Niko Tremolada, a tutta birra sui go-kart

Stava per compiere 18 anni quando un’auto lo prese in pieno. Da allora non può camminare, ma non ha rinunciato alla sua grande passione: i motori. Con Wheelchair Karting porta in pista i ragazzi come lui

Niko Tremolada, a tutta birra sui go-kart

Impossibile fermarlo, Niccolò Tremolada: sarà che la passione per i motori ce l’ha dentro da sempre, sarà che all’adrenalina della velocità è difficile rinunciare, sarà che a 18 anni restare a guardare proprio non si può, fatto sta che Niko – così si fa chiamare – è tornato subito in pista. Non può più usare le gambe, dopo l’incidente che, nel 2011, ha avuto proprio in moto, mentre andava al lavoro. Ma il suono dei motori non ha smesso di risuonare nelle sue orecchie e l’asfalto della pista a brillare nei suoi occhi. Così, appena il tempo di riprendersi dal trauma, e Niccolò ha scoperto un nuovo amore: quello per il kart. Oggi Niko ha 27 anni, vive in provincia di Milano, corre a 120 chilometri all’ora e cerca di trasmettere questa sua passione ad altri ragazzi con disabilità, per regalare anche a loro quelle emozioni di cui, quando sei giovane, non puoi fare a meno. Un anno fa ha dato vita all’associazione Wheelchair Karting.

Niccolò, come inizia la sua storia con il kart?
«Sono appassionato di motori da sempre e, prima dell’incidente, correvo in moto appena potevo, in strada e in pista: era la mia grande passione. Poi, nel 2011, mentre andavo al lavoro, naturalmente in moto, una signora ha bruciato uno stop e sono finito su una sedia a ruote. Tre giorni dopo ho compiuto 18 anni in un letto d’ospedale. Avevo fretta di uscire, ma sono rimasto ricoverato un anno al Niguarda di Milano. È lì che, grazie anche all’Inail, ho provato tanti sport: ma nessuno mi dava la stessa emozione che sentivo in moto. Sapevo, però, che con quella avevo chiuso. Ho sperimentato di tutto, dallo sci al tiro con l’arco, ma la scintilla non scoccava».

Si è scoraggiato?
«Mai. Ho subito deciso che avrei imparato a stare in questa nuova condizione e a superare ogni difficoltà: mi sono rimboccato le maniche, per tirare fuori il meglio di me. Ho cercato di crearmi nuovi interessi e passioni alla mia portata finché, su Facebook, ho scoperto una pista di kart poco distante da casa mia. Aveva due mezzi adattati per persone con disabilità: ho provato ed è stato amore a prima vista. Era il 2015».

Cosa ha provato tornando di nuovo in pista?
«Le stesse meravigliose sensazioni che provavo in moto: sentivo di nuovo scorrere l’adrenalina, funzionava! Mentre correvo, non pensavo proprio alla mia disabilità: l’unico mio pensiero era che dovevo superare chi mi stava davanti. E ci riuscivo, andavo più forte anche di chi una disabilità non l’aveva. Ho iniziato ad andare in pista una volta al mese, fino a quando non ho avuto il mio kart personale».

Quando è successo?
«Due anni dopo. Ero di nuovo in ospedale per un intervento che aveva avuto qualche complicazione. Ho approfittato della situazione per impietosire i miei genitori: sentivo che era il momento giusto per chiedere un bel regalo. E avevo ragione».

Un regalo costoso...
«Decisamente: per un mezzo adattato hanno speso circa ottomila euro, tutto compreso. Ma era un sogno che si realizzava: avevo di nuovo un mezzo tutto mio, nella nostra officina. Con quello, ho iniziato a correre almeno una volta a settimana su una pista competitiva, con un asfalto più liscio, adatto al mio kart. Velocità massima: 120 chilometri all’ora. Oggi ho due kart ancora più performanti del primo, grazie a un’azienda che partecipa al mio progetto».

Quale progetto?
«L’associazione Wheelchair Karting, che ho fondato un anno e mezzo fa. Essendo l’unico ragazzo disabile del Nord Italia che corre con il kart, ho voluto portare altri giovani come me a vivere le stesse mie esperienze ed emozioni. In poco tempo, sono riuscito a portare in pista una cinquantina di ragazzi, tra cui anche tre donne. Il più giovane ha 18 anni, il meno giovane 50, tutti hanno una disabilità motoria e nessuno era mai salito su un kart prima che glielo proponessi io».

Chi è l’istruttore?
«Io, sono organizzatore e istruttore. Nel 2020 abbiamo organizzato cinque eventi: ogni volta corriamo per tutta la mattina, dalle 10 alle 14. Prima fornisco qualche indicazione teorica, poi i ragazzi vanno subito in pista e io li seguo. Sto a bordo tutto il tempo, scendo solo per bere e andare in bagno. È faticoso, soprattutto per le braccia, quindi devo sempre tenermi in allenamento. Ma è bellissimo, ed è quello che amo fare».

È il suo nuovo lavoro?
«No, in verità non ho mai pensato che potesse diventarlo: per ora è la mia passione e il mio divertimento. Il lavoro è lo stesso di prima, vado in azienda tutte le mattine, guidando la mia macchina adattata. In pista però realizzo il mio desiderio: trasmettere questa passione a chi vive una condizione simile alla mia».

Prospettive per il futuro?
«Ampliare la platea dei partecipanti: stiamo attrezzando un kart a due posti, che vorremmo destinare a persone tetraplegiche e con disabilità intellettive. E poi, chissà, anche chi non vede potrebbe provare gusto a correre in pista ad alta velocità, senza il rischio di trovare ostacoli».

(L’intervista è tratta dal numero di gennaio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)