli italiani”, “Obiettivo sbarchi zero”, “Stop invasione”
Sono state queste le frasi simbolo dei partiti che, all’indomani delle elezioni politiche, possono festeggiare l’esito che sta uscendo dalle urne.

Innanzitutto la Lega di Matteo Salvini, il partito che ha fatto in assoluto il risultato migliore, crescendo più di tutti nei numeri, e che più di tutti ha basato la sua campagna elettorale in chiave antimmigrazione.

Ma anche il Movimento 5 stelle, che da solo raccoglie oltre il 30 per cento dei consensi.
In questi mesi i pentastellati sul tema hanno avuto posizioni molto nette, a partire dalle dichiarazioni di Luigi Di Maio, sulle ong come “come taxi del Mediterraneo”, fino alle parole scritte nero su bianco sul programma.

“È evidente che il tema immigrazione ha pesato parecchio nella formazione del risultato elettorale – spiega Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni all’università degli studi di Milano e direttore della rivista Mondi migranti -. Già da tempo avevo segnalato un problema che definirei centrale: le forze ostili all’accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti hanno vinto prima sul piano culturale che su quello politico. Hanno cioè imposto l’idea dell’invasione a tal punto che il governo a guida Partito democratico da luglio ha impresso una svolta alle politiche di accoglienza, coi tristi accordi fatti con le autorità libiche e con le bande locali. Così cedendo e avvalorando questa visione. Ma, come in genere accade, la gente preferisce l’originale alla copia”.

Secondo Ambrosini, al centro di questa retorica vincente c’è la competizione per le risorse scarse dello Stato sociale, dove domina “l’idea che l’accoglienza dei rifugiati abbia tolto qualcosa agli italiani, soprattutto quelli in difficoltà. Come se prima dei rifugiati fossero in vigore politiche generose per disoccupati, poveri e senza casa, cancellate per accogliere i nuovi arrivati.

Anche per Donatella Di Cesare, docente di Filosofia all’università La Sapienza di Roma ed esperta di immigrazione, “le urne hanno premiato le parole d’ordine più estreme ed estremiste: quelle che indicano la paura di una sostituzione etnica, l’immigrato come nemico, e che pongono al centro il tema del sovranismo”.

Ma per la docente un ruolo fondamentale lo ha avuto anche la sinistra, che non ha saputo contrapporre a tutto questo una contro narrazione.
“Molti esponenti dei partiti di sinistra hanno mantenuto un’ambivalenza lasciando pensare che la giustizia sociale andasse difesa solo all’interno dei confini nazionali, salvaguardando solo i propri poveri - spiega –Lo hanno fatto per strategia. Per questo oggi non credo che il buonismo sia stato penalizzato dal voto elettorale, penso al contrario che sia mancata una narrazione alternativa, che sia mancata un’interpretazione di sinistra di un fenomeno epocale e globale quale l’immigrazione, con una visione chiara sulla politica dell’accoglienza. E penso che oggi si debba ricominciare proprio da qui”.

Il tentativo del centrosinistra di cavalcare tematiche care alla destra come la sicurezza e il sovranismo è stato, dunque, deleterio. Così come la “timidezza” nel portare avanti alcune battaglie sul piano dei diritti, prima fra tutte quella sulla riforma della cittadinanza.

“C’è stata una cautela politica che si è rivelata un boomerang – sottolinea Di Cesare - servivano coraggio e decisione, ma sono mancate, producendo delusione e frammentazione”.

Non solo ma anche il “blocco navale” realizzato dal ministro Minniti, con il Memorandum Italia-Libia “è stato decisivo – secondo Di Cesare – sappiamo cosa accade nei centri di internamento in Libia e che tipo di responsabilità si è presa l’Italia con quell’accordo. Tutto questo è stato sottovalutato. Così come è stato sottovalutato l’impatto dei gravi fatti di agosto a piazza Indipendenza: episodi che hanno prodotto quello che osserviamo oggi. Producendo un’implosione a sinistra e un grande risultato per tutti i partiti anti immigrazione. C’era da aspettarselo”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)