L’ossimoro musicale estivo
Quest’estate musicale è stata caratterizzata dai grandi concerti, che hanno fatto muovere migliaia di persone in tutta Italia per partecipare alle date live dei cantanti o dei gruppi preferiti, che con le loro performance hanno riempito stadi o luoghi suggestivi come l’Arena di Verona e il Circo Massimo a Roma.
Tra queste serate di musica, luci e canzoni cantate a squarciagola, due sono le storie che hanno maggiormente colpito, anche se totalmente diverse, da risultare un ossimoro tra loro. La prima: il fenomeno Taylor Swift! Ne ha parlato la stampa di ogni nazione, seguendo tutte le tappe del tour mondiale, contribuendo ad ampliare lo show business e il marketing pubblicitario che si cela dietro la storia della cantautrice statunitense. Nata come cantante country appassionata di poesia, negli anni è riuscita a raggiungere risultati straordinari sia in termini di vendite, che di ascolti. Fan in visibilio disposti a pagare duemilacinquecento – tremila euro per un singolo biglietto, il fatturato dei suoi show riesce a incrementare il Pil dei Paesi che la ospitano; una voce poliedrica, in grado di adattarsi a tutti i cambiamenti del tempo e del mercato musicale degli ultimi decenni. Dietro a questo però, oltre al talento, troviamo una strategia di personal branding mirata, quasi chirurgica. Ogni mossa, ogni lancio e ogni operazione legata alla cantante, viene pianificata e miscelata alle emozioni che potrebbe suscitare nel pubblico e ogni decisione sembra quasi che venga decisa di comune accordo con i fan. I quali in qualche modo si identificano nel prodotto e nella loro beniamina, riconoscendosi parte del progetto, dimostrando il loro totale coinvolgimento e la loro massima disponibilità ad accettare le scelte dell’“impresa Swift”. Dall’altra parte, ci scontriamo con una storia tutta italiana, di chi di fronte alla popolarità, sente il bisogno di fermarsi e ricentrarsi su di sé! Il ritiro, probabilmente definitivo, di Francesco “Kekko” Silvestre dei Modà, ci costringe a fare i conti con la fragilità umana, di chi di fronte a successo e stadi pieni, non sempre riesce a reagire godendosi appieno fama e popolarità. Le scadenze pressanti delle case discografiche, i tour per promuovere gli album, la giostra mediatica che sembra non fermarsi mai, sono un martellamento costante che tolgono il respiro. Un comunicato trasmesso tramite i social e del tutto inatteso, che ha sorpreso i suoi fan sotto l’ombrellone, nonostante sapessero già dei problemi di depressione del cantante, iniziati nel 2021 post Covid. Tutto questo, nella sua complessità, ci porta a fare una riflessione su quello che sta accadendo nel mondo occidentale. Una continua corsa a raggiungere obiettivi impossibili o fatturati da record, dimenticandosi dell’essenzialità e dell’autenticità della persona. Le scelte economiche delle imprese costruite intorno ai grandi artisti, italiani o internazionali, mirano davvero al benessere dell’artista e alla promozione della sua musica, in quanto arte? Per rispondere a questo, potremmo però ispirarci a quanto imparato dallo sport e dalle Olimpiadi tenutesi a Parigi sempre quest’estate, ovvero che si può essere davvero felici di un proprio risultato, anche di fronte a un podio mancato o a una sconfitta, solo quando l’unica vera consapevolezza è di aver dato il meglio di sé, secondo le proprie potenzialità! E non sarà una strategia di marketing a quantificarlo.
Liana Benvegnù
Music Addicted