Coronavirus. "Il bello di restare": i consigli di Alberto Pellai per so-stare in famiglia

Continuare a sentirsi una comunità pensante che dialoga e riflette: è questo l’intento di molti incontri in streaming che stanno fiorendo in questo periodo di isolamento. Continuare a sentirsi comunità, a riflettere insieme e soprattutto cercare di interpretare insieme, genitori, insegnanti, educatori i segnali che emergono in questi giorni, in questo tempo sconosciuto e inaspettato, per dare poi degli strumenti concreti, un aiuto ai figli, grandi e piccoli. con questo intento Mani Tese propone un ciclo di incontri virtuali, "Il bello di restare" che si inserisce all'interno del progetto  “Piccoli che Valgono!”, selezionato da Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Al primo incontro Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva ha fatto chiarezza su alcuni termini e concetti chiave, ma non mancano i consigli per i compiti e per trovare uno spazio comune di buona condivisione e convivenza. E perchè no, anche le serie tv possono essere di aiuto!

Coronavirus. "Il bello di restare": i consigli di Alberto Pellai per so-stare in famiglia

Ci si chiede spesso cosa può portare di positivo questo tempo. È un’opportunità da cogliere? Come coglierla? Questi cambiamenti che abbiamo dovuto portare nella nostra vita avranno un risvolto dopo la crisi?

Dobbiamo stare a casa e di conseguenza cambia tutto il nostro sistema di relazioni. La casa diventa scuola e luogo di lavoro. I genitori lavorano e devono anche accollarsi una parte di lavoro che solitamente è delegato agli insegnanti. La famosa società fluida diventa più densa, il nostro mondo si rimpicciolisce. Dobbiamo fermarci, attendere.

Il ciclo di 3 incontri proposto da Mani Tese, con esperti del settore pedagogico, punta proprio sul "restare", Il tema conduttore è “Il bello di restare”, alla base ci sono alcune domande: può esistere una pedagogia del limite? Un senso nel ritrovare la misura della nostra libertà nel rispetto di un equilibrio più grande di noi? È possibile ritrovare un senso di comunità e mutualismo senza muoversi da casa?

«Impariamo a sostare – afferma Alberto Pellai, medico….  che ha aperto il ciclo di incontri proposto da Mani Tese martedì 31 marzo – abbiamo messo dentro alla nostra vita questo termine. Abbiamo interrotto un percorso e siamo in una zona di sosta. Impariamo quindi a dare valore al bello che c’è dentro alla sosta. Sostare include due parole: so e stare, ma non è così scontato che “so” stare». Emergono fattori di rischio della relazione genitori-figli che dobbiamo provare a rimaneggiare, approfittando del tempo più rilassato e tranquillo per ridare uno spazio alla convivialità, ritrovare nel pranzo e nella cena uno spazio di relazione. Impariamo a sostare. E i figli si sintonizzano in questa dimensione.

Essere come il comandante di un aereo in mezzo ad una turbolenza

«È come essere su un aereo che sta attraversando una turbolenza – ha spiegato Pellai – il comandante con controllo, competenza e autorevolezza avvisa con poche parole chiare e corrette i passeggeri che provano paura, sconcerto, sono vulnerabili. Tutto passerà. Ecco, l’adulto è il comandante che sa il fatto suo. Nostra responsabilità di educatori è sostenere quindi i figli, con il nostro “come”, più che con “cosa”. Significa che dobbiamo mantenere una dimensione vitale, energetica, perché se cadiamo noi adulti, precipitano anche i ragazzi. Dobbiamo trovare la resilienza necessaria per far fronte al momento. La tentazione di rimanere distesi sul divano o davanti ad uno schermo è tanta. Ma dobbiamo essere nutrienti per i nostri figli, giorno per giorno».

Come diventare adulti nutrienti

Ed ecco quindi un secondo termine da tenere a mente: il nutrimento. In questi giorni sembra che i ragazzi abbiano una fame incontrollabile. Si sfogano sul multiasnacking. Rovistano in dispensa, aprono il frigo e mangiano. Ma è una vera richiesta di cibo la loro? «O piuttosto – continua Pellai – è un bisogno bulimico di riempire un vuoto che in realtà deve essere riempito con altro. Aiutiamo i nostri figli a riformulare quella fame che è bisogno di altro. Facciamo qualcosa insieme, generiamo uno spazio di condivisione. Quando ci dicono “ho fame”, vuol dire che si sentono denutriti. Ricordiamoci che la salute è legata al benessere ed ha tre dimensioni: corpo, mente e relazione, ambito sociale. Qual è allora l’area denutrita quando ci dicono “ho fame”?». 

Si può entrare in sintonia con il mutismo degli adolescenti?

Per gli adolescenti la scuola si è attività quasi subito con video lezioni e didattica a distanza. Da un’aula reale sono passati fin da subito ad una aula virtuale e questo ha strutturato molto le loro giornate e anche il loro livello di autonomia. Rimane però un vuoto nell’area dello sport, degli incontri, degli amici. Spazi vitali per l’adolescente, fase della vita che si nutre di fuori e di altro: il bisogno di uscire e il bisogno di stare con l’altro è stato bloccato. Ora devono “sognare” il loro “fuori”, organizzarsi virtualmente. E in casa può accentuarsi il tipico mutismo adolescenziale: se sono poco abituati a comunicare, ora sarà ancora più faticoso. «Il consiglio che posso dare – dice Pellai – è provare a tirare fuori cose che non si fanno nel quotidiano, ad esempio giocare a carte oppure riprendere i giochi in scatola. All’inizio non saranno sicuramente felici, sarà una noia che si aggiunge ad altra noia. Bisogna insistere, chiederlo come un favore. Girare la frittata: “vieni a giocare, dai mi sto annoiando, fammi compagnia”. Pian piano si avvicineranno».

Anche le serie tv possono venirci in aiuto

Un altro consiglio è rispolverare vecchie serie tv, quelle di quando i genitori erano ragazzini. «Storie familiari che non hanno nulla a che fare con il tempo che stiamo vivendo –dice Pellai – Con i più piccoli ad esempio Pippi Calzelunghe: è l’antipodo di ciò che succede ai nostri figli oggi. Una ragazzina senza genitori, che vive con un cavallo e una scimmia, libera, che ogni giorno vive mille avventure diverse. Oppure Tre nipoti e un maggiordomo o La casa nella prateria che ha sia aspetti divertenti che drammatici. Con i ragazzi più grandi Modern Family, più attuale, con mescolamenti di stili familiari e molta quotidianità. Cercare serie tv che abbiano di fondo storie di famiglie che non hanno nulla della realtà che stiamo vivendo adesso». 

Un consiglio anche per i compiti

Come possono gli adulti stare dentro allo smart working e alla gestione dei compiti? All’essere genitori che nutrono, che giocano, che ascoltano? «C’è da impazzire! – conclude Pellai – viviamo tre vite in una. L’unico modo per salvarsi è accettare la propria imperfezione. Puntare sulla perfezione del risultato del compito, ad esempio, non porta a niente. Bisogna piuttosto puntare sull’acquisizione di autonomia. Quindi una buona strategia può essere quella di puntare un timer e allo scadere del tempo il compito deve essere eseguito perché poi condiviso nel gruppo classe. Puntare quindi sull’acquisizione di competenze come autogestione e autonomia».  

Anche in questo ambito quindi il suggerimento è di generare opportunità dalla crisi: chi trasforma la crisi in opportunità ne uscirà rinforzato. Tanto nella gestione della scuola, quanto nei legami familiari, nella crescita personale e nei rapporti con i figli. 

I prossimi appuntamenti organizzati da Mani Tese sono il 3 aprile dalla ore 14.30 alle 16 con Franco Lorenzoni, insegnante, fondatore e coordinatore di Casa-laboratorio di Cenci, centro di sperimentazione educativa che ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione e martedì 7 aprile, stesso orario, con Carlo Greppi, storico e scrittore, è co-fondatore dell'associazione Deina e membro del Comitato scientifico dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri.

Info e iscrizioni: https://www.manitese.it/il-bello-di-restare

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: Pellai (2), adolescenti (24), genitori (21), isolamento (5), relazione (7)