Le parrocchie della Diocesi vivono l'indizione del Sinodo. "Sollecitati a diventare Chiesa più missionaria al passo coi tempi"

Ci aspettiamo molto da questo Sinodo, il vescovo Claudio ci ha caricati! – racconta Gianni Tonellotto, delegato vicariale in consiglio pastorale per Cittadella – Mi ritengo fortunato perché ho potuto veder nascere e poi svilupparsi nelle diverse fasi questo progetto. Non fare cose nuove ma fare tutte nuove le cose: questo abbiamo colto. Ci ha invitati a essere Chiesa aperta, interrogarci e ascoltarci per proporre con voce nuova il vangelo».

Le parrocchie della Diocesi vivono l'indizione del Sinodo. "Sollecitati a diventare Chiesa più missionaria al passo coi tempi"
Cittadella, Crespano, Valstagna-Fonzaso

Ci si aspetta quindi un cambio, un salto di qualità, senza dimenticare però i valori della tradizione. «Le nostre attese non sono prive di preoccupazione – chiarisce Giovanni Marcadella per il vicariato di Crespano del Grappa – Non tanto per gli assetti parrocchiali, vicariali o geografici, quanto per i rapporti con il laicato che alle volte faticano a trovare risposta di responsabilità. Mi auguro che il Sinodo diocesano aiuti proprio in questo cambio. Nostro compito sarà capire, accompagnare il cambiamento con gradualità e apertura».

Già il trovarsi insieme fra vicariati diversi – come è avvenuto per l’indizione di domenica scorsa – è un primo passo verso il cambiamento, in questo percorso, che come tutte le novità porta senso di smarrimento, ma anche curiosità. «Delle parole del vescovo – conclude don Patrizio Bortolini, vicario foraneo di Valstagna-Fonzaso – cogliamo la richiesta esplicita di iniziare processi nuovi, diventare Chiesa più missionaria al passo coi tempi».

Lodovica Vendemiati

Vicariato di Este. «Eravamo rilassati, ci serviva un risveglio»

«Le parole del vescovo ci hanno commosso e dato stimoli nuovi – afferma Paolo Guidi, delegato vicariale di Este – Ora dobbiamo fare la nostra parte e, come ha detto don Claudio, lo Spirito ci condurrà in questo percorso da fare insieme. Eravamo rilassati, ci serviva un risveglio generale». Vivere l’apertura solenne in collegamento con la Cattedrale è stato «un momento forte di Chiesa – sottolinea don Franco Rimano, parroco del Duomo di Este – che richiede il mettersi in ascolto e lasciarsi provocare dal tempo attuale. Un’occasione per cogliere quello che in questi anni è stato fatto, dal Concilio in poi, e poter attivare modalità di ascolto e maggiore collaborazione fra preti e laici».

Lodovica Vendemiati

Vicariato del Conselvano. In ascolto dei bisogni, parlando con chiarezza

«Ho partecipato volentieri in Duomo a Conselve all’indizione del Sinodo e ho ascoltato con attenzione la riflessione dai toni sinceri proposta dal vescovo Claudio. Spero davvero che possa essere una occasione di ascolto e di confronto aperta a tutti». È franca e immediata Caterina Forin Zago, membro del consiglio dell’up di Agna. «Il rischio concreto è che queste opportunità restino tali solo per poche persone, mentre sarebbe davvero importante che la Chiesa in uscita raggiungesse tutti, parlando con chiarezza, anche attraverso volti e modalità nuove, in grado di intercettare i bisogni che la nostra complessa società di oggi esprime» aggiunge dal suo osservatorio di madre, nonna e insegnante.

Nicola Benvenuti

Vicariato di Abano. In attesa che ci venga dato il “lavoro per casa”

Una liturgia curata che ha fatto vivere bene un momento così importante per la chiesa di Padova. All’apertura solenne del Sinodo diocesano, nel vicariato di Abano Terme, la partecipazione è stata convinta e anche molto emozionata.

«Una bellissima esperienza ecclesiale di comunione – dice don Franco Marin, vicario foraneo di Abano Terme – Abbiamo sentito un vescovo che parla con il cuore, senza toni trionfalistici, con l’umiltà di chi affronta un percorso che ci viene chiesto dal Signore. Non sappiamo ancora quello che concretamente saremo chiamati a fare, ma ora siamo in desiderosa attesa che ci venga dato il “lavoro per casa”, consapevoli che pensare l’inedito, il nuovo, non è semplice».

Lodovica Vendemiati

Asiago

«Ti capita una sola volta nella vita un Sinodo diocesano»: reagisce così Domenico Tura, membro del consiglio dell’unità pastorale di Gallio, dopo l’indizione di domenica scorsa nel Duomo di Asiago. «È un grande evento, di cui sento di dire grazie al vescovo Claudio, ma anche una grossa responsabilità per il popolo cristiano. Il battesimo che tutti condividiamo ci aiuterà, insieme allo Spirito, a camminare insieme». Domenico vede il cammino che la Chiesa di Padova sta iniziando come occasione per ripensarsi: «Non significa buttare via tutta la nostra storia e le nostre tradizioni, bensì interrogarci per arricchire le nostre comunità e renderle ancora più feconde, più forti e inclusive, a partire da alcuni grandi temi: l’iniziazione cristiana, l’eucaristia, la presenza del presbitero, la formazione».

Don Federico Zago, vicario foraneo di Asiago, è rimasto colpito del fatto che il vescovo abbia citato, nel suo intervento di domenica scorsa, due teologi padovani entrambi originari dell’Altopiano: mons. Luigi Sartori e mons. Ermanno Roberto Tura. «Lunedì sono andato sulla sua tomba, nel cimitero di Gallio, per chiedergli un’intercessione per il Sinodo. Don Roberto amava così tanto la Chiesa di Padova, che la accompagnerà anche in questo tratto di cammino». Don Federico evidenzia che «il Sinodo è di Dio, non nostro. Lasciamolo agire, non dobbiamo avere paura. Non sarà un lavoro facile e sarà lungo, ma Dio c’è. È importante mettersi in ascolto: degli altri, certo, ma prima di tutto di noi stessi. Diamo fiducia al Signore e al nostro vescovo Claudio».

Patrizia Parodi

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