Le Portinerie di quartiere danno linfa alla comunità

Favoriscono gli scambi culturali e le relazioni tra le persone di diversa provenienza che abitano gli spazi della città. A Venezia servono per non sfilacciare quel tessuto già messo sotto pressione dal turismo.

Le Portinerie di quartiere danno linfa alla comunità

Sullo sfondo di Venezia, città che ha ispirato scrittori, pittori e compositori avvengono degli incontri insoliti.

In uno stesso luogo si possono incontrare giovanissimi studenti appena arrivati in città, pensionati della porta accanto, impiegati, una dottoressa polacca di passaggio, una giovane di ritorno dall’estero piena di entusiasmo, un ragazzo e una donna del Bangladesh che comparano amichevolmente usanze dei musulmani e degli hindu, un vigilante che, dopo una vita passata in Nordest, continua ad avere un forte attaccamento per il Meridione da cui si è separato nell’infanzia. Ma ci sono anche un singolare editore che propone di regalare i libri, frutto del suo lavoro, pur di non doverli buttare perché si sa, a Venezia gli spazi sono limitati, e ancora professori di finanza, architettura e scienze sociali, persone con storie connesse a diversi luoghi d’Italia e del mondo.

In una città nota per il suo patrimonio storico e culturale ma anche luogo di grandi disparità economiche, quale luogo può essere un trait-d'union? Si tratta delle Portinerie di quartiere, che favorendo gli incontri e gli scambi aiutano alla nascita di nuove idee e legami, dando linfa vitale ad una collettività messa sotto pressione dai grandi temi sociali e problemi quotidiani.

Quello degli spazi di prossimità è un fenomeno recente, ma in rapida crescita; in tutta l’Italia ne esistono diverse decine e ognuna si propone di cercare risposta a queste questioni. Questi luoghi di ascolto per la cittadinanza permettono a persone diverse tra loro per origine, provenienze ed esperienze di conoscersi. C’è chi viene per ricevere aiuto, chi per offrirlo, c’è chi offrendo aiuto agli altri riceve a sua volta un aiuto.

Sono piccoli fenomeni locali basati quasi esclusivamente sull’impegno spontaneo ed è evidente che le attività non possono essere una risposta unica ai grandi problemi. È vero però che per chi si trova in una condizione di povertà e disagio o soffre la solitudine l’aiuto di qualcuno con le piccole faccende o poche ore di assistenza per imparare a utilizzare il computer, migliorare una lingua o imparare a cucinare un pasto in autonomia possono essere una risposta che restituisca dignità ed equilibrio a ciascuno creando una spirale positiva che contrasti i malesseri collettivi.

Gli spazi di prossimità vogliono promuovere l’impegno civico; a Venezia vi sono portierati in diverse aree del territorio metropolitano che si sono caricati di un ulteriore funzione, diventando sportelli di promozione del volontariato. Come “ambasciatori di volontariato per uno sviluppo sostenibile” gli operatori del Servizio civile del Centro di coordinamento delle associazioni di volontariato svolgono un’attività di orientamento, indirizzando i potenziali volontari alle associazioni in base alle richieste attuali e alle caratteristiche ed i desideri personali di chi qui si presenta per scoprire come mettersi in gioco per gli altri. 

Enrico Pittalis

Enrico Pittalis, 28 anni, è cresciuto a Oristano, in Sardegna. Laureato all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Economia e gestione delle attività culturali. Sta svolgendo l’anno di Servizio civile universale nella sede del Cavv-Csv di Venezia, svolgendo mansioni di ufficio ma anche di operatore presso le Portinerie di quartiere.

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