Coronavirus. Iov di Padova: 766 test ai dipendenti, il 2,5% i positivi

Sono 766 i tamponi che l'Istituto oncologico veneto ha effettuato sui suoi dipendenti, un numero paria a oltre la metà del personale Iov, il 2,5 percento di questi è risultato positivo. Fin dai primi giorni dell'emergenza Covid-19 l'Istituto ha scelto di limitare gli accessi rivedendo servizi e percorsi di entrata alla struttura con l'obiettivo di tutelare sia il personale che i pazienti.

Coronavirus. Iov di Padova: 766 test ai dipendenti, il 2,5% i positivi

Anche in piena emergenza Covid-19 le attività dell’Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova continuano senza lesinare cure, attenzione e vicinanza agli oltre 900 pazienti che ogni giorno accedono all’Istituto.

Ogni giorno lo Iov effettua oltre 400 visite oncologiche e circa 100 per melanomi oltre a eseguire circa 200 trattamenti di  radioterapia e  oltre 150 di chemioterapie.

«I nostri sono pazienti fragili – spiega Giorgio Roberti, direttore generale Iov – per questo non abbiamo fermato in alcun modo le attività dell’Istituto se non per quanto riguarda l’attività in libera professione e alcune prestazioni differibili ossia i follow-up a distanza o degli studi medici che si occupano di mappatura dei nei».

In questi casi le attività sono state spostate a dopo il 14 di aprile momento in cui si spera di riaprire a tutte le normali attività.

«Attenzione – precisa Giuseppina Bonavina, direttore sanitario dell'Istituto – queste attività non sono state sospese ma solo posticipate e comunque sono stati attivati dei percorsi a distanza attraverso e-mail o telefono che consentono ai pazienti di essere in contatto con i nostri oncologi».

Consegna farmaci a domicilio

Lo Iov, al fine di evitare ai pazienti tutti gli spostamenti non necessari, ha attivato la consegna dei farmaci a domincilio in tutta Italia.

«Per esempio il primo invio – spiega Bonavina – è stato effettuato alla regione Calabria per una paziente in carico dell’Istituto oncologico».

Nuovi percorsi di accesso

Perché l’accesso allo Iov fosse il più possibile sicuro da possibili contagi sia per i pazienti che per il personale sono stati identificati nuovi percorsi di accesso all’Istituto

«Sappiamo – prosegue Bonavina – di aver messo a dura prova la pazienza di molte persone perché abbiamo avuto qualche rimostranza per la limitazione degli accessi dei visitatori ai pazienti degenti e degli accompagnatori per quelle persone che devono fare la chemioterapia ma ci tengo a sottolineare che tutto questo è stato fatto per garantire la sicurezza dei pazienti e dei nostri operatori senza i quali non avremmo la possibilità di andare oltre».

Adeguata gestione del rischio

Fin dall’inizio dell’emergenza i dispositivi già presenti per l’attività ordinaria nei reparti sono stati via via implementati grazie alla costante fornitura garantita dalla Regione tramite Azienda Zero. Il personale è informato sull’utilizzo appropriato dei vari dispositivi – complessivamente 45 mila mascherine, 350 mila guanti, 5 mila sovracamici e 1500 flaconi di disinfettante a soluzione idroalcolica – in relazione alle diverse tipologie di situazioni lavorative.

«Abbiamo effettuato – conclude Roberti – anche 766 tamponi al personale dipendente quindi oltre la metà del personale è stato sottoposto al test e di questi circa il 2,5 per cento è risultato positivo».

Anche tra i pazienti l’Istituto ha rilevato dei tamponi positivi che hanno portato a gravi conseguenze solo in due casi.

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